Complimenti ai «moralizzatori» della casta
Rocco Di Blasi
Saranno contenti, quelli che - spesso senza neppure documentarsi troppo - hanno condotto la campagna contro lo «spreco di denaro pubblico» rappresentato dai contributi per l'editoria alle cooperative di giornalisti e agli altri giornali che non hanno editori (e poteri) forti alle spalle. Complimenti, hanno vinto.
Ieri al Senato - assieme a tutti gli altri - è passato il maxi-taglio che, nei prossimi tre anni, ci metterà in braghe di tela e che lede una conquista storica dell'informazione democratica italiana: quella al «diritto soggettivo». Da questo momento in poi i soldi ci saranno, invece, solo - se di anno in anno - il Principe (di destra o di sinistra non conta) deciderà di metterli nel bilancio dello Stato. Più o meno magnanimamente, a seconda di come gli gira (o di come tira il vento politico). Complimenti ai «moralizzatori», che si sono ben guardati dal moralizzare i grandi gruppi (da Mondadori, all'Espresso, al Sole 24 Ore) che dai contributi indiretti incassano fior di milioni l'anno. E continueranno a incassarli perché - si sa - «cane non morde cane». Alcune cose, del resto, non le conoscono neppure i giornalisti migliori.
Una firma dell'Espresso menava scandalo, tenacemente, qualche tempo fa, nella sua rubrica di gossip mediatico, ogni volta che arrivavano in pagamento i contributi. Un giorno le ho mandato per fax la tabella del Salvagente in cui era chiaro che ai nostri 500.000 euro di contributo facevano da «pendant» i 10 milioni che, contemporaneamente, entravano nelle tasche del suo editore.
Non mi ha risposto, ma ha smesso di occuparsi dell'argomento. Ci hanno presentato come degli «scialacquatori» del pubblico denaro. Ma noi, per far vivere Il Salvagente, l'unico settimanale dei consumatori in Italia e in Europa, siamo stati 4 anni senza prendere una lira dallo Stato, perché dovevamo «maturare il diritto».
Eravamo un gruppo di giornalisti senza un soldo, quando 16 anni fa, abbiamo deciso di opporci alla chiusura del nostro giornale, trasformandoci in cooperativa. Anzi, dei soldi li avevamo: quelli delle nostre liquidazioni «incentivate» dall'azienda che ci chiudeva e li abbiamo messi tutti in questa impresa. Del resto anche nel 2008, noi, la «casta», siamo un gruppo di giornalisti e poligrafici senza un soldo.
Ma abbiamo migliaia di abbonati, facciamo opinione, abbiamo una credibilità indiscussa nel nostro settore, siamo citati e invitati come ospiti da radio, tv, giornali molto più grandi di noi. Abbiamo anche avviato - neanche un mese fa - un quotidiano on line (www.ilsalvagente.it) che ci sta dando, da subito, grandi soddisfazioni.
Anche le aziende (grandi e piccole) ci rispettano, perché non facciamo sconti, ma scriviamo la verità, nient'altro che la verità.Ora vogliono che chiudiamo, che l'informazione resti - una volta per sempre - nelle stesse mani che muovono tutti gli altri fili (dei grandi media, della finanza, dell'economia, della politica).
Alla faccia del pluralismo e dei diritti garantiti dalla Costituzione. Ma non s'illudano. Abbiamo resistito 4 anni senza stipendio, possiamo farlo ancora.
Ringraziando Tremonti e tutti gli altri amici del «coro», anche quelli che non distinguono una vacca bianca da una vacca nera. Perché di vacche nere ce ne sono tante. Ma non le disturba nessuno.
Rocco Di Blasi, direttore editoriale de Il Salvagente
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