il manifesto del 01 Novembre 2008
Me gustan los estudiantes
Ivan Della Mea
Fine settimana scorsa. Mi disse Marcello Pantani, già lottacontinuista, di 20 mila studenti in corteo a Pisa. Per organizzare la manifestazione avevano deciso di fare un'assemblea, 100-120 persone, cercavano un posto dove farla: bon, l'hanno fatta in piazza perché erano troppi, 3-4 mila, roba che nemmeno ai tempi meglio del Potere operaio pisano e di Lotta continua. Poi, le grandi manifestazioni di Roma e di Milano. Studenti intervistati dai media dicono «è un'onda lunga». Gelmini e Tremonti e Berlusconi tirano diritto e così scavano il solco della contrapposizione sociale e ci affondano l'aratro dell'arroganza di potere: un iter un po' fascio, ma tant'è, l'onda potrebbe diventare uno tsunami. Gli studenti, questi, non vogliono cappellini partitici di qualsisia sinistra, né sindacali. Credo che abbiano ben chiara la differenza tra il fare partitico e il fare politico. E mi sta benissimo. Perché se di partiti non ne vogliono sapere, di politica ne fanno, ohsississì, e alla grande. Opporsi duramente contro una legge che fa strame di tutto il sistema scolastico, dalle elementari alle università, è fare politica, su questo non ci piove e se anche ci piovesse nulla cambierebbe; e hanno ben chiara la piaga delle baronie, le cattedre familistiche, le università e le facoltà inventate ad hoc, il disastro della ricerca: anche questo è coscienza politica. Dunque, nulla ho da dire, me ne sto schiscio. M'irrita soltanto e non poco chi, nel merito, ritira in ballo il '68. Non c'incastra: altri tempi in tutti i sensi. M'irrita il Capanna quando dice che se questo movimento ce la fa a reggere fino a Natale allora sì ne vedremo delle belle. Cose belle io già ne vedo e gli studenti mica sono allenatori che se non mangiano il panettone natalizio vengono silurati. Ok, vabbè, indipercuiposcia e anche laonderagionpercui quest'anno, verdad, ricorre il 40mo anniversario del '68 e da più parti mi chiamano per cantarlo: maccheppalle, che cosa mai si cantava nel '68? Per quanto mi riguarda nulla nada nisba rien nagott io avevo deciso di non cantare e non cantai per un anno buono e anche un po' di più: di altri che cantassero altro non so. A '69 inoltrato me ne venni fuori con un ellepì di rara idiozia cromatica «il rosso è diventato giallo»: insomma il rosso comunista non era poi così rosso e il giallo maoista tirava sul verdognolo epatico e i gruppi extraparlamentari partendo dalla critica dura contro l'autoritarismo e la burocrazia partitica tutta verticistica erano già infarciti di leader e leaderini affatto autoritari e burocratici: «Una anno Franco (Solinas) e poi mi volto indietro / un mare di bandiere lacerate / da bimbi vecchi rotti al vecchio gioco / d'essere capi con il gregge addietro // E ogni gregge ha la sua bandiera / rossa piccina e ricucita a toppa / e come toppa rattoppata al culo / del capo che li guida e dà la rotta (...)». Morta lì.
Nessun commento:
Posta un commento