Nucleare: Edison, Edf e A2A in manovra
Il dossier Epr sul tavolo del vertice italo-francese. La stretta di Enel
MILANO — Nucleare italiano, una partita ancora tutta da giocare. Ma se dal vertice italo- francese di martedì prossimo dovesse uscire una soluzione a favore dei due campioni nazionali, cioè Edf e Enel, il match potrebbe anche chiudersi prima che tutte le squadre scendano in campo. Il timore, tra i produttori nazionali e i grandi consumatori di energia elettrica, è reale: una scelta a favore della tecnologia Edf dell'Epr — tema che è tra gli oggetti di discussione del vertice transalpino — significherebbe quasi automaticamente importare in Italia l'accordo che già lega i due ex monopolisti. Ad esclusione degli altri attori. Come sarebbe il caso, ad esempio, di A2A, che con i francesi di Edf controlla congiuntamente Edison e che tramite il suo numero uno Giuliano Zuccoli ha più volte rivendicato un ruolo nel progetto di «nucleare di legislatura» del ministro Scajola.
Magari attraverso un «modello consortile» tra produttori e grandi utenti, escogitato per accontentare più imprese nazionali dell'energia e che potrebbe avvalersi di una tecnologia alternativa all'Epr come quella della nippo-americana Toshiba-Westinghouse. «E' indispensabile una competizione tra produttori », ha ribadito di recente Zuccoli, mentre sullo stesso tema Conti aveva sollevato al contrario il rischio di cadere in «una logica di rivalità tra contrade, come al Palio di Siena ». Ma la doppia relazione Enel-Edf e Edf-A2A potrebbe avere anche qualche ricaduta sul futuro di Edison. Le parti in causa, per la verità, sostengono che i due tavoli — quello nucleare e quello del riassetto di Foro Buonaparte — sono separati. Ma anche se i rapporti tra gli azionisti di Edison sono formalmente «normali» (come ha detto ieri lo stesso Zuccoli, che con i direttori Renato Ravanelli e Paolo Rossetti ha illustrato il piano triennale ai dirigenti), nei fatti una certa insoddisfazione del socio italiano su quanto avviene nella società non sarebbe un mistero, mentre si infittiscono le indiscrezioni su una possibile fusione A2A-Edison o sul destino delle quote di Foro Buonaparte potenzialmente «in libertà » (il 19% Edf fuori dal patto con A2A e il 10% della Tassara di Romain Zaleski).
Esclusa da Zuccoli la prima eventualità («non ha basi tecniche»), la destinazione dei due pacchetti potrebbe cambiare le carte in tavola. Secondo alcuni, però, i francesi non sarebbero così bisognosi di far cassa da disfarsi di una quota che li renderebbe padroni di Edison, mentre la sponda A2A sarebbe addirittura favorevole all'acquisto congiunto del 10% di Tassara per evitare l'arrivo di soci non graditi. Se così fosse, il flottante di Foro Buonaparte scenderebbe al lumicino, sotto il 10%, consigliando addirittura il «delisting ». E allora l'esito più probabile potrebbe essere non tanto una fusione con la holding comune Transalpina, che di fatto consegnerebbe Foro Buonaparte ai francesi, ma una spartizione delle attività. Scenari futuribili sui quali però si ragiona da tempo.
Stefano Agnoli
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