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La mer, la fin...

domenica 2 novembre 2008

Scuola. Radicali: ma quale referendum?

Riceviamo dai Radicali di Prato questo comunicato che si esprime contro il referendum sulla legge 133. Anche la Bonino al Congresso del partito ha espresso medesima opinione. Dal canto nostro facciamo notare che la battuta del grembiule, sempre preso ad esempio di argomento da poco, e noi non siamo d'accordo, non può essere altresì referendabile perchè non è contenuto nella legge 133, in quanto regolato dall'autonomia di ciascun istituto.
Che però i Radicali abbiano promosso referendum tutti importanti e tutti rivoluzionari, potremmo discuterne.
Ovviamente ascoltiamo con attenzione cosa hanno da dire e accettiamo consigli. MV


COMUNICATO STAMPA


L’articolo 75 della nostra Costituzione disciplina il Referendum abrogativo per tutte le leggi ad eccezione di quelle aventi carattere tributario o di Bilancio.

E’ impossibile, pertanto, sottoporre alla procedura referendaria le parti dei provvedimenti governativi più contestate dal movimento degli studenti, dei maestri e dei docenti, ovvero i tagli previsti dalla Finanziaria alla Pubblica Istruzione ed all’Università.

Stando così le cose non vediamo su quali argomenti verrà presentato il referendum annunciato dal PD e dall’IdV. Le uniche cose abrogabili della cosiddetta riforma Gelmini sarebbero il maestro unico, il voto in condotta, l’obbligo del grembiule…..!!!

Ma, riteniamo, che questi particolari NON possano diventare l’oggetto di una grande e “rivoluzionaria” proposta referendaria.


Attenderemo, pertanto, che i promotori del Referendum si chiariscano le idee e le propongano esattamente.

I radicali (principale soggetto politico che ha fatto dei referendum uno dei propri principali mezzi di battaglia politica e di riforma) non sono interessati a partecipare all’indizione della consultazione popolare ventilata da Veltroni e Di Pietro.
Perché chiameremmo i cittadini italiani ad esprimersi sul niente!
Osserviamo, infine, che molto spesso da Veltroni e dai suoi predecessori è venuta l’aspra critica alle proposte di referendum dei radicali che tale strumento va utilizzato solamente per questioni di grande respiro e non per battaglie specifiche di piccolo cabotaggio.
Prendiamo atto dell’avvenuto cambiamento di posizione e, per parte nostra, non faremo naturalmente mancare le nostre firme ed il nostro voto puntualizzando però che ci sarebbe piaciuta un’altra posizione: la proposta di un disegno di legge alternativo a quello della Gelmini e del Governo in grado di offrire quei cambiamenti al sistema della istruzione pubblica italiana che, comunque è quello che occorre e che le forze riformiste e riformatrici avrebbero il diritto-dovere di proporre alla discussione ed all’attenzione del Paese.

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