Ieri, in un tardo pomeriggio surriscaldato da un'aria di scirocco irrespirabile, il teatro la Baracca di Casale era comunque pieno di gente, accorsa al richiamo di Maila Ermini per assistere alla prima proiezione pubblica di "Gonfienti muore", documentario realizzato dalla stessa regista in collaborazione con il professor Centauro dell'associazione Camars.
Il degrado e l'abbandono della zona protetta e dichiarata di interesse archeologico, si affianca a quello generale di tutta la zona in questione, i campi e i manufatti dei secoli più recenti.
Colpisce e lascia senza parole vedere tanto scempio e sapere che fra le erbacce, sotto strati di rifiuti, coperte dai rovi e dalle ortiche, giacciono le testimonianze di una città del sesto secolo avanti Cristo, unica nel suo genere.
Intorno al sito lo stesso abbandono: la pista ciclabile semidistrutta e invasa dalle piante, un antico lavatoio del settecento completamente diroccato, un tabernacolo crollato, la vecchia quercia secolare censita dalla regione per il suo valore monumentale, abbandonata a se stessa e ai cedimenti del terreno, la Villa Niccolini i cui lavori di restauro sono fermi... E sulla collina sovrastante, l'ecomostro dell'ex cementificio Marchino, diventato, da prezioso oggetto di archeologia industriale, un complesso residenziale brutto e ingiustificabile, uno stupro della Calvana.
E poi l'Interporto. O meglio il finto Interporto, sempre più squallido, sempre più vuoto di vita umana, sempre più affollato di tir anonimi che spesso non sono diretti neppure a Prato.
Sul binario morto un treno merci fermo da anni ad arrugginire, per poter giustificare l'esistenza di un'infrastruttura che non ha mai funzionato e mai funzionerà.
L'area archeologica, circondata da reti ricoperte di rampicanti e semicrollate, nasconde ormai anche i resti dell'attività degli studiosi che hanno scavato e che se ne sono andati da tempo: strumenti abbandonati, box semidistrutti, si sovrappongono alle vestigia del passato come se la civiltà moderna fosse collassata nel momento stesso in cui cercava di conoscere il suo passato. Uno spettacolo di decadenza e di dolore, come in un film di fantascienza.
Tra i presenti, a parte una folta rappresentanza di Municipio Verde, che ha confermato per bocca di Lanfranco Nosi il suo impegno a non mollare mai la lotta per la rinascita ambientale di Gonfienti e per il sito etrusco, nessuna autorità.
Vittorio Giugni, in rappresentanza della lista Taiti, ha proposto di incontrare presto il Sindaco, anche alla presenza della Presidente della Circoscrizione Annamaria Berti, per tentare un nuovo affondo sull'Amministrazione pratese, anche in relazione alla sorte dei reperti (migliaia) di cui non si conosce neppure l'ubicazione.
Numerosi gli interventi, anche molto diretti, tra i quali quello di Fulvio Silvestrini e quello della presidente regionale dei Verdi Daniela Morra.
Ci sono buone possibilità che questa realtà di abbandono e di colpevole malgoverno possa diventare oggetto di campagna elettorale. E' compito del Comitato cittadino di spingere in questa direzione.
municipio verde
1 commento:
Ho visto il documentario, sabato scorso, pur nella sua crudezza estetica, direi proprio bello e significativo. Dice più questo documentario che tanti discorsi che si son fatti.
Brava Maila. Spero che sia proiettato ancora, la gente lo deve vedere.
Vergognosa l'assenza delle autorità.
E bravi anche voi di Municipio Verde.
Massimiliano
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