In Bretagna esiste già dal 1966 alla foce del fiume Rance, vicino Saint-Malo una centrale che sfrutta i flussi di marea che raggiungono dislivelli fino a 13 metri e mezzo e che produce il 3% del fabbisogno elettrico di questa regione francese, ma si basa su un´altra tecnologia: una diga con 6 chiuse di entrata e uscita per vuotare e riempire rapidamente la foce e 24 turbine a bulbo.
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
domenica 2 novembre 2008
Energia. Sfruttare le maree.
In Bretagna l´energia viene dal mare
In Bretagna esiste già dal 1966 alla foce del fiume Rance, vicino Saint-Malo una centrale che sfrutta i flussi di marea che raggiungono dislivelli fino a 13 metri e mezzo e che produce il 3% del fabbisogno elettrico di questa regione francese, ma si basa su un´altra tecnologia: una diga con 6 chiuse di entrata e uscita per vuotare e riempire rapidamente la foce e 24 turbine a bulbo.
In Bretagna esiste già dal 1966 alla foce del fiume Rance, vicino Saint-Malo una centrale che sfrutta i flussi di marea che raggiungono dislivelli fino a 13 metri e mezzo e che produce il 3% del fabbisogno elettrico di questa regione francese, ma si basa su un´altra tecnologia: una diga con 6 chiuse di entrata e uscita per vuotare e riempire rapidamente la foce e 24 turbine a bulbo.
Le turbine sottomarine utilizzeranno l´energia mareomotrice, cioè l´energia cinetica delle correnti sottomarine. Edf ha detto di aver scelto OpenHydro Group «nel quadro del suo progetto pilota di realizzazione de impianti hydrolienne per produrre elettricità a partire dall´energia contenuta nelle correnti delle maree». Il progetto Edf - OpenHydro punta ad installare in Bretagna da 4 a 10 hydroliennes, per una potenza istallata da 2 a 4 MW. Le turbine saranno collegate progressivamente alla rete di distribuzione elettrica a partire dal 2011.
Secondo Edf la tecnologia «non necessita di lavori sottomarini», le turbine sono totalmente immerse e facili da collocare, anche se potrebbero sorgere problemi di manutenzione.
Il primo impianto sperimentale di Paimpol-Bréhat servirà a permettere di «testare la tecnologia in condizioni reali e di valutare precisamente il suo impatto sull´ambiente marino nel quadro di studi differenti»
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