TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 3 febbraio 2009

Prato verso le amministrative. Pugni di ferro...

Repressione, controllo, doveri... Sedimentazione, assorbimento, storicità...
Non una parola, UNA, sulla costruzione di un percorso comune di cittadinanza, con le comunità già presenti in Prato e con quelle che potrebbero in futuro insediarsi (vogliamo veramente vedere come farà Abati a dare questo "stop deciso" ai nuovi ingressi...).
Gli immigrati devono quindi essere "assorbiti", o al limite, appunto "sedimentati" - magari al fondo della scala sociale... - devono "integrarsi". Intanto, però, per entrambi i candidati gli sforzi sono solo sul versante della "sicurezza": più controlli di qui, più controlli di là, il posto di polizia municipale in via Pistoiese, etc... Insomma, il "pugno di ferro"...
Le politiche multiculturali? Forse è una parola che non rientra nel vocabolario, o forse è elettoralmente troppo scomoda...
MV

da la Nazione del 03/02/09

‘Rigore, controlli stop a nuovi arrivi Legalità in primis’
di PAOLO ABATI *
IN QUESTE settimane ho usato più volte il termine «sedimentare» legandolo al tema dell’immigrazione. Ho detto che occorre sedimentare il fenomeno, ovvero fare in modo che venga assorbito della società. Un passo in avanti fondamentale per la convivenza, ma anche la permanenza di nuovi cittadini in questa città. La sedimentazione, perché produca i suoi effetti, ha però bisogno di uno stop deciso ai nuovi ingressi: Prato non è più in grado di accogliere nuovi arrivi, anche se gli ultimi dati fanno già intravedere una stabilizzazione del numero degli immigrati.
Un freno ai nuovi ingressi può arrivare dal pugno di ferro che, in caso di elezione, intendo esercitare nei confronti di quegli italiani che lucrano sul fenomeno, che si arricchiscono con gli affitti di capannoni non in regola dove trovano posto i clandestini e gli operai sfruttati, che chiudono gli occhi davanti alle irregolarità edilizie e così facendo favoriscono il proliferare di lavoro in nero. Se sarò eletto sindaco, non tollererò che ci siano differenze tra vecchi e nuovi cittadini di Prato, tra italiani e stranieri: rispetto delle regole per tutti, condizioni certe che mettano fine alla concorrenza sleale nel distretto, controlli serrati. Una zona come via Pistoiese, che più di altre ha un problema di vivibilità dovuto alla forte concentrazione di immigrati, potrà contare su un distretto dedicato di polizia municipale dotato di personale che si occupa di viabilità, edilizia, commercio e ambiente, per fare in modo che si ristabilisca l’ordine. Per i negozi gestiti da cinesi e da altre etnie, le insegne dovranno essere esclusivamente in lingua italiana e le vetrine dovranno essere decorose e in linea con il contesto urbano. Più controlli, più educazione, più rigidità. Pianificare gli interventi e recuperare il polso della situazione senza restare arroccati sulla speranza che le prossime generazioni di immigrati risolveranno in modo naturale i problemi di oggi. I problemi di oggi vanno affrontati subito e la programmazione è lo strumento che può dare le prime risposte e garantire una convivenza serena.
* candidato sindaco Pd


‘Pugno di ferro sulle ditte fuorilegge’
di MASSIMO CARLESI *
IL FENOMENO migratorio, volendo brevemente riassumere, è di due tipi. Ci sono persone che sono arrivate a Prato in cerca di lavoro e che lo hanno trovato, spesso da tempo, nelle fabbriche, nell’edilizia, nelle famiglie. Questo tipo d’immigrazione è una presenza attiva in città, che cerca d’integrarsi e che, in qualche caso, c’è già riuscita. Spesso si tratta di intere famiglie che hanno acquistato casa a Prato e possiamo parlare di immigrati «storicizzati». La risposta a queste persone non può che passare dalla concessione di diritti e dal rispetto di doveri. Dobbiamo garantire loro la casa, la salute, la vita sociale e dobbiamo pretendere il rispetto delle norme e dei regolamenti comunali, della libertà religiosa, delle scelte personali. Di fondamentale importanza sono la scuola e la conoscenza della lingua. Ma lo sono anche l’impegno del Comune e delle forze dell’ordine per aumentare il senso di sicurezza nei vecchi e nei nuovi abitanti di Prato, restituendo decoro alla città e reprimendo il commercio abusivo.
L’altra faccia del fenomeno riguarda, benché non tutte, le aziende a titolarità straniera. Dico che a Prato non possono più essere consentite zone franche. Come abbiamo preteso, nel passato e dalle aziende italiane, il rispetto delle norme sugli scarichi, sulla sicurezza e sui diritti dei lavoratori, dobbiamo pretenderlo dalle imprese straniere. Dobbiamo saper controllare e reprimere i fenomeni d’illegalità diffusa e, per questo, il governo deve rendersi conto che vanno rafforzati, a Prato, gli organici della polizia postale e della guardia di finanza (che possono tra l’altro controllare i flussi di denaro), dell’Ispettorato del lavoro, dell’Inail e della polizia di Stato. Quanto alla polizia municipale, deve continuare ad occuparsi degli indispensabili controlli sul rispetto delle regole per l’igiene, l’orario di apertura dei negozi, delle norme edilizie. Anzi, i controlli vanno se possibile incrementati.
* candidato sindaco Pd

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