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La mer, la fin...

sabato 6 settembre 2008

Italia. Celentano: parcheggi, Expo e morti bianche.


Un estratto dal Corriere on-line, da un'intevista ad Adriano Celentano alla Mostra del cinema di Venezia:


PINCIO – Si passa, quindi, alla devastazione ambientale e da Milano si arriva a Roma. «Il parcheggio sotto il Pincio è la devastazione di un pezzo di storia – ha detto Celentano -. Il tutto per costruire un parcheggio per 700 macchine. L’inventore di questa geniale mostruosità pare sia un tale che si chiama Chicco Testa, tanto è vero che dopo quest’idea pare gli sia rimasto solo il chicco... Prima Alemanno si oppose con forza a questa idea quando a portarla avanti era Veltroni. Ora invece ha cambiato idea».


IL VERTICE POLITICO - «Viviamo in un periodo in cui c’è il dilagare dei genitori di Frankestein: come Formigoni e la Moratti. Ma loro sono figli di un vertice politico degenerato capeggiato da Berlusconi. Ma purtroppo al vertice c'è anche il nome di Veltroni che, ad esempio definì il parcheggio del Pincio l’operazione urbanistica più importante degli ultimi anni. Non mi meraviglierei se mi dicessero che, la sinistra d’accordo con la destra sta progettando un parcheggio sotto la laguna». E ancora l'Expò di Milano che teme si risolverà in «una gara a chi piazza più cemento, mentre potrebbe essere una grande opportunità per “vendere” il Belpaese».


MORTI SUL LAVORO – In precedenza sulla scia del messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che si è complimentato con il festival per l’attenzione riservata dal cinema alle morti sul lavoro, Celentano dedica «Yuppi Du» a Graziano Alonso, caduto sul lavoro. «Graziano – ha spiegato Celentano - è morto annegato nelle acque gelide del Ticino mentre giravamo il film. Cademmo da una zattera e purtroppo per Graziano non ci fu nulla da fare. Sono sicuro che ci guarda e ci sta sorridendo». Sulle «morti bianche» poi aggiunge: «Yuppi Du è un grido di gioia - spiega - ma anche di dolore. Di dolore verso la violenza alle donne e le morti sul lavoro. A volte - continua - la morte di un lavoratore è imputabile alla noncuranza del datore di lavoro, a volte alla negligenza del lavoratore stesso. In ogni caso, è compito del datore di lavoro vigilare anche sull’operaio pigro. Forse la vita per qualche imprenditore non ha molto valore».

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