Ma è notizia di questi giorni l'ufficializzazione dell'affitto del ramo d'azienda da parte di Pietraluna, guidata sempre da Piero Nardi.
Un'operazione che ovviamente non presenta niente di illegale o illegittimo, ma che è sintomatica di un modo di "sistemare" le cose all'italiana. Un'azienda viene fatta fallire e se ne affitta un ramo con un'altra della stessa proprietà (in una sorta di gioco delle scatole cinesi...).
Si "salva" (ma per quanto? se è vera crisi...) qualche posto di lavoro, ma se ne scaricano molti altri, col ricorso agli ammortizzatori sociali che mancano, spesso, per altre imprese più piccole e forse ancora più a rischio.
Intanto, è molto più conveniente affittare i capannoni alle imprese cinesi - magari in futuro realizzare qualche intervento di edilizia residenziale - e lasciare una città alla quale è stato dato tanto, ma che altrettanto ha dato, al suo declino.
MV
da il Tirreno del 04/11/08
Fedora, i lavoratori votano l’accordo
In 11 passeranno a Pietraluna. Cassa integrazione per gli altri 48
Intanto l’azienda è al lavoro per presentare il concordato preventivo
PRATO. L’azienda Pietraluna dell’imprenditore Piero Nardi ha affittato Fedora spa, già in liquidazione. L’atto era già stato firmato davanti al notaio il primo ottobre ma, di fatto, l’iter si è concluso ieri con l’approvazione dell’assemblea dei lavoratori dell’accordo tra sindacato e azienda. Il contratto stipulato tra Nardi (Pietraluna) e Massetti (ex ad e ora liquidatore di Fedora) prevedeva infatti una clausola risolutiva se non si fosse arrivati a un accordo per il passaggio tra una società e l’altra di 10 lavoratori su 59.
I lavoratori che da Fedora andranno a Pietraluna, in realtà, sono 11. Forse si potrà arrivare a 12 e, comunque l’obiettivo dei sindacati, è quello di trasformare la società di Nardi in un’azienda con più di 15 dipendenti (si è parlato di 16-18) entro la fine del 2008.
La variabile sarà comunque capire se Pietraluna (che pagherà d’affitto “solo l’1% del fatturato del ramo di azienda affittato”) riuscirà a trasformarsi in un piccolo lanificio e a trasformare in utili quegli ordini “ereditati” dal lanificio Fedora per cui, di fatto, si è avviata la fase che porterà alla chiusura passando da un concordato preventivo, nel contratto di affitto si parla comunque anche di fallimento. Il concordato è comunque in fase di elaborazione in queste settimane e si prevede la presentazione entro la fine del mese.
«Noi - spiega Alberto Santini della Filtea Cgil che ha seguito le fasi dell’accordo con i colleghi Angelo Colombo e Gianni Rizzuto di Uil e Cisl - avevamo in essere al Fedora una cassa integrazione straordinaria per un massimo di 40 persone e con una media di utilizzo di 22. Avevamo fuori copertura quindi 19 persone. Con il passaggio di alcuni lavoratori in Pietraluna il numero dei dipendenti del Fedora è diminuito e oggi siamo in grado, visto il livello di utilizzo della cigs fino ad oggi, di garantire l’ammortizzatore sociale a tutti. Cassa integrazione straordinaria che sarà poi allungata quando il lanificio entrerà nella fase concorsuale. Alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo di garantire per un periodo, il più lungo possibile, gli ammortizzatori sociali garantendo eventualmente il rientro anche di coloro che sono a Pietraluna se il contratto di affitto, valevole per un anno, non fosse rinnovato».
Un’operazione complessa che è stata approvata all’unanimità in assemblea e che porterà alla firma definitiva dell’accordo.
Rimane ora aperta la partita per la rifinizione del gruppo, la Fintes.
Giovedì è fissato un incontro tra sindacati e proprietà con l’obiettivo di allargare la cassa integrazione straordinaria da 42 a 62 lavoratori. Anche qui in attesa della presentazione da parte della proprietà, o del liquidatore se si passerà da questa fase, del concordato preventivo.
Ilenia Reali
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