Acqua
Firenze, una fogna in Arno aperto
FIRENZE. I Verdi in provincia di Firenze tornano a parlare del collettore emissario in sinistra d’Arno (il sistema fognario che dovrà convogliare i reflui di metà Firenze e parte di Scandicci al depuratore di S. Colombano) e della recente sentenza della Corte di cassazione (la n. 35/2008) che ha dichiarato la illegittimità costituzionale di alcuni commi di due normative (la legge 36/1994 e il decreto legislativo 152/2006), nella parte in cui queste prevedono che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione sia dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”. La Corte ha stabilito che la quota relativa alla depurazione, richiesta sinora agli utenti della fornitura idrica, non si configura come tributo, ma costituisce il corrispettivo di un servizio reso: se non vi è il servizio non può essere chiesto il corrispettivo. «Non è dovuto il canone di depurazione in mancanza del depuratore», sottolineano il capogruppo dei Verdi in provincia di Firenze, Luca Ragazzo e il portavoce provinciale, Tommaso Grassi, che poi si sono soffermati sui ritardi accumulati nella realizzazione del cosiddetto “fognone”. «Attualmente infatti la zona in sinistra d’Arno della città di Firenze è caratterizzata da un sistema fognario che raccoglie le acque miste del territorio, ma poi le sversa direttamente in Arno, contribuendo ad abbassare i livelli di qualità del fiume. La situazione di grave ritardo nella realizzazione del collettore che convogli questi reflui al depuratore (peraltro ancora da completare) fa si che la sentenza della Corte Costituzionale si applichi anche a gran parte degli utenti fiorentini, che non siano serviti dalla depurazione». Gli esponenti dei Verdi sottolineano gli effetti a breve termine della sentenza: «l’Ato 3 e Publiacqua spa devono fin da ora cessare di fatturare il canone di depurazione per tutti quei casi per i quali la Corte Costituzionale ha rilevato l’illegittimità costituzionale (zone residenziali non servite da impianti di depurazione). Inoltre la sentenza produce anche effetti retroattivi per le somme versate negli anni passati che devono essere restituite agli utenti che le abbiano ingiustamente pagate». Le associazioni dei consumatori già si sono rese disponibili per offrire consulenza ai cittadini per la richiesta dei rimborsi delle somme non dovute negli anni scorsi «non sarebbe male però che, vista la pronuncia della Corte- concludono Ragazzo e Grassi- fossero proprio l’Ato 3 e Publiacqua a far si che questi importi vengano accreditati automaticamente a coloro che ne abbiano diritto, anche senza che i cittadini utenti interessati debbano fare domanda o presentare documentazione».
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