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La mer, la fin...

martedì 19 agosto 2008

Prato. I pratesi non fanno più i cinesi (do you remember Monzali?)


Anna Beltrame, sul La Nazione di Prato, tra pagine gravide di allarmanti notizie sul degrado, la violenza e la paura che regnerebbero in città, ci presenta un'intervista (versiliese?) a Marco Monzali, ex Verde, ex consigliere comunale e uno dei fondatori di Radio Gas.

Siamo molto d'accordo con lui e lo salutiamo con molta stima.

Per ricordarsi del suo operato "verde" sul tema dell'immigrazione, a seguire riportiamo un articolo di 7 anni fa del Corriere della Sera.

MV




da La Nazione 19/08/08
Monzali: ‘Immigrati, il capro espiatorio per ben più gravi incapacità’


«NEL ’98 DISSI che, pur non sentendomi Indiana Jones e pur abitando in centro, non avevo mai avuto ‘paura’. Oggi lo sottoscrivo e constato, purtroppo, che la politica cittadina è solo cambiata in peggio». Marco Monzali, ex portavoce dei Verdi, è su posizioni opposte a quelle di Silli.

Ecco le sue riflessioni. «Dieci anni fa — aggiunge — il livello del dibattito non era caduto tanto in basso: c’erano più differenze e non si rincorrevano le paure, ma un’interpretazione razionale della realtà. Penso che gli immigrati e soprattutto i cinesi siano oggi diventati un capro espiatorio di problemi ben più gravi e profondi». La riflessione di Monzali è impietosa: «Prato ha oggi due problemi enormi — dice —, il primo è naturalmente la grave crisi economica, che non dipende certo dai cinesi di Prato, semmai dai cinesi della Cina. Il secondo è un problema di classe dirigente e non solo quella politica, ma anche quella economica. La nostra città ha smarrito la sua capacità di essere all’avanguardia, la capacità di avere idee, di essere innovativa, di saper guardare lontano. Lo disse Bellucci, qualche tempo fa: ‘Il problema non sono i cinesi, ma i pratesi che hanno smesso di fare i cinesi’. Sono perfettamente d’accordo».

MA L’ANALISI di Monzali non finisce qui. «Si dice che i cinesi non rispettano le regole — aggiunge —, spesso è vero. Ma anche Prato fece del lavoro in nero la sua forza, trent’anni fa. Si dice che i cinesi portano via ricchezza e secondo me non è vero. Nel bilancio della loro presenza in città io credo che alla fine i ‘benefici’ siano maggiori dei ‘costi’. Cosa succederebbe a Prato se andassero via tutti, all’improvviso? Non penso di essere l’unico a pensare che per la nostra economia sarebbe un ulteriore problema. E’ però più semplice rincorrere le paure, fare di loro il ‘problema’, non guardare in faccia la realtà. Perché è di Prato la vera crisi — conclude —, purtroppo non solo economica».
an. be.


Prato, via le panchine dalla piazza «Le usano troppi extracomunitari»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PRATO
Poste mercoledì e tolte giovedì, hanno avuto vita breve le panchine della centralissima piazza del Duomo che il Comune di Prato aveva installato insieme a delle grandi fioriere, per delimitare la zona pedonale. L' Amministrazione giustifica la rimozione affermando che c' era stato un disguido tecnico, che nella piazza dovevano essere messi soltanto i portafiori senza le comode appendici. «Non è stata una decisione politica», rassicurano in Comune, scaricando la colpa del «disguido» a qualche funzionario disattento.
Ma la realtà è ben diversa e si può ricavare dalle parole di protesta di un commerciante col negozio di fronte al Duomo: «In un posto che ogni sera diventa bivacco di tanti extracomunitari che fanno i loro comodi, provocano risse e sporcano, cosa fa il Comune invece di intervenire per obbligarli a essere più rispettosi? Regala loro le panchine per metterli più a loro agio». E questa è una delle tante voci del coro di proteste scoppiato nella piazza, dopo che erano state scaricate da un camion panchine e fioriere. E' anche intervenuta l' Unione commercianti con una lettera di protesta al Comune con la quale il direttore Riccardo Diddi, si lamentava per «l' inspiegabile» blitz delle panchine, messo in atto «senza preavviso e senza quella concertazione da tempo stabilita tra le due istituzioni». Ha rincarato la dose il Comitato per il recupero di piazza del Duomo, minacciando di ricorrere a vie legali. Il Comune di centrosinistra, guidato da un sindaco proveniente dalle fila del vecchio Pci, ha subito risposto alle proteste facendo smontare nel pomeriggio di giovedì le panchine e lasciando soltanto le fioriere. Un simile provvedimento era stato preso già alcuni anni fa quando, sempre di fronte alle proteste dei negozianti, erano state tolte le panchine che esistevano da tempo, e una cabina telefonica. Contro il provvedimento di giovedì, il leader dei Verdi Marco Monzali, ha guidato ieri una piccola manifestazione di protesta: in piazza è stata collocata una panchina sulla quale era posto in evidenza un cartello con la polemica scritta «Solo per bianchi». «Adesso potremo dare un nome nuovo a Prato chiamandola Pratoria», ha detto Monzali facendo un paragone con la capitale del Sudafrica dei tempi della segregazione razziale. La piazza è uno dei pochi punti d' incontro per gli extracomunitari che vivono e lavorano a Prato, una città ricca le cui industrie tessili, senza la manodopera straniera, potrebbero chiudere i battenti. La città, da pochi anni capoluogo, su una popolazione di 180 mila abitanti, conta 20 mila cinesi e 10 mila tra nordafricani ed europei dell' Est. I cinesi si sono autoemarginati nella zona ovest e frequentano poco il centro, mentre gli altri vivono in parte intorno al Duomo provocando, secondo i pratesi, il degrado della zona con la conseguente perdita di valore degli immobili. Ma il degrado della piazza è incominciato più di 30 anni fa e non per colpa degli stranieri. Vi si riuniva prima, intorno a un vecchio bar, la malavita locale; oggi si radunano delinquenti albanesi e nordafricani, «una frangia modesta rispetto a tanta gente che lavora», afferma Monzali.
Ettore Vittorini
LA SCHEDA
IL PROVVEDIMENTO
Viste le proteste dei commercianti il Comune di Prato ha tolto le panchine che aveva fatto mettere in piazza Duomo: i negozianti temevano che diventassero un punto di ritrovo per extracomunitari
IL PRECEDENTE Nel ' 97 il sindaco leghista di Treviso, Gentilini, fece togliere per lo stesso motivo le panchine davanti alla stazione
Ettore Vittorini
(26 maggio 2001) - Corriere della Sera

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