Da Ningbo: «Dispiaciuti per l'accaduto»
Continua la polemica tra Palazzo Vecchio e Quartieri su dove posizionare le riproduzioni delle opere risalenti alla dinastia Song
«Sono veramente dispiaciuto che ci siano tutti questi problemi per le due statue che abbiamo donato a Firenze». Chen Wen Fei, il funzionario del comune di Ningbo, che circa due anni fa curò i rapporti con Palazzo Vecchio per l'invio della copia di bronzo del David in Cina e per la spedizione in Italia del Guerriero e del Burocrate (le riproduzioni di due sculture risalenti alla dinastia Song), al telefono non nasconde la sua delusione.
DELUSIONE CINESE.
Ma nella grande città cinese (oltre 2 milioni di abitanti) in queste ore si sta prendendo seriamente in esame anche l'ipotesi di non partire per l'Italia. Dunque, niente posto per le statue, niente viaggio a Firenze. Quando la delegazione asiatica arrivò a Firenze a consegnare le due sculture (il Guerriero alto tre metri e 90 e il Burocrate di 3 metri e 60), venne anche portata a visionare alcuni luoghi dove poter posizionare le opere. E alla fine ne furono scelti due: il parco di San Donato e la rotatoria di piazza Gaddi, nel quartiere quattro. Felici e contenti rientrarono in Cina, convinti che le loro sculture sarebbero finite o nell'uno o nell'altro posto. E invece, a più di ventiquattro mesi di distanza, il Burocrate e il Guerriero restano rinchiusi in un magazzino di Prato. Niente parco di San Donato, niente rotatoria di piazza Gaddi. No perfino alla rotatoria di piazza Ravenna. La settimana prossima si riunirà la commissione incaricata di trovare un posto per le due sculture. «Non siamo preoccupati — afferma l'assessore alla cultura Giovanni Gozzini — ci risciremo sicuramente a trovare una soluzione in tempi brevissimi». Ad oggi però il Comune non è certo di poter mostrare le statue nella loro nuova «casa». «Almeno — spiega ancora Gozzini — cercheremo di presentargli l'avvio di un processo chiaro e sicuro ». Servirà a soddisfare le richieste delle autorità cinesi? Lo scopriremo solo nei prossimi giorni.
GORI CONTRO I QUARTIERI.
Intanto, all'assessore alle attività produttive, Silvano Gori, i giudizi estetici espressi dai presidenti di quartiere sulle statue non sono andati giù: «Non capisco come si possa dire che sono brutte — tuona — quando non si sono nemmeno viste. Rappresentano l'arte di una delle nazioni più importanti al mondo. E poi il gusto estetico non è l'unico elemento da tenere in considerazione. Sarebbe, infatti, una cosa gravissima da un punto di vista dei rapporti internazionali con Ningbo sbeffeggiare un dono che oltretutto è già stato accettato». L'assessore ricorda che prima di arrivare dalla Cina, le statue furono mostrate alla soprintendenza e approvate dalla giunta. «È giusto che i Quartieri esprimano le proprie valutazioni e opinioni — fa notare l'assessore — ma sarebbe opportuno lo facessero nell'ambito della dialettica istituzionale. Poi le decisioni, in generale, spettano alla giunta». Ma il presidente del Quartiere tre rimane della sua opinione: «Sono contrario — insiste Andrea Ceccarelli — inoltre dalle dichiarazioni si conferma che si tratta solamente di copie di statue di valore, in che modo possono essere contestualizzate nella nostra città?». Per il consigliere Mario Razzanelli (Udc) «le critiche manifestate denotano una preoccupante provincialità».
01 settembre 2008
A sua volta Firenze ha inviato in Cina una copia in bronzo del Davide di Donatello, assai apprezzata e da tempo esposta al pubblico nella città orientale.
Sono due copie del periodo della dinastia Tang, e non Ming o Song come dicono alcuni quotidiani, e gli amministratori della città d'arte per antonomasia non le vogliono (cineserie, troppo grandi...).
Tale rifiuto ha fatto dire all'assessore pratese Frattani (Comunità Multietnica) che potrebbero essere accolte proprio qui a Prato e che se Firenze non trova un posto, possiamo sistemarle noi da qualche parte.
Una dichiarazione che esprime sensibilità culturale e apertura mentale, diversamente da quelle di certi presidenti di quartiere fiorentini il cui provincialismo si palesa con giudizi puerili di ogni tipo.
Non è poco qui da noi in questo brutto periodo che vede gli scavi etruschi coperti da fango e ortiche e un'intera generazione di pratesi che non ha mai visto aperto il Museo Civico.
Non è poco quando a Prato il resto dei musei sta in piedi solo di facciata, "tanto per non morire", diceva una canzone (museo del tessuto, centro Pecci).
Non è poco vista la sorte della villa medicea delle Cascine di Tavola, su cui è dovuta intervenire la magistratura.
Neppure alle autentiche vestigia italiche viene dato alcun risalto ma anzi, come il ponte romano del parcheggio del Serraglio, nessuno sa che esistono.
Ma Frattani ci ha fatto gioire e lo invitiamo a recarsi a Torino, in Palazzo Reale, per visitare la mostra "Il celeste Impero", (durerà fino al 16 Novembre) , che raccoglie proprio sculture, in prevalenza di epoca Tang, molto simili ai due regali di Ningbo ma mai così imponenti.
In essa si può ammirare lo splendore artistico e culturale di un periodo in cui la Cina irradiò su tutto l'Oriente la sua magnificenza.
E ovviamente lo preghiamo di andare avanti in questa domanda di "adozione".
Sarebbe veramente un bel colpo se l'arrogante superbia di chi crede di vivere nell'ombelico del mondo e di non avere bisogno di altro, venisse riparata dalla disponibilità e dall'interesse dei pratesi, cugini ignoranti, normalmente poco propensi ad interessarsi all'arte ma certo meno autosufficienti e altezzosi di altri.
la zia Alma
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