TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 26 gennaio 2009

Diritti Umani. Finiti i soldi, finita l'ospitalità.

Qualche altra notizia sullo sfratto e sull'occupazione di un'altra casa comunale, effettuata da un gruppo di Kossovari, finora ospitati con un progetto dell'Arci, attivo da nove anni. Come mai non si è provveduto a dar corso alla fase finale dell'ospitalità, cioè quella di consentir loro "un dopo"?

Strano modo di portare avanti un progetto del genere. Per rendere autonomi questi nuclei familiari, bisognerà fare qualche sforzo in più e trattare le cose con maggior competenza e meno opportunismo. MV

da la Nazione del 25/01/09
Via Zarini, non riesce l’occupazione-lampo
SFRATTATI DA 35 GIORNI hanno tentato di prendersi una casa, ma dopo circa sei ore d’occupazione forzata e una trattativa-lampo con l’ufficio dei servizi sociali del Comune di Prato hanno deciso volontariamente di desistere. Una numerosa famiglia di artisti di strada, composta da 30 persone con 14 bambini, aveva preso possesso di un appartamento in una palazzina di proprietà comunale in via Zarini all’angolo con via Dante Lazzerini. Sul posto per monitorare la situazione sono intervenute due volanti della polizia e due pattuglie dei vigili urbani, che hanno tenuto i contatti con la prefettura e con il Comune. A chiedere all’assessorato guidato da Maria Luisa Stancari, di avviare una trattativa con la famiglia è stato il movimento di lotta per la casa di Firenze, ricordando che quel nucleo familiare, di origine kossovara, aveva subito recentemente uno sfratto da un appartamento a Prato. Gli attivisti del movimento di lotta per la casa hanno spiegato: «Si tratta di una delle venti famiglie per cui nel 1999 l’Arci regionale aveva ottenuto un finanziamento, questo rapporto è durato otto anni ma non appena terminato è partita immediatamente l’ordinanza di sfratto. Il 18 dicembre, in pieno inverno, trenta persone di cui 14 minori si sono ritrovate in mezzo alla strada». E davanti alla palazzina occupata, Negiat Beghanai, 30 anni di professione pittore, uno dei componenti del nucleo kossavaro, diceva ieri mattina: «Lavoriamo per dare da mangiare ai nostri figlie e adesso ci viene negato il diritto alla casa perché siamo stranieri». Secondo l’ufficio ai servizi sociali del Comune la famiglia non avrebbe i requisiti per ottenere un alloggio popolare, né ne avrebbe mai fatto richiesta. L’offerta dell’amministrazione comunale è stata quella di prendersi in carico i 14 minori per evitare loro notti all’addiaccio in edifici abbandonati o di fortuna. Offerta rifiutata. «Vogliono toglierci i nostri figli e farceli vedere una volta alla settimana. E’ una soluzione assurda e inaccettabile» affermano gli uomini della famiglia, mentre caricano di nuovo i furgoni con abiti e oggetti personali e se ne vanno da via Zarini.

da il Tirreno del 25/01/09
In 30 occupano casa popolare

Maxi-famiglia rom allontanata dai vigili urbani
E’ l’alloggio, vuoto da tre mesi e mezzo, dove abitava la nomade finta povera
PRATO. C’è una casa del Comune all’angolo tra via Zarini e via Lazzerini che è vuota da tre mesi e mezzo, e c’è una grande famiglia di trenta Rom che una casa non ce l’ha più dallo scorso 18 dicembre, quando furono sfrattati da un appartamento di via Marx. Era forse prevedibile che i senza tetto avrebbero approfittato della circostanza per tentare di occupare l’alloggio, com’è accaduto ieri mattina.
Prevedibile, ma non legale, perché a loro quella casa non spetta, e così la famiglia allargata di Nejat Beganaj, trentenne rom di origini kosovare, è stata allontanata dai vigili urbani, intervenuti in via Zarini insieme alla polizia.
L’alloggio scelto per l’occupazione non è una casa qualunque. Era già finita all’onore delle cronache alla metà di ottobre, quando il Comune rese noto che una decina di giorni prima erano stati allontanati gli inquilini. Il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza aveva scoperto che Olvera Ramovic, la convivente di Alessandro Ahmetovic, aveva versato mezzo milione di euro su un conto corrente e su un libretto postale negli ultimi quattro anni. Evidentemente non era così povera da meritarsi un alloggio del Comune a canone di favore. Il convivente protestò, disse di aver vinto 150.000 euro al SuperEnalotto e alle scommesse sportive e di non essere poi tanto ricco. Le sue giustificazioni però non hanno convinto il Comune e da allora la casa è vuota.
Ieri mattina hanno provato a occuparla altri Rom, quelli di cui si fa portavoce Nejat Beganaj, professione pittore. «Siamo in trenta tra fratelli, figli e nipoti - spiega Beganaj - Quattordici sono bambini, il più piccolo ha un mese, il più grande dieci. Da metà dicembre siamo senza casa, ci hanno sfrattati da un alloggio dove stavamo da nove anni grazie a un progetto dell’Arci. Certo, i vicini si lamentavano perché eravamo troppi, ma non abbiamo mai dato fastidio, non abbiamo precedenti, io non ho mai preso nemmeno una multa». Secondo i Rom, l’Arci con loro ha guadagnato parecchio. Dicono di aver pagato 30 euro ciascuno al giorno e sostengono che sono 165 le famiglie nelle loro condizioni. Tutte motivazioni che non hanno intenerito i vigili urbani e l’assessore ai Servizi sociali Maria Luigia Stancari. Ai Rom è stato detto che i loro bambini sarebbero stati messi in un istituto e loro hanno preferito andarsene. «Per noi questo è un ricatto» hanno commentato.

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