da il corriere.it Franceschini nuovo segretario del Pd Tensioni e contestazione in assemblea Il vice di Veltroni eletto a grande maggioranza, dopo la decisione di saltare le primaria. Resterà fino a ottobre
ROMA - Dario Franceschini è il nuovo segretario del Partito democratico. La sua elezione è avvenuta al termine dell'Assemblea nazionale del partito che, in mattinata, aveva deciso di nominare subito un nuovo leader, dopo le dimissioni di Walter Veltroni annunciate all'indomani della sconfitta elettorale alle regionali in Sardegna. Franceschini ha ottenuto 1.047 voti; il suo unico sfidante, Arturo Parisi, ne ha conquistati invece solo 92. I votanti sono stati complessivamente 1.258, meno della metà rispetto al numero di delegati che era atteso nei padiglioni della nuova Fiera di Roma per la convention democratica
sia la nomina immediata di un sostituto con pieni poteri, non dunque di un semplice reggente, che possa guidare il partito nei prossimi mesi - caratterizzati dall'importante appuntamento delle elezioni amministrative ed europee - e traghettarlo fino al congresso di ottobre. Sui 1.229 delegati presenti (ma ne erano stati annunciati quasi 3 mila) sono stati 1.006 quelli che hanno votato per eleggere oggi un segretario, a fronte di 207 no e 16 astenuti.
I DUE SFIDANTI - Non è dunque stata presa in considerazione l'altra opzione, quella di chi voleva andare alle primarie entro un mese per eleggere un segretario non a tempo. I candidati alla segreteria del principale partito del centrosinistra - le operazioni di voto sono inziate alle 15 e proseguiranno fino alle 16,30 - sono solamente due: il vice di Veltroni, Dario Franceschini, che dal palco ha già svolto un intervento da segretario in pectore; e il prodiano Arturo Parisi, che ha chiesto di superare la crisi del partito, attribuita senza troppi giri di parole all'attuale dirigenza, Franceschini compreso. Molto critiche le prime reazioni delle altre forze politiche: il centrodestra profetizza altri mesi di sconfitte per il centrosinistra, mentre Rifondazione comunista teme che con un ex della Margherita alla guida del partito non vi sarà vera opposizione al governo, alla Confindustria e al Vaticano.
FINOCCHIARO: «SENZA PAURA» - «Noi non torniamo indietro, non abbiamo paura, non è l'8 settembre che ci attende» aveva affermato in precedenza Anna Finocchiaro aprendo i lavori dell'assemblea. «Noi non siamo un gregge che si disperde alla prima sassata - ha detto la presidente dei senatori del Pd -. Quello di oggi è un evento straordinario e anche inaspettato, il passaggio più difficile che un giovane partito può trovarsi a affrontare e la scelta di tornare alla sovranità dell'assemblea è stata una scelta politica contro anche una rappresentazione di noi che viene data dai media: noi siamo capaci di affrontare questo momento in piena democrazia e senza isteria».
LERNER: «FACCIAMOCI DEL MALE» - Non è proprio il motto morettiano «con questi dirigenti non vinceremo mai», ma l'intervento di Gad Lerner ci assomiglia molto: «Rischiamo di farci ancora una volta molto male a non parlare con il Paese e a illuderci di trovarci compatti dietro un gruppo dirigente che ci ha portato di sconfitta in sconfitta». Per lui applausi da parte della platea sono scroscianti. Rivendicando a viva voce le primarie, Lerner ha chiesto polemicamente: «Come mai qui oggi non si presenta Bersani, per quando si annunciano le candidature? A cosa si rinvia la propria assunzione di responsabilità? Già una volta Bersani ha ammesso di aver fatto una grossa cavolata a non presentarsi - ha sottolineato Lerner- non vorrei che oggi la facessimo noi, se ci chiudessimo dentro ad un gruppo dirigente che deve essere fortemente ricambiato. Il problema vero del paese oggi è un'opposizione che non c'è».
LA CONTESTAZIONE - L'intervento di Lerner ha riacceso gli animi, dando il via ad una contestazione da parte di un gruppetto di delegati. Al grido di «andate a casa» e «primarie, primarie», alcuni partecipanti all'assemblea nazionale hanno poi interrotto l'intervento di Ermete Realacci, a sostegno della elezione a nuovo segretario di Dario Franceschini.
VOTO SEGRETO - Le urne rimarranno aperte dunque dalle 15 alle 16,30, mezz'ora in meno del previsto dato che la gran parte dei delegati ha votato nella prima parte del tempo a disposizione. L'elezione avverrà con voto segreto: ogni delegato potrà esprimere una preferenza. Il vincitore sarà segretario a tutti gli effetti e con pieni poteri, anche se la sua permanenza alla guida del partito sarà inizialmente limitata a un periodo di circa otto mesi, fino a quando a ottobre il congresso del Pd chiamerà a raccolta i delegati delle sezioni di tutta Italia per la definizione della linea politica e la scelta del nuovo leader. Sarà solo in quell'occasione che potrebbero uscire allo scoperto anche altri nomi di spicco del Pd - Bersani su tutti - che in questa fase di transizione hanno preferito non esporsi in prima persona.
M.Le./Al. S.
21 febbraio 2009
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