E non riuncia nemmeno ad integrarsi nel tessuto economico della città, se, come emerge dalle dichiarazioni riportate, la collaborazione tra i "pronto moda" cinesi e il tessile pratese è sempre più accentuata (la famosa "chiusura" della filiera...). E quindi, alla domanda di Valerio Zhang, che si chiede se non si nasconda "qualche pregiudizio" nei loro confronti, bisognerebbe aggiungere il perché ci sia qualcuno che questo pregiudizio fa di tutto per alimentarlo .
Un "cui prodest?" che meriterebbe una bella inchiesta...
MV
da La Nazione del 27/01/09
E ora si compra davvero solo all’ingrosso e si riceve regolare fattura
SILVANA YU ci accoglie con il sorriso dipinto sul viso dagli occhi a mandorla, tipico di chi si vuole accattivare la simpatia del compratore: al momento di concludere l’affare, la giovane imprenditrice è pronta a estrarre il registro delle fatture per i pagamenti.
Nell’altro corridoio, allo stand di Giupel, un distratto Lucio Ye sembra troppo impegnato a sbrigare faccende sul portatile per stare dietro al cliente: con lui giusto il tempo di trattare il prezzo dei giubbotti appesi alla gruccia. “Se ne possono comprare minimo tre pezzi per un totale di 45 euro: qui la vendita è solo all’ingrosso – avverte il giovane - e il pagamento avviene rilasciando una regolare fattura”.
Detto fatto. Sulle orme del Sole 24 Ore che nel luglio scorso realizzarono un’inchiesta su alcuni fenomeni di irregolarità a Euroingro, «La Nazione» è tornata a verificare con i propri occhi la situazione all’interno del centro espositivo del Macrolotto: un capannone industriale di 10mila metri quadrati che ospita il mercato permanente di aziende di abbigliamento, scarpe, borse e accessori (tutte cinesi) .
E la conferma di un’inversione di rotta è arrivata comprando tre giacche di lane nello stand di “Ba. Rocò”, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento prêt-à-porter: sulla fattura intestata a un negozio fittizio (“Marisa Fashion” di Campi) e datata 16 gennaio 2009 (giorno dell’acquisto), risultano compilate tutte le voci relative alla quantità, alla descrizione e al prezzo dell’articolo che, alla fine, è costato complessivamente 49,80 euro, ovvero 16,60 euro a giacca. Se poi l’importo finale viene caricato dell’iva del 20%, alla fine è toccato scucire 59,76 euro per portare a case tre giacche all’ultima moda, con tanto di etichetta di composizione contente indicazioni utili per capire la provenienza del tessuto. Stando alla lettura del cartellino, in particolare, si scopre che il prodotto, realizzato con il 70% di lana e 30% di poliestere, è targato “made in Italy”.
“Sono tutti capi realizzati con stoffe acquistate a Prato”, racconta Silvana Yu. Sconsolata perché anche qui, tra i corridoi di Euroingro, la crisi sembra aver fatto qualche vittima, come si potrebbe intuire dando un’occhiata agli stand “chiusi” nel capannone. “Chi viene qui per rifornire il suo negozio parte già con l’idea di spendere pochi soldi. Ormai da anno a questa parte, gli affari non vanno più bene come un tempo: speriamo che l’anno del Bue ci porti più lavoro”, scherza la commessa di “M F moda maglieria”, mentre esibisce la maglie in “svendita” nel suo negozio al prezzo di tre euro l’una, per un minimo di dieci pezzi. E assicura:“Sotto questa quantità non vendiamo”.
M.L.
La sua ditta di pulizie compie 50 anni di attività
CRISI SÌ, crisi no. Si può dire veramente che l’apparenza inganna, visitando i negozi di Euroingro. Una trentina circa gli showroom che mancherebbero all’appello in questi spazi, con tanto di stand vuoti e privi di insegne. Tutto questo mentre unanime si leva il lamento degli espositori cinesi sulla crisi economica che fa calare gli ordini anche nel cosiddetto “distretto parallelo”. Ma è un falso allarme, secondo Valerio Zhang, il dinamico trentenne imprenditore pratese che, circa un anno e mezzo fa, si è lanciato nella scommessa di aprire questo centro espositivo nel Macrolotto. “In realtà – spiega il titolare – si tratta solo di stand lasciati vacanti dalle aziende alle quali era scaduto il contratto temporaneo. I nostri espositori vengono selezionati attentamente in base al loro metodo di lavorare e alla capacità di gestire in maniera decorosa la vetrina e l’immagine del negozio”. Anche perché non c’è solo lo spaccato di aziende che importano tessuti dalla Cina: sempre più da queste parti si fanno vedere ditte che ricorrono alla stoffa pratese per confezionare abiti e cappotti e poi rimetterla sul mercato del commercio attraverso il canale di Euroingro. “ È soprattutto sulle collezioni invernali – propone Valerio Zhang - che si potrebbe attivare una collaborazione interessante con i lanifici pratesi, visto che molti pronto moda cinesi iniziano a rifornirsi in loco di materia prima per giacche e coprispalla da destinare a un consumatore di fascia media”. A questo punto l’imprenditore cinese si pone un interrogativo: “Non abbiamo mai chiuso le porte agli italiani, anzi l’idea era quella di realizzare una fiera permanente non confinata all’interno della comunità cinese. Ciononostante, continuiamo a non ricevere richieste da parte delle aziende pratesi per affittare i nostri stand. Chiunque venga qui, troverà che lo stabilimento è in regola e rispetta tutte le norme. Mi domando se non si nasconda qualche pregiudizio nei nostri confronti, visto che da quando abbiamo aperto siamo stati più volte oggetto di critiche ingiustificate dal mondo economico locale e dai media”. Ma a Euroingro si guarda avanti. E si mettono in cantiere progetti per il futuro, affrontando lo spettro della crisi con l’arma di nuovi investimenti. “Entro il 2009 aggiungeremo altri venti stand a quelli già presenti”, preannuncia Valerio Zhang, soddisfatto del giro d’affari che ruota intorno all’attività del suo centro espositivo. “Certo qualche preoccupazione legata al futuro del lavoro a Prato c’è, ma confido in una progressiva collaborazione tra imprese cinesi e pratesi. La strada è spianata, visto che già alcuni produttori locali di tessuto vendono le loro stoffe ai confezionisti orientali”. Tradotto: un gruppo di aziende del distretto ha già silenziosamente realizzato la tanto auspicata sinergia con i cinesi che chiuderebbe il cerchio della filiera tessile. Almeno stando all’esperienza di Euroingro. Dove ogni mattina arrivano tanti furgoni con la targa dei paesi dell’Europa dell’Est. “L’Ungheria e la Polonia – ci raccontano - rappresentano oggi i mercati più in espansione: sono la nuova frontiera del prodotto moda lavorato a Prato”.
Maria Lardara
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