Da il Manifesto di ieri.
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SOMALIA
Liberi i due cooperanti italiani dopo due mesi e mezzo di silenzio
Erano stati sequestrati il 21 maggio. Poi segretezza assoluta del governo sui negoziati e le condizioni poste dai rapitori
di Irene Panozzo
Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, i due cooperanti italiani che erano stati rapiti il 21 maggio scorso in Somalia, sono stati liberati. La notizia è stata confermata ieri pomeriggio quando il ministro degli Esteri Franco Frattini ha preso la parola alla Camera per annunciare che i due rapiti «sono liberi e in buona salute e stanno atterrando a Nairobi».
Dalla capitale kenyota partiranno poi alla volta dell'Italia, dove sono attesi già oggi.
Un rapimento lungo più di due mesi, che per fortuna si è concluso nel migliore dei modi. Non si sa quasi nulla sui dettagli del rilascio. Ma forse in queste ore conta poco come siano andate le cose. Il riserbo che ha contraddistinto l'operato del ministero degli Esteri italiano, a partire dall'unità di crisi, in questi mesi di continui (pare) negoziati per il rilascio dei due sequestrati è stato confermato quindi anche in occasione della loro liberazione.
Il silenzio è stato rispettato in questi due mesi e mezzo, anche se non senza qualche dubbio o velata polemica da parte delle organizzazioni non governative che operano nel paese del Corno d'Africa. A più riprese, pur senza contraddire la linea scelta dalla Farnesina, il mondo della cooperazione ha fatto appello a governo e ministero degli Esteri perché gli ostaggi - saliti di numero a inizio luglio, quando quattro dipendenti somali dell'ong «Acqua per la vita» sono stati rapiti poco lontano da Mogadiscio - non fossero dimenticati ma anzi fosse fatto tutto il possibile per la loro liberazione. Il silenzio stampa, avevano ribadito solo pochi giorni fa le ong in una nota, «inizia a pesare e non avrebbe più senso se non avessimo la certezza che l'azione per la loro liberazione continua incessantemente e con il necessario impegno».
L'unica notizia ufficiale filtrata in questi mesi era stata data il 25 luglio dallo stesso Frattini, che a margine di una conferenza stampa a palazzo Chigi aveva detto che i sequestrati «sono vivi». Una notizia confermata ieri, al momento della liberazione.
Se e come la strategia del silenzio abbia contribuito al risultato positivo sarà il tema dei dibattiti del giorno dopo, dicono fonti delle ong sentite da il manifesto. Ora è solo il momento di festeggiare la fine di un incubo.
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