TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 1 febbraio 2009

Prato. Economia: lamentele e soluzioni

Lungi da noi il voler difendere il gruppo dei 38-1, che siamo certi in grado di rispondere a tono alle dichiarazioni uscite sulla stampa, ci viene spontaneamente da dire che la proposta per cui chi lamenta un problema sia "moralmente" tenuto a prospettare almeno un'idea per risolverlo è una forzatura, e nemmeno da poco.
Perché le soluzioni, o le idee, possono nascere tranquillamente dopo la "pars destruens", e magari meglio sarebbe che venissero elaborate insieme - e un ruolo importante in questo senso dovrebbe proprio averlo la Politica.
Altrimenti, la proposta avanzata dagli industriali è semplicemente un modo come un altro per tacitare le critiche. In fondo, dei problemi sollevati dal documento e dalla serata di mercoledì scorso, non sembra abbiano granché voglia di parlarne...
MV

da la Nazione del 01/02/09
Il dibattito? Sulle lamentele non sulle soluzioni
(dalla rubrica L'Industria & la Città)
SIAMO fra amici lettori della Nazione, per cui possiamo permetterci grande franchezza: diciamoci quindi senza remore che nel suo complesso il dibattito sul futuro del distretto non è granché brillante. Qualche proposta interessante o almeno sensata ogni tanto arriva: ma a farla sono quasi sempre i soggetti dai quali è ovvio che venga. Associazioni di categoria, organizzazioni a base aziendale, sindacati, singoli imprenditori o lavoratori; qualche consulente di quelli che la Prato che produce la conoscono dal di dentro; la Chiesa, soprattutto per quegli aspetti sociali che sono più congeniali al suo magistero: da loro qualche idea arriva, bella o brutta che sia. E si capisce bene perché: sono quelli che tutti i giorni sbattono la faccia sulla realtà e che hanno bisogno di ingegnarsi per far quadrare i conti oggi e anche domani. Ma gli altri? I maestri di pensiero, le teste d’uovo, le punte di diamante della nostra società, cosa dicono? Tristemente poco. Alcuni giorni fa i 38-1 ci hanno spiegato che il distretto è molto cambiato; che l’export tessile va male; che le imprese tessili “pratesi doc” sono diminuite e sono aumentate quelle cinesi; che il manifatturiero è andato indietro; che il terziario è andato avanti, ma meno del potenziale; che la globalizzazione ha inciso fortemente; che la concorrenza della Cina si è fatta sentire. Grazie, veniva da dire, è da un po’ che lo sappiamo. Condivisibile, almeno in parte, la conclusione: è vero, ci sono aspetti dell’economia pratese ancora troppo poco esplorati, il che introduce nell’equazione-Prato delle incognite che ci allontanano dalla soluzione. Corretto: ma bisognerebbe allora fare un passettino avanti e lavorare per colmare queste carenze. E comunque, incognite o no, sarebbe bene citare sì i problemi ma compromettersi anche un po’ e scomodarsi ad azzardare delle soluzioni. Spirito costruttivo, propositivo e progettuale: è di questo che il distretto ha un gran bisogno. Anzi, cominciamo subito con una proposta: che chiunque lamenti un qualche problema sia moralmente tenuto a prospettare almeno un’idea per risolverlo. Di fronte al problema di come fare ad imporre questo precetto di rivoluzionario buonsenso, però, la rubrica confessa di non avere proposte.

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