Perché se è legittimo chiedere degli interventi congiunturali - in questo caso ammortizzatori sociali - spaventa la totale mancanza di una prospettiva, e non è ipotizzabile che tali palliativi durino in eterno, in queste condizioni.
Interrogarsi sul "che fare" è improrogabile...
MV
da la Nazione del 04/02/09
«Più soldi per gli ammortizzatori sociali»
Lettera a Berlusconi: «Senza aiuti conseguenze inimmaginabili»
Ecco i passaggi fondamentali della lettera inviata al presidente del consiglio Berlusconi:
L’EVOLVERSI della situazione del distretto determina fenomeni di chiusura delle aziende tessili ed una costante perdita di posti di lavoro: secondo i dati della Camera di commercio di Prato, nel periodo 2000-2008 le imprese attive sono diminuite del 37,1% per un totale di –1.867 unità; nel periodo 2000-2007 gli addetti nel settore tessile sono diminuiti del 34,9%, per un totale di –8.821 addetti. I dati del sistema informativo provinciale del lavoro, inoltre, registrano che nel 2007 i licenziamenti effettuati da imprese tessili hanno superato di 596 unità le assunzioni; nel 2008 il saldo negativo sale a 1.129 unità.
L’impatto della crisi fino ad oggi è stato contenuto grazie ad un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione guadagni straordinaria (attivata nel 2008 per 607 lavoratori) e la cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga (attivata nel periodo compreso tra gennaio e luglio 2008 per 3.517 lavoratori). Inoltre, nel corso del 2008 si sono iscritti nelle liste di mobilità, ai sensi della legge 223/91 e 236/93, 1.931 lavoratori, il 21% in più dell’anno precedente. Tuttavia, la crisi assume dimensioni che oggi minacciano la sopravvivenza del distretto industriale in quanto tale, mettendo a rischio la tenuta sociale.
Il tavolo di distretto chiede pertanto al governo nazionale: 1. una nuova dotazione di risorse destinate a rifinanziare la cassa integrazione straordinaria in deroga per le imprese artigiane del settore e le imprese industriali con meno di 15 dipendenti, immediatamente utilizzabili da tutti i lavoratori che si trovino nelle condizioni di cui sopra; 2. la proroga di un anno dell’indennità di mobilità per i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità della L.223/91 e della L.236/93; 3. il prolungamento di un anno della mobilità prevista per i lavoratori messi in mobilità nel periodo 2009/2010; 4. l’applicazione anche alle aziende artigiane di tipo familiare degli indennizzi previsti per gli esercizi commerciali in crisi; 5. l’intervento, presso il fondo centrale di garanzia per l’industria (di cui alla legge 23 dicembre 1996, n. 662 e legge 7 agosto 1997, n. 266), ed altri fondi equivalenti per il settori artigiano e del commercio, affinché venga annullato il costo della controgaranzia, come previsto attualmente per le aree del Mezzogiorno. Ritardi o parziali accoglimenti di tali richieste porterebbero la città e la provincia verso una crisi sociale di dimensioni importanti, oggi non immaginabili.
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