Cari amici,
per l’area archeologica di Gonfienti la realtà odierna si è fatta ancor più drammatica, oltre le più cupe previsioni: la situazione di abbandono che contraddistingue lo stato dei siti archeologici vincolati è gravissima, oserei direi senza speranza, vista l’incuria e la totale disaffezione dimostrata dalle autorità preposte, specie dopo l’avvio dei lavori di ampliamento che stanno interessando lo scalo merci dell’Interporto e la conclusione della fase di “bonifica archeologica” dei terreni che saranno occupati da piazzali, binari e magazzini!
Ad alimentare l’originale e voluminosa documentazione sui misfatti che si continuano a perpetrare intorno agli scavi di Gonfienti, provvede infatti - per chi non l’avesse ancora letto - l’articolo di oggi di Fabio Barni nella cronaca pratese del Tirreno (vedi precedente post ndr).
Un tale vergognoso degrado,che genera anche uno stato di pericolosa illegalità, riguarda in modo diffuso l’ambiente tutt’intorno all’interporto e si accomuna con l’incuria e la sporcizia che caratterizzata le zone di pregio paesaggistico, ivi comprese quelle poste in regime di tutela archeologica non appena pochi mesi or sono, in quanto ritenute eccellenze del patrimonio culturale nazionale, e non solo per aver restituito capolavori assoluti d’arte antica, quanto piuttosto come testimonianze uniche delle nostre origini, segni inconfutabili e grandiosi di antichissime civiltà dal Bronzo Medio al periodo Etrusco Arcaico, fino all’epoca imperiale romana. Sapevamo che la sofferta convivenza con le lottizzazioni industriali aveva posto serissimi limiti alla conoscenza ed alla valorizzazione di questi siti, ma gli effetti avvertiti dalla ricognizione odierna superano di gran lunga anche questa valutazione. In ogni caso, in questo “confinato zoo” dell’archeologia nostrana sono state consumate ingenti somme di denaro, privato (per commesse dell’interporto) e pubblico (per finanziamenti di comuni, province, Regione e Stato), dimostrando, alla resa dei conti ed in modo fin troppo evidente, il declino irreversibile sia etico che funzionale delle attuali autorità tutorie (committenti o garanti da oltre dieci anni a questa parte di tali spese), evidentemente incapaci di svolgere decentemente il loro ruolo istituzionale. Si aggiunge, infine, la frustrazione, oggi veramente dura da digerire, per i tanti ed assidui appelli disattesi, puntualmente rispediti ai mittenti (associazioni, comitati, privati cittadini) spesso in modo arrogante ed irritato, gli appelli di questi anni fanno adesso il paio con l’immagine amarissima del progressivo depauperamento e della lordura delle aree già immaginate come un parco archeologico che oggi tristemente osserviamo come un parco della prostituzione.
Un sempre più allarmato e sconfortato saluto a tutti
Giuseppe Centauro
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