Un cane che si morde la coda, e che non può trovare soluzione in regolamenti draconiani.
Vogliamo seriamente iniziare a parlarne???
MV
da il Tirreno del 31/01/09
Prezzi esosi o fondi fatiscenti
Di Ronato: «Ecco perché gli italiani non aprono nuovi locali» «Gli stranieri si adattano mentre noi no. Logico che ci siano tanti kebab»
PRATO. Giungendo nel centro storico di Prato per la prima volta, probabilmente la cosa che colpirebbe un qualsiasi visitatore intenzionato a fare un po’ di shopping non è tanto la presenza di negozi gestiti da immigrati, una realtà più o meno diffusa in moltissime città italiane, ma la quantità elevata di fondi inutilizzati, di serrande abbassate, di vetrine sporche e piene di adesivi che lasciano intravedere scaffali e mobilio di negozi che non esistono più. Senza dimenticare lo stillicidio di cartelli con scritto a caratteri cubitali “in liquidazione”, appiccicati a vetrine di italiani, come di stranieri.
Quanto ai negozi “etnici”, uno sguardo invece da abituale frequentatore del centro non può non notare come in alcune vie, tipo via Santa Trinita, il turn over sia di appannaggio quasi esclusivo di immigrati. Perché cinesi e pachistani decidono di aprire negozi, mentre i pratesi no? L’ex bar Romeo di via Santa Trinita, ad esempio, è stato preso in gestione da alcuni cinesi. Come mai ciò che è appetibile per gli stranieri non lo è per gli italiani?
Abbiamo disturbato, per tentare di rispondere a queste domande, un veterano del commercio da poco in pensione, Giuseppe Di Ronato, ex segretario della Confesercenti. «Innanzi tutto gli immigrati che arrivano a Prato hanno più voglia di rischiare rispetto agli italiani - spiega - Forse hanno anche da perdere meno. Ma soprattutto c’è un problema di fondi nel centro storico. Molti infatti hanno prezzi poco abbordabili e sono spesso fatiscenti. Sarebbe importante una politica di prezzi calmierati degli affitti. Altrimenti si rischia di rendere il centro sempre più un deserto». Un problema che però non sembra essere tale per gli stranieri, o quasi. «Il punto è che gli immigrati non stanno a guardare tanto per il sottile - dice - I fondi più economici magari non sono belli, sono in cattive condizioni, ma per loro evidentemente non è un problema».
A ciò si somma l’importante cambiamento avvenuto nella popolazione residente a Prato. Se in un’area cresce la percentuale di stranieri residenti è inevitabile che nei dintorni nascano negozi da loro gestiti. «E’ fondamentale per i commercianti - continua Di Ronato - avere una buona fetta di clientela fatta di residenti. Per questo occorre intervenire anche sul ripopolamento del centro. E’ vero che capita sempre di più che i nostri giovani vi comprino casa, ma è comunque poco. Avere più abitanti significa anche più negozi».
Fra le strade del centro storico che rischiano di diventare meno vivibili da un punto di vista del commercio, Di Ronato cita via del Serraglio e via Santa Trinita. «Passandoci - dice - ci si trova davanti a un bandone su e uno giù. E inevitabilmente se in un posto ci sono pochi negozi, la gente finisce anche per passarci meno».
Quanto alla questione dei kebab banditi dal Comune di Lucca di Ronato commenta: «Nei centri storici è molto importante la qualità e il decoro degli esercizi commerciali, come il rispetto delle regole. Ma la decisione di non far aprire più negozi che vendono cibi etnici mi sembra eccessivo. Anche perchè i nostri ragazzi sempre di più escono la sera a mangiare giapponese, cinese, insomma cucina etnica».
Me.Ma.
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