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La mer, la fin...

domenica 25 gennaio 2009

Economia. Responsabilità solidale tra committenti e terzisti

A ben vedere, quello di cui stiamo parlando non è una sostituzione del Documento Unico di Regolarità Contributiva (che già ora i committenti potrebbero richiedere ai terzisti in fase contrattuale), ma una specie di liberatoria con la quale il terzista, dichiarando di essere in regola con salari e contributi, accetta un "diritto di rivalsa" da parte del committente in caso di irregolarità, che la "responsabilità solidale" che qualcuno - aggiungiamo giustamente - vorrebbe estendere anche nelle filiere industriali, fuori dal limitato campo dell'appalto (art. 29 del D.Lgs. 276/03).
E, se ci si pensa bene, questo non innescherebbe un meccanismo virtuoso, ma al contrario potrebbe produrre una spirale perversa di sfruttamento, dove alcuni committenti particolarmente "squali" da una parte potrebbero richiedere prezzi sempre più bassi, e dall'altra "obbligare" il terzista ad accollarsi tutto il rischio, senza minimamente curarsi delle conseguenze (potendosi avvalere del diritto di rivalsa).
La responsabilità solidale, nella sua piena applicazione, invece obbligherebbe tutte le parti in causa a rientrare nei crismi della legalità: infatti i committenti sarebbero "obbligati" a richiedere il DURC, per poter evitare possibili problemi, e i terzisti dovrebbero necessariamente essere in regola con i versamenti, pena la non emissione del documento e il rischio conseguente di non lavorare.
Sarà quindi un caso che le critiche maggiori a questa soluzione vengano dai committenti?
MV

da Il Tirreno del 25/01/09

«Dichiaro di aver pagato i contributi»
In arrivo un documento, stile Durc, per committenti e terzisti
E’ un contratto a cui sta lavorando l’Unione industriale. E’ una mediazione tra le varie opinioni dei soci sulla responsabilità solidale
PRATO. Una sorta di Durc, il documento sulla regolarità contributiva in uso in edilizia, da firmare con cui i terzisti dichiarano di essere in regola con il pagamento dei salari e dei contributi. E’ questa la mediazione che l’Unione industriale ha trovato per mettere d’accordo le sue due anime. Da una parte i terzisti che a gran voce reclamano l’applicazione della responsabilità solidale (in caso di mancati pagamenti a far fronte siano i lanifici), dall’altra i committenti che di essere responsabili anche per le cose altrui proprio non ne vogliono sapere. Il nuovo contratto dovrebbe mettere d’accordo tutti.
Il documento da firmare al momento in cui si accetta un ordine infatti metterebbe al riparo, almeno in parte, i committenti e dall’altra darebbe una carta in più da giocare a quei terzisti che sono in regola e quindi non temono di dover certificare di comportarsi in maniera virtuosa.
Un documento che non significa l’accettazione della responsabilità solidale da parte dei committenti ma li mette in condizione di sapere a chi si stanno affidando per le loro lavorazioni. E, senza il contratto firmato, avranno la consapevolezza che stanno rischiando di essere chiamati a rispondere per il mancato pagamento di contributi e salari degli ultimi due anni dei loro fornitori.
Questo contratto non è ancora stato presentato ufficialmente (dovrebbe però essere mostrato tra pochi giorni) ma la bozza gira già tra gli addetti ai lavori. E dell’argomento venerdì pomeriggio ne ha parlato in modo molto acceso la sezione produttori di filati dell’Unione industriale.
«C’è stata un’animata riunione sulla responsabilità solidale», riferisce Francesco Lucchesi, presidente della sezione. «Non tutti - spiega meglio - all’interno dell’Unione sull’argomento abbiamo la stessa opinione ed è per questo che i vertici dell’associazione degli industriali sull’argomento hanno tenuto una posizione di equilibrio. Dalla mia sezione è arrivata una critica molto forte a questa legge e qualcuno avrebbe voluto anche parole più forti da parte dell’Unione. Anzi. L’opinione di alcuni soci della sezione è che la parte della legge Biagi sulla responsabilità solidale fosse maggiormente criticata. E’ stata pensata per altri settori e non riteniamo possa essere applicata al tessile. Riteniamo che per il distretto sia assolutamente fuori luogo perché i committenti non possono essere responsabili per un’altra azienda, ci sentiremmo fortemente penalizzati. Siamo consapevoli però che i terzisti legittimamente ne chiedono l’applicazione e sappiamo che per l’associazione è un argomento difficile».
«Questa posizione - aggiunge Lucchesi - non significa che non siamo favorevoli al fatto che nel distretto si tengano comportamenti etici e morali. E per questo attendiamo con impazienza la presentazione del documento a cui stanno lavorando i vertici. Questo contratto servirà a assolvere il committente in caso di comportamenti poco virtuosi dei terzisti e allo stesso tempo gli darà la consapevolezza di che tipo di impresa ha difronte. E’ logico che se il terzista non firma una dichiarazione in cui è in regola con salari e contributi ha qualcosa da nascondere. E il committente se deciderà di dargli comunque il lavoro sarà informato sui rischi a cui va incontro. Se invece il terzista firmerà il contratto consentirà al committente di rivalersi nel caso l’Inps, ad esempio, dovesse chiedergli di rispondere in modo solidale». «A oggi - conclude Lucchesi - so che c’è una bozza e si stanno sentendo gli addetti ai lavori. Mi risulta che la prossima settimana il documento sarà presentato ufficialmente. Quando avverrà Prato sarà il primo distretto ad aver applicato un contratto del genere: ciò porterà a una scrematura dei terzisti ma sarà solo un bene per il distretto. Perché rimarranno quelli che rispettano le regole e questo nuovo modo di procedere nei rapporti tra terzisti e committenti farà riflettere tante imprese sui comportamenti che si devono tenere».
Ilenia Reali

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