Il corto circuito mediatico oggi ci racconta come su uno dei social network più importanti del mondo, Facebook, ben 1500 persone i siano iscritte ad un "gruppo" dal titolo significativo "Via i cinesi da Prato".
Tutti gli iscritti sono razzisti? Sicuramente no, ma molti lo sono, e non lo nacondono.
Da un certo punto di vista, verrebbe da dire che è quasi meglio: è più facile controbattere ad affermazioni chiare piuttosto che all'intolleranza strisciante che è molto più difficile da combattere.
Anche noi frequentiamo Facebook, e vogliamo lanciare, anche ai nostri lettori, una provocazione: dato che rischia di essere inutile fare gruppi alternativi (anche se pure noi abbiamo aderito all'appello lanciato da Fausto Bagattini, che ha creato a sua volta un gruppo antirazzista), interveniamo pesantemente proprio sullo stesso forum, controbattendo volta per volta a tutte le accuse!
E, magari, dopo averlo fatto su Facebook, pensiamo a come poter fare per tornare a farlo anche sulle strade...
MV
da la Nazione del 21/11/08
Intolleranza sul web: «Via i cinesi da Prato»
Frasi razziste su Facebook nei gruppi di discussione con millecinquecento iscritti
di MARIA LARDARA
GLI APPELLI suonano più o meno tutti nello stesso modo. La provocazione è imbastita intorno a una fotografia ritoccata, quella di un commerciante cinese che, affacciato dal suo bancone, rivendica: “Plato è nostla”.
Quasi 1500 persone vorrebbero “cacciare” i cinesi da Prato. Fanno correre la loro voce sul filo della rete internet, in quell’incredibile mondo virtuale che è Facebook, il più grande network sociale che annovera milioni di iscritti in tutto il mondo.
Il meccanismo è semplice: basta un click per iscriversi a un gruppo e infoltire le schiere di sostenitori. Solo che questa volta il motivo che ha richiamato l’interesse di tanti pratesi è di stampo intollerante, assolutamente condannabile, ma probabilmente la conseguenza di una presenza orientale sempre più massiccia e di diffusa illegalità nel cosiddetto distretto parallelo.
Il primato più triste spetta a “Via i cinesi da Prato”, il gruppo che annovera oltre 1500 iscritti, seguito da “Noi di Prato odiamo i cinesi, e ne siamo autorizzati!” (50 iscritti) e “Liberiamo la zona Campi e Prato dai cinesi” (quasi un centinaio i sostenitori).
Guardando sui «post» in bacheca del gruppo più numeroso, si scoprono diverse aree di discussione su come “cacciare” i cinesi o addirittura confiscarne le proprietà ispirandosi alle leggi di Norimberga. Gli insulti virtuali si sono moltiplicati a tal punto da spingere gli amministratori del forum (tre giovani, di cui due studenti del Cicognini c’è scritto) a invitare tutti i membri “a modificare il linguaggio delle affermazioni”.
Ma la realtà di Facebook scatta solo una fotografia parziale del comune sentire pratese a proposito degli immigrati dagli occhi a mandorla. C’è il cuore di circa 800 persone che batte per “una città da sempre esempio di accoglienza e convivenza, una città dei diritti e dei doveri dove nessuno è straniero”: è questo il messaggio che si legge sulla pagina di un altro gruppo, contrapposto ai precedenti, denominato “Via il razzismo dalla città di Prato” e che, in soli due giorni dalla sua apertura, ha reclutato centinaia di iscritti. Ne è fondatore Fausto Bagattini, assessore comunale a Montemurlo con la delega alla multicultura e col dente avvelenato verso questi attacchi di colore razzista sul web. “Non nego che esistano dei problemi legati alla convivenza tra cinesi e pratesi, ma non si possono certamente affrontare usando dei toni da stadio che danneggiano tra l’altro l’immagine di Prato all’esterno”, fa notare Bagattini. Dall’altra parte ci sono Lorenzo e Matteo, due pratesi iscritti al gruppo “Via i cinesi da Prato” che scuotono la testa quando sentono parlare di razzismo. “Ho aderito a questa causa per gioco — spiega Lorenzo — ma non nascondo di avercela con l’illegalità di buona parte del mondo cinese. Non voglio sentirmi dare del razzista, semplicemente vorrei che le regole fossero uguali per tutti”. Matteo la butta sul lato scherzoso: “Mi ero iscritto a questo gruppo? Non me n’ero neanche accorto. E con i cinesi di Prato non ce l’ho di certo visto che ci lavoro anche”.
PER QUALCUNO l’indignazione è forte, riapre vecchie ferite, lascia affiorare quel vissuto carico di ricordi, talvolta dolorosi, che ogni immigrato si porta dietro. Altri la prendono con filosofia, perché — dicono — alla fine gli insulti viaggiano sulla rete e non rispecchiano tutto il sentimento collettivo pratese.
Al popolo di Facebook che grida contro di loro slogan razzisti, i giovani cinesi di Prato rispondono con sfoghi senza termini o con inviti alla moderazione. Come Alex Lin, presidente dell’associazione linguistica italo-cinese, che colloca la presenza di questi gruppi razzisti o pseudo razzisti pratesi in un contesto più generale.
«A mio avviso — spiega Alex Lin — questi fenomeni sono riconducibili al clima di paura che si respira nell’ultimo periodo in città nei confronti del cittadino straniero più in generale. Sono convinto che i veri razzisti che hanno scritto sulla bacheca di quei gruppi sono molti pochi». Fa anche un pizzico di autocritica Alex Lin nei confronti della sua comunità: «I pratesi dovrebbero essere meno diffidenti e discriminatori nei nostri riguardi, ma anche noi dovremmo sforzarci per integrarsi di più. La nostra associazione linguistica è impegnata a costruire un ponte fra la realtà pratese e quella cinese, per questo oltre ai corsi di italiano e di cinese sta pensando di organizzare degli incontri culturali per promuovere la conoscenza reciproca».
Preoccupato invece per le ripercussioni che questi atteggiamenti razzisti potrebbero avere sulle seconde generazioni è Junyi Bai, coordinatore pratese di Associna, secondo il quale «i ragazzi cresciuti in Italia e a Prato, a causa di ingiusti pregiudizi, sono considerati ‘diversi’ fin dalla nascita». E fa riflettere, a questo proposito, il pensiero di Franco Guan, diciannovenne membro di Associna che così si difende dagli attacchi sul web nei confronti dei suoi connazionali: «Coloro che hanno scritto certe frasi sono da ritenersi persone ignoranti e frustrate. Fa male sentire certe opinioni. Qui chi ci rimette non sono né gli italiani, né i cinesi. Le vittime siamo noi seconde generazioni, colpevoli di essere figli di due paesi diversi e ancora considerati estranei nella propria casa. Non saremo mai italiani o cinesi al 100%, ma è proprio questa la nostra arma in più. Conosciamo i difetti e i pregi di ambedue le culture. Spero che le seconde generazioni capiscano presto questa loro ricchezza e comincino a farsi sentire. A gennaio comunque andrò a studiare in Svizzera. Andandomene — ironizza Franco — farò sicuramente la felicità di qualche pratese»..
Anche per Luna Chen, aspirante avvocato, è stata una sorpresa scoprire questi gruppi pratesi razzisti su Facebook. «Mi riportano alla memoria gli anni di adolescenza trascorsa a Prato sotto lo sguardo diffidente di alcuni compagni di classe. Tante volte mi sono sentita esclusa e tutto quello che sta succedendo su internet suona come un campanello d’allarme di un’integrazione culturale e sociale che non c’è».
Proprio la scuola, secondo Luna Chen (che è stata di recente la prima orientale ad aver conseguito una laurea), rappresenta la chiave di volta per la formazione dei cittadini del domani: «Il ruolo dell’istruzione — osserva — è quello di promuovere l’incontro tra culture diverse, per questo è assolutamente da bocciare l’idea delle ‘classi ponte” che discriminano i figli degli immigrati».
M.L.
da il Tirreno del 21/11/08
Su Facebook il razzismo anti-cinesi
Gruppo di giovani pratesi ha raccolto 1.500 adesioni su slogan beceri
Chi interviene si lascia andare a commenti pesanti nei confronti anche degli altri stranieri: albanesi, rumeni, marocchini
FRANCESCA GORI
PRATO. Scrivono che tutto quello che sarà giudicato eccessivo, per espressioni troppo forti o offensive, verrà eliminato. E salutano gridando «Via i cinesi da Prato». Succede su facebook, il social network dove si parla e ci si incontra via internet, dove da novembre è stato aperto un gruppo che si chiama proprio “Via i cinesi da Prato” e che, in pochissimi giorni, ha superato i 1500 iscritti.
Giovani, giovanissimi che utilizzano facebook per “sfogarsi” e per suggerire soluzioni su come risolvere il problema cinesi in città: dall’«ucciderli uno ad uno» al metterli, insieme agli albanesi, «nello stesso calderone... bollente». E c’è anche chi invece dice chiaro e tondo: «Io gli darei foco a tutte e due le razze».
Ma che se la prendono anche con quasi tutte le altre etnie di migranti presenti a Prato. Basta leggere sulla bacheca il post di una ragazza che scrive, per rispondere all’argomento «peggio albanesi o cinesi???... Dite la vostra», accompagnando le sue parole con una bella foto in bikini: «mi fanno schifo tutte e due le razze... ma rom, rumeni, tunisini, marokkini, egiziani? parliamone... a volte se fai un giro in centro 6 l’unico italiano nel raggio di 1 km. Meno male ho trovato voi per sfogarmi».
Un gruppo che risulta essere stato aperto da due ragazzi che si dicono studenti del Convitto Cicognini e da un loro amico, che hanno scritto che il loro gruppo tratta di “cause e ideali”. Il loro ideale, dichiarano, è quello di «restituire Prato ai pratesi».
Un dibattito senza dubbio colorito, quello pubblicato su “Via i cinesi da Prato”. E che, nonostante l’amministratore o qualche iscritto abbia anche invitato più volte a moderare i termini e ad abbassare i toni per non essere accusati di razzismo, l’intolleranza nei confronti dei migranti c’è eccome. E ci sono anche tanti post di persone che il problema lo trasferiscono sul piano politico. Invitando la community, alle prossime elezioni, a votare il centrodestra.
Un gruppo che, a leggere la presentazione, è stato aperto per chi non sopporta più il puzzo di fritto in via Pistoiese oltre che per chi è stanco di vedere file di gatti morti appesi a testa in giù dentro le loro case tra gli iscritti ci sono anche alcuni giovani che hanno deciso di utilizzare quelle pagine per scusarsi con i cinesi di Prato che frequentano facebook. E che, come Silvia Ye, ci hanno messo la faccia (in foto) per rispondere, post dopo post, alle cattiverie scritte nei confronti dei suoi connazionali.
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