TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 31 agosto 2008

Traffico. Il piccione di Toscana.

E dopo lo squalo di Giannutri (Fini) e il barracuda dell'Alaska (Sarah Palin), ecco il piccione di Firenze! Chissà che risate si sta facendo l'assessore al traffico e aspirante sindaco Graziano Cioni.
mv

(nella foto Andrea Manciulli segretario regionale del PD)

Firenze, 29 agosto 2008 - Lo hanno beccato contromano in Vespa davanti all’ingresso della Festa Democratica (nel controviale in piazza Bambini e bambine di Beslan) e, senza esitazione, i Vigili urbani lo hanno multato. Sequestrandogli il motociclo perché non era stato sottoposto alla revisione richiesta dalla Legge. Tutto quasi normale, se non fosse che lui è Andrea Manciulli, segretario regionale del Pd, partito ambientalista e anti-traffico. In sintesi: una spiacevole gaffe.
Anche perché l’episodio si è svolto intorno alle 20, forse il momento di massimo afflusso alla Fortezza da Basso, e il segretario ha speso una buona mezz’ora a ‘trattare’ con i vigili. Il siparietto ha avuto come testimoni numerosi passanti, tanto che proprio i vigili urbani, nell’inutile tentativo di proteggere la sua privacy, hanno cercato di convincerlo a spostarsi in un luogo meno esposto.
Manciulli — a precisa domanda sull’episodio — ha confermato sia la multa che la trattativa. "Ho solo cercato di evitare che mi ritirassero il libretto di circolazione — ha spiegato — perchéquesto mi avrebbe permesso di attivare più rapidamente le procedure per la revisione che dovrò comunque far eseguire. Quella Vespa è di mio padre, me l’ha prestata per venire alla festa e probabilmente ha dimenticato la scadenza".
Però non ha chiarito l’infrazione per il transito contromano, nel tratto da via Faenza a piazza Bambini e Bambine di Beslan (quest’ultima anche area pedonale). Solo un generico accenno. "I vigili non sapevano che avevo il permesso per entrare dentro la Fortezza con la Vespa e mi hanno fermato per un normale controllo".
L’episodio è controverso e un po’ inquietante.
Dopo la lunga trattativa, in ogni caso, il segretario regionale non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale per il verbale dei vigili urbani. E ieri a chi gli ha ricordato che in fondo anche Fini, presidente della Camera, era stato multato per una immersione proibita nel mare di Giannutri, e aveva pagato la multa e chiesto scusa, ha risposto: "Non credo che la banale dimenticanza di una revisione sia la stessa cosa. In ogni caso pagherò la multa e farò effettuare al più presto la revisione".

Paola Fichera
(da La Nazione)

Animali. Orsi polari e barracuda.


Usa: lobby petrolio fa causa a governo, “Via l’orso polare da specie protette”


31 ago 10:35

L’Istituto Americano per il Petrolio (Api) e altri quattro gruppi petroliferi hanno fatto causa al ministro degli Interni americano per aver inserito gli orsi polari nell’elenco delle specie protette.

Lo scrive il Washington Post. La lotta e’ per gli interessi petroliferi - enormi - nella zona, e si scontra con il meno sentito problema dell’orso polare: aver inserito l’orso nella lista significa limitare il numero di trivellazioni consentite.

Ma l’habitat naturale di questo animale, l’Alaska, se la sta gia’ vedendo a fatica contro l’emergenza cambiamenti climatici e il conseguente scioglimento dei ghiacci. L’interesse dei petrolieri e’ sostenuto dalla neo-eletta vice di John McCain, la ‘barracuda’ Sarah Palin, senatrice dell’Alaska, che nel maggio scorso aveva annunciato un ricorso legale contro la decisione del governo federale.

La Palin solleva cosi’ l’entusiasmo dei lobbisti del petrolio. Il governo federale ha 60 giorni di tempo per contestare. (notizia Agr)

Caccia. Preapertura: un crimine ambientale.


29/08/2008
Aree Protette e Parchi
In Toscana preapertura e caccia in deroga
Wwf: «Chi pagherà le sanzioni della Comunità europea?»


FIRENZE. Con tre delibere, la giunta regionale Toscana ha dato il via libera alla preapertura della caccia, al prelievo in deroga dello storno e ha regolamentato la mobilità dei cacciatori all´interno degli ambiti territoriali (Atc). Secondo il vicepresidente Federico Gelli la regione ha in serbo altre novità per caccia e cacciatori: «Intendiamo affrontare la questione della caccia con il governo, al quale chiediamo una concreta prova di federalismo. E quindi di lasciare alle regioni le ingenti risorse che ogni anno i cacciatori versano allo Stato per poter svolgere l´attività venatoria. Chiediamo insomma che queste risorse non finiscano più nel calderone del fondo nazionale, ma possano essere direttamente utilizzate per la valorizzazione e la tutela dei territori faunistici, chiamando a collaborare anche il mondo ambientalista». L´apertura ufficiale della caccia ci sarà il 21 settembre e la caccia proseguirà fino al 31 gennaio, ma sarà possibile cacciare dalle 6.30 e fino alle 19 di lunedì 1 settembre e, nella stessa fascia oraria, anche domenica 7 settembre. Una nota della regione informa che «Tortore, colombacci, merli (ad esclusione che nella provincia di Grosseto), gazze, ghiandaie e cornacchie grigie, sono le specie che sarà possibile cacciare da appostamento. Negli stessi giorni nelle province di Arezzo, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato e Siena sarà permesso cacciare da appostamento fisso nei laghi e nelle altre superfici allagate artificialmente, sia l´alzavola, che il germano reale e la marzaiola, mentre in provincia di Livorno questo tipo di caccia sarà possibile soltanto il 1 settembre». La regione ha accolto le richieste delle provincia (solitamente vicine al mondo venatorio) ed ha autorizzato per i cacciatori toscani il prelievo in deroga del! lo storno (20 capi al giorno e di 100 nell´intero periodo) l´1 e 7 settembre e dal 21 settembre al 19 ottobre. Mentre dal 20 ottobre al 14 dicembre si potrà sparare agli storni solo nei vigneti e nei frutteti dove non sarà terminata la raccolta dei frutti e negli uliveti, nonché in un raggio di 100 metri da questi.
Cambia anche la mobilità venatoria all´interno dei 19 Atc toscani: i cacciatori residenti fuori Toscana potranno accedere al sistema di prenotazione venatoria dopo aver versato 25 euro come contributo per le spese di gestione del servizio, mentre i dettagli per la gestione operativa della mobilità saranno resi noti nei prossimi ! giorni. Da quest´anno oltre alla possibilità di prenotare telef nicamente le giornate di caccia in mobilità, sarà possibile farlo anche tramite sms e attraverso il sito web della Regione.

La Toscana, con 110.000 cacciatori, resta la regione italiana a più alta densità venatoria e forse anche per questo oggi è stato siglato il patto di scambio riguardante gli Atc tra Toscana, Lazio e Umbria che permette ai cacciatori di accedere anche al territorio delle altre regioni.

Immediata la protesta del Wwf che sottolinea che la preapertura avvia ancora una volta la stagione venatoria «con un tipo di caccia di gravissimo impatto sia sulle specie oggetto di prelievo sia sulle altre specie in un momento di particolare sensibilità nella loro biologia.

La caccia in tarda estate è infatti estremamente dannosa per molti motivi: la presenza ancora di giovani in fase di dipendenza; l´assenza dei contingenti migratori provenienti dal nord e quindi la concentrazione del prelievo sulle coppie nidificanti nel nostro paese; per quanto riguarda gli anatidi, la presenza di femmine che non hanno ancora concluso la muta delle penne e possono avere difficoltà di volo; le condizioni ambientali spesso non favorevoli dopo il periodo estivo con scarse precipitazioni; la presenza ancora sul nostro territorio di esemplari di specie migratrici rare e protette, per le quali si presenta un grave rischio di abbattimenti illeciti permettendo la caccia in questi giorni, rischio che sarebbe evitato dall´apertura canonica alla terza domenica di settembre».

Motivi sollevati puntualmente ogni anno dagli ambientalisti e dal mondo scientifico e puntualmente ignorati dalla regione. Il presidente del Wwf Toscana, Guido Scoccianti, sottolinea che «la Regione continua a conceder la preapertura per accontentare i cacciatori. I voti dei cacciatori evidentemente valgono di più dell´integrità del nostro ambiente e della nostra fauna. Anche per quanto riguarda la caccia in deroga allo storno, specie protetta dalle normative europee, il Wwf sottolinea come la deroga attivata dalla regione Toscana sia in contrasto con le direttive comunitarie. Se vi sono danni all´agricoltura da parte di una specie, si precisi dove, quanto e quando e solo là e con metodi e soggetti idonei si attivino eventuali specifiche azioni di controllo e contenimento (a partire dai metodi incruenti). La "deroga" sullo storno come da anni portata avanti dalla regione Toscana è invece semplicemente una liberalizzazione della caccia a questa specie su praticamente tutto il territorio regionale e per tutta la stagione. Si tratta quindi di un provvedimento non certo mirato sulle problematiche degli agricoltori bensì sul desiderio dei cacciatori di poter sparare di più. Il contrasto con le precise indicazioni date dalla Direttiva europea è palese. Chi pagherà le sanzioni che la Comunità europea potrà applicare alla regione Toscana per la violazione della norma comunitaria? Per fare un piacere ai cacciatori i nostri politici non si preoccupano di mettere a rischio le tasche di tutti i cittadini-contribuenti?».

Agliana. Marcia della Giustizia.

Vi ricordiamo questo importante appuntamento di metà settembre, di cui abbiamo già dato notizia.
mv

15a Marcia per la Giustizia

Agliana - Quarrata (Pistoia)
sabato 13 settembre 2008

sul tema

Ambiente e povertà

parteciperanno

Giancarlo Caselli, magistrato
don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera
Yolande Mukagasana, autrice di “La morte non mi ha voluta”, sul genocidio in Ruanda
Gherardo Colombo, ex-magistrato
Gianni Minà, giornalista
Rita Borsellino, politica
Riccardo Petrella, economista e professore
padre Alex Zanotelli, missionario comboniano
Marina Silva, ex-ministro dell’Ambiente del Brasile
Haram Sidibé, economista maliana

Ritrovo e partenza ore 18 ad Agliana, Piazza Gramsci
Arrivo a Quarrata - Piazza Risorgimento ore 21

Per maggiori informazioni e adesioni alla Marcia:
Casa della Solidarietà - Rete Radié Resch di Quarrata
Via delle Poggiole, 225 - 51039 Quarrata (Pistoia)
Telefoni 0573-750539-718591-717179
Fax 0573-718591

Montagna. Bloccato il decreto ammazza marmotte!


Il Tar di Bolzano blocca il decreto "ammazza-marmotte"

Le marmotte sudtirolesi sembrerebbero salve, almeno per ora. Wwf, Lav e Lac hanno annunciato soddisfatte che il Tar di Bolzano ha deciso di sospendere con procedura urgente la caccia alle marmotte in Alto Adige, accogliendo così il ricorso presentato dalle tre associazioni ambientaliste e animaliste. In attesa della decisione di definitiva sospensione, rimane comunque confermato, ma sarà sicuramente più allegro, il sit-in previsto per il 29 agosto davanti al palazzo della provincia di Bolzano «per ricordare all´amministrazione che la fauna è patrimonio universale e va tutelata nell´interesse di tutti».

L´avvocato Mauro De Pascalis, che ha curato l´esposto di Lav, Lac e Wwf, dice: «Siamo soddisfatti della decisione del Tar che ha accolto la nostra richiesta di sospensione immediata del provvedimento data la estrema gravità del fatto. Se il Tribunale non avesse deciso in questo senso infatti, da lunedì si sarebbe sparato alle marmotte con un danno ambientale incalcolabile e contro la legge nazionale 157/92. Attendiamo con serenità, dunque, l´esito della decisione definitiva del Tribunale sulla sospensione dell´atto che ci sarà il prossimo 19 settembre». Le tre associazioni ambientaliste sottolineano che «A differenza degli altri anni siamo riusciti a bloccare il provvedimento prima dell´inizio degli abbattimenti, previsti dal primo settembre, ma resta inaccettabile il comportamento illegittimo e irresponsabile della provincia che ogni anno ripete lo stesso atto contrario alla legge che puntualmente dobbiamo impugnare al Tar. Al danno diretto agli animali, infatti, si somma la spesa che la collettività deve sostenere per ribadire ogni anno il ricorso al Tribunale che conferma il principio per cui la fauna è patrimonio di noi tutti e la Provincia non può violare la legge nazionale per disporre l´abbattimento di animali protetti».

Per la Lav la delibera sospesa dal Tar «è un ennesimo regalo ai cacciatori» che porterebbe all´uccisione di 2.000 marmotte. Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della Lav, spiega che «I simpatici roditori, beniamini dei bambini e mascotte di numerose comunità montane, sono stati condannati senza processo e senza appello dal presidente stesso della provincia autonoma di Bolzano. Le motivazioni hanno dell´incredibile: secondo il massimo rappresentante istituzionale della provincia altoatesina, le marmotte "minano i verdi prati degli alpeggi destinati al pascolo e le tane rischiano di rompere l´equilibrio della flora". Probabilmente anche un bambino delle elementari si farebbe delle grasse risate sentendo affermazioni del genere! Soprattutto considerando il fatto che negli ultimi tempi, la provincia di Bolzano non ha certo brillato per lungimiranza nella gestione della fauna selvatica. Infatti non si sono ancora spente le polemiche generate dall´abbattimento di un cervo all´interno di un garage cittadino. In quella vicenda l´amministrazione provinciale ha dimostrato tutta la sua incompetenza, culminata nell´abbattimento a sangue freddo dell´animale tranquillamente accucciato su un pianerottolo. In questi giorni Bolzano torna alla ribalta delle cronache nazionali con un provvedimento "ammazza-marmotte" che ha tutto il sapore di un favore pre-elettorale, ad esclusivo beneficio dei 4.000 cacciatori che si recheranno alle urne il prossimo autunno».
(da Green Report)

Acqua. Conformismo ambientalista e compromessi.


Pubblichiamo questo intervento del dottor Bolognini, che con la sua competenza, unita alla consueta sagacia e spirito critico, ci invita ad approfondire la difficile questione della potabilità dell'acqua pubblica.

MV


Un esempio "fiorentino": la tanto propagandata (dal gestore "privatacqua", come dai seguaci dell'ecocapitalismo e dagli idioti del "politicamente corretto" legambientini) acqua "potabile" (che ci danno "a bere" a costi crescenti) non è altro che un prodotto industriale vero e proprio, di assai dubbia provenienza (l'inquinatissimo Arno, esempio negativo per tutta Italia) e che subisce moltissimi trattamenti per essere definito tale "a norma di legge", ne so qualcosa, essendo del mestiere.
Bisogna tener presente che la legge non ci garantisce sulla non nocività dell'acqua "potabile", ma è semplicemente un compromesso (neanche tanto ben calcolato) tra i danni certi che il consumo regolare del "prodotto" causerà (gli organoalogenati che si formano con il trattamento con il cloro sono notoriamente cancerogeni, così pure l'alluminio usato come flocculante è sospetto di essere concausa di malattie degenerative del sistema nervoso, e gli esempi non finiscono qui) e i costi di produzione.
Inoltre la stessa legge viene, a più riprese, disattesa con la "generosa" concessione di deroghe da parte delle Regioni (molto utilizzate anche nella Toscana felix") ai limiti previsti dalla norma comunitaria, ripresi dalla legge italiana.
Uno degli ultimi atti che ho fatto da responsabile dell'Igiene Pubblica di Pistoia (purtoppo lo stesso gestore acquedottistico di Firenze,dopo l'avvenuta privatizzazione dell'acqua), prima di dimettermi, oltre 4 anni fa, è stato la denuncia per falso in atto pubblico al dirigente della regione Toscana che aveva richiesto la deroga ai valori massimi del clorito (prodotto indesiderato che si forma a seguito del trattamento dell'acqua con biossido di cloro) affermandone la presenza "naturale" nel sottosuolo.
Alcuni mesi fa la Magistratura fiorentina mi ha comunicato che, sulla base della mia notizia di reato, ha rinviato a giudizio questo funzionario, (questo fatto non mi ha certo reso "popolare" in certi ambienti).

La notizia non è ovviamente passata nei media (molto sponsorizzati dalla martellante pubblicità, pagata da noi, di Regione e Publiacqua, vedi anche Repubblica e le pagine toscane del Manifesto), più comodo ripetere la favoletta che l'acqua del rubinetto "è sicura", "più sicura", "più controllata" ecc.
Come ripeto da tempo il conformismo ambientalista è disastroso, prima che sul versante politico, su quello culturale, rende impotenti ed incapaci, nell'analisi come nell'azione.


Salute
michelangiolo bolognini

Mare. Squali a Giannutri.


27/8/2008
da: La Stampa

BUFERA SUL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Fini, immersione nell'area protetta
Legambiente: «Bagno in una zona vietata vicino all'isola di Giannutri».
Il presidente della Camera ammette:«Una leggerezza, pagherò la multa»
Immersioni proibite in un tratto di mare tutelato, nel cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. È polemica su Gianfranco Fini, dopo la denuncia di Legambiente a cui sono giunte ieri delle foto che ritraggono alcune persone su una barca dei Vigili del Fuoco, tra cui sembra di riconoscere il Presidente della Camera e la sua compagna, intenti a fare immersioni in un tratto di mare vietato, di fronte a Giannutri.
Legambiente ha scritto una lettera al presidente del Parco Nazionale dell’arcipelago toscano, Mario Tozzi, per chiedere se ci sia stata un’autorizzazione formale dell’ente, che peraltro, fanno notare da Legambiente, viene rilasciata molto di rado e solo per motivi scientifici. «Nel pomeriggio del 26 agosto - si legge nella lettera di Legambiente - nella Zona 1 a protezione integrale davanti alla costa dei Grottoni a Giannutri, è stato notata da nostri soci una imbarcazione dei Vigili del Fuoco, in navigazione e stazionamento, che prestava a quanto pare anche assistenza a subacquei dotati di autorespiratori, in un’area interdetta dal Decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dalla legge 394/91 a qualsiasi attività che non sia di carattere scientifico o per dirette esigenze dell’Ente Parco. Inoltre la stessa area, a terra e a mare è una Zona di protezione speciale in base alla Direttiva Ue uccelli. Tra le persone che hanno partecipato alle immersioni sembra ci fosse anche un noto politico italiano che occupa una delle più alte cariche istituzionali della Repubblica Italiana. Si chiede quindi di sapere: Se l’imbarcazione ed i subacquei presenti nella zona 1 dell’area marina assegnata al Parco Nazionale dal Dpr avessero il necessario nulla-osta del Parco e per quali attività di tipo scientifico e in base a quale progetto di ricerca approvato in precedenza dall’Ente Parco; chi fossero i partecipanti alle immersioni e di quali eventuali titoli scientifici disponessero; quali eventuali iniziative siano state prese dal Parco per sanzionare l’imbarcazione e i sub nel caso non fossero autorizzati al transito, allo stazionamento ed all’immersione in zona 1 a Giannutri».
E a proposito dell’immersione "vietata" di Gianfranco Fini all’isola di Giannutri, denunciata da Legambiente, è intervenuto il portavoce del presidente della Camera, Fabrizio Alfano: «Non abbiamo alcuna difficoltà a commentare una colpevole leggerezza». «Non conoscendo esattamente i confini dell’area protetta - prosegue il portavoce -, pensavamo che l’immersione si svolgesse nell’area 2, dove sono consentite le attività subacquee». «Conveniamo - conclude il portavoce di Fini - con il presidente dell’Ente parco sul fatto che è inevitabile una sanzione amministrativa e sul dovere di pagarla».

Politica. Dimmi chi erano i Verdi.

Marco Betti, assessore regionale dei Verdi, risponde all’articolo “Verdi fasulli Governo sordo” di G. Sartori, da noi pubblicato insieme alla risposta di Monica Frassoni. ( http://municipioverde.blogspot.com/2008/08/verdi-sartori-scopre-lecologia-e.html )
mv


Grazie Prof. Sartori.
Senza ironia.

Ci voleva un Suo autorevole intervento nell’impalpabile politica ferragostana per provare a riportare il dibattito delle idee su un binario di decenza intellettuale. Ci voleva e ha un grande merito: quello di avere riassunto mirabilmente in poche righe il tema centrale del Futuro. Non dei Verdi, né del nostro Paese, ma della nostra civiltà, probabilmente, della nostra specie. Lei ha rappresentato lucidamente una situazione assolutamente fuori controllo, nella quale i popoli e i loro governanti, vivono realtà virtuali e non la realtà. Popoli e governanti che si nutrono di un futuro in pillole, di una prospettiva non di secoli o di anni, ma di mesi, scandita, nelle democrazie più o meno “occidentali”, dalle scadenze elettorali e in Cina, presenza residuale del mondo del “socialismo reale”, dal bisogno di competere, sopra le righe, fuori da ogni contesto di compatibilità.
Lei ha richiamato correttamente a valutare altro. La drammatica evoluzione dei cambiamenti climatici e l’incapacità di opporvisi per gli egoismi nazionali e per i miserabili calcoli di bottega che ogni Paese fa. I grandi pensatori dell’800, da Smith a Marx non hanno pensato alla contraddizione delle contraddizioni, non hanno pensato all’esaurimento delle risorse. Altro che Venezia sott’acqua! Entrambi, Capitalismo e Comunismo, hanno guardato verso un futuro nel quale lo sfruttamento del “grembo opimo di Madre Terra” non frapponesse ostacoli al raggiungimento di un ideale equilibrio sociale e di progresso. Hanno guardato il futuro con leggerezza ed ottimismo, con l’avventata sicurezza del Positivismo. Entrambi hanno trattato la Natura con l’approccio dell’uomo delle caverne, la Natura nemica, da piegare alla volontà della specie dominante. Purtroppo oggi è ancora così. Ed è una questione squisitamente culturale e, di riflesso, politica. Che vuole che importi se il Presidente si chiama Berlusconi?! O il Ministro Prestigiacomo!? Non si può attribuire la colpa alla “sonnolenza” dei nostri governanti, siano essi di destra o di sinistra. E’ il modello culturale che è passato nella nostra società che è “il” problema. Quando il dibattito politico si blocca per mesi sul mezzo punto più o meno di pressione fiscale ogni speranza tramonta.
Per finire due parole sull’invettiva che riserva ai Verdi. Da essa a mio giudizio traspare una cocente delusione, la verifica che i Verdi, quelli italiani in particolare, non siano stati all’altezza del compito, che non abbiano avuto il profilo per affrontare l’impegno nella sua dimensione planetaria, che sia mancata forse la coerenza necessaria, che siano affondati nel day by day istituzionale, che le figure più rappresentative abbiano manifestato l’inadeguatezza ai valori tanto elevati di cui si facevano portatrici. E’ tutto vero Professore. Ma senza quei principi, senza l’impegno quotidiano di tutte quelle migliaia di donne e uomini che si sono dannati (inutilmente) per farli passare tra i nostri concittadini, oggi il dibattito si fermerebbe molto prima.
Ci pensi… ecologicamente s’intende.
Marco Betti

Massa, 16 Agosto 2008

Archeoambiente. Oltre le più cupe previsioni.


La vergogna degli scavi abbandonati della città degli Etruschi sul Bisenzio

Cari amici,
per l’area archeologica di Gonfienti la realtà odierna si è fatta ancor più drammatica, oltre le più cupe previsioni: la situazione di abbandono che contraddistingue lo stato dei siti archeologici vincolati è gravissima, oserei direi senza speranza, vista l’incuria e la totale disaffezione dimostrata dalle autorità preposte, specie dopo l’avvio dei lavori di ampliamento che stanno interessando lo scalo merci dell’Interporto e la conclusione della fase di “bonifica archeologica” dei terreni che saranno occupati da piazzali, binari e magazzini!
Ad alimentare l’originale e voluminosa documentazione sui misfatti che si continuano a perpetrare intorno agli scavi di Gonfienti, provvede infatti - per chi non l’avesse ancora letto - l’articolo di oggi di Fabio Barni nella cronaca pratese del Tirreno (vedi precedente post ndr).
Un tale vergognoso degrado,che genera anche uno stato di pericolosa illegalità, riguarda in modo diffuso l’ambiente tutt’intorno all’interporto e si accomuna con l’incuria e la sporcizia che caratterizzata le zone di pregio paesaggistico, ivi comprese quelle poste in regime di tutela archeologica non appena pochi mesi or sono, in quanto ritenute eccellenze del patrimonio culturale nazionale, e non solo per aver restituito capolavori assoluti d’arte antica, quanto piuttosto come testimonianze uniche delle nostre origini, segni inconfutabili e grandiosi di antichissime civiltà dal Bronzo Medio al periodo Etrusco Arcaico, fino all’epoca imperiale romana. Sapevamo che la sofferta convivenza con le lottizzazioni industriali aveva posto serissimi limiti alla conoscenza ed alla valorizzazione di questi siti, ma gli effetti avvertiti dalla ricognizione odierna superano di gran lunga anche questa valutazione. In ogni caso, in questo “confinato zoo” dell’archeologia nostrana sono state consumate ingenti somme di denaro, privato (per commesse dell’interporto) e pubblico (per finanziamenti di comuni, province, Regione e Stato), dimostrando, alla resa dei conti ed in modo fin troppo evidente, il declino irreversibile sia etico che funzionale delle attuali autorità tutorie (committenti o garanti da oltre dieci anni a questa parte di tali spese), evidentemente incapaci di svolgere decentemente il loro ruolo istituzionale. Si aggiunge, infine, la frustrazione, oggi veramente dura da digerire, per i tanti ed assidui appelli disattesi, puntualmente rispediti ai mittenti (associazioni, comitati, privati cittadini) spesso in modo arrogante ed irritato, gli appelli di questi anni fanno adesso il paio con l’immagine amarissima del progressivo depauperamento e della lordura delle aree già immaginate come un parco archeologico che oggi tristemente osserviamo come un parco della prostituzione.

Un sempre più allarmato e sconfortato saluto a tutti

Giuseppe Centauro

Archeoambiente. La vergogna di Gonfienti


Mai titolo fu più appropriato!
La mezza pagina dedicata dal Tirreno alle vicende legate al sito archeologico, partendo dalle dichiarazioni di Anna Maria Berti - presidente della Circoscrizione Est - offre un interessante spaccato. Qualche domanda a bruciapelo (per poi lasciarvi alla lettura): ma la signora Berti, e l'assessore Mazzoni (che sembra abbia promesso un "sopralluogo") dov'erano quando il Comitato per la Città Etrusca chiedeva a gran voce il confronto? E un bel sopralluogo non potevano farlo alla fine di marzo di quest'anno, quando al circolo ARCI Costa Azzurra si è tenuto un dibattito proprio sul sito di Gonfienti?
Queste domande, ad essere sinceri, il giornalista non le ha poste... ma sarebbero state doverose!
MV

da Il Tirreno del 31/08/08
«Neppure una riunione in 4 anni»

Etruschi, Berti denuncia il disinteresse di Comune e Soprintendenza
«E anche la Regione ha promesso inutilmente» Mazzoni: «Farò presto un sopralluogo»

PRATO. Anna Maria Berti, la presidente della Circoscrizione Est, è un fiume in piena. Legge del degrado di Gonfienti, degli Etruschi sepolti dalle erbacce e assediati dalla prostituzione maschile. S’indigna e chiede: «Una risposta, una volta per tutte». Rivolta a quelli che chiama i suoi «superiori», volge lo sguardo al Comune e al resto della politica pratese. La domanda è però la stessa per la Regione, «che ha sempre detto di voler fare molto, ma non si è visto niente».
E per la Soprintendenza. «Immagino che una soprintendente non abbia bisogno di parlare con un presidente di quartiere», dice Berti. E registra un dato di fatto: «Da quattro anni che sono qui, non c’è mai stata una riunione, fra tutti gli attori della faccenda, per decidere che cosa fare». S’è parlato anche parecchio, mai però in forma ufficiale e per arrivare a qualche decisione concreta. L’abbandono, almeno apparente, della città etrusca sta lì, a dimostrarlo. «È il caso di muoversi e di decidere insieme - riprende la presidente - E non si venga a tirare fuori la solita storia che non ci sono soldi». E la prostituzione? «Facciamo come agli Alcali. Tutti insieme ci siamo riusciti».
Anna Maria Berti è appunto un fiume in piena e per di più col piglio dell’imprenditrice, qual è. Non si ferma. «Mettiamoci d’accordo. Abbiamo un euro a testa? Spendiamo quello - suggerisce - Se un impiegato pensa di comprare 100 ville al mare, non ce la farà mai. Se acquisterà un dignitosissimo appartamento, riuscirà invece a pagarlo». E a goderselo.
Come dire che, facendo almeno il minimo e «smettendo di piangere sul passato», parte della situazione è rimediabile e, soprattutto, i pratesi potranno un giorno, neppure troppo tardi, ammirare la domus e i reperti mobili della zona. «Ci vuole tanto - domanda ancora - a chiedere un paio di stanze all’interporto e a dar modo a tutti di vedere quello che ci hanno lasciato gli Etruschi?». Sempre che la frittata, cioè lo spezzatino non si già stato fatto, con l’invio dei manufatti e dei pezzi pregiati dislocati in magazzini e, in futuro, musei diversi. Quel che a Gonfienti è tornato alla luce, a Gonfienti deve restare.
Un punto, questo, sul quale concorda l’assessore alla cultura, Andrea Mazzoni. sistemazione definitiva dei reperti, sulla quale il dibattito è aperto da tempo con tanto d’ipotesi Artimino, l’assessore è lapidario: «Le teorie degli archeologi dicono che i reperti devono restare vicini a dove sono stati trovati». Intanto, garantisce che nulla è sparito e auspica sul serio che tutto possa restare «in un sito fondamentale per ricostruire la storia degli Etruschi, non solo quelli di Toscana». Fra qualche mese, si riparlerà anche dell’antiquarium. Saranno insomma portati a compimento i lavori sulla porzione di villa Niccolini per i quali - osserva ancora Mazzoni - «abbiamo tempo fino a maggio». Anna Maria Berti però incalza: «Diciamoci la verità - aggiunge - Si spedono soldi per decine d’iniziative in giro per la città. Non voglio fare la guerra alle altre Circoscrizioni e dico giustamente. Però, valorizziamo anche quello che abbiamo».
Fabio Barni

Una città sepolta e pezzi di grande valore
Importanza dei ritrovamenti e difficile convivenza con Interporto
PRATO.
Il bollino dei “quattro sassi” durò poco. Serviva, più che altro, a giustificare l’avanzamento dei lavori di un interporto per il quale, a dirla tutta, ancora non si intravedono ruolo e collocazione precisi. I ritrovamenti comprendono una kylix d’inestimabile valore, attribuita a Douris; una domus di dimensioni eccezionali; strade e mura. Con tutto un ventaglio di gioielli, sculture, vasi, ornamenti di raro pregio e addirittura rarissimi per l’epoca. Se il cartello degli ultimi lavori porta la data del 2007, la cronistoria è presto ricostruita. Nell’inverno 1997, i lavori di sbancamento per la realizzazione dell’interporto fecero emergere le prime testimonianze archeologiche. Due anni dopo, estate 1999, vennero effettuate le prime indagini archeologiche.
Nella nota inviata dalla Soprintendenza al Comune si legge che a seguito di alcuni scavi e di una indagine archeologica vera e propria, finanziata dalla Società Interporto, «nell’area del bacino di compenso di Gonfienti stanno tornando alla luce complessi strutturali di dimensioni notevoli, d’età ellenistica». In autunno, si decide di effettuare sondaggi in località Gonfienti e nel 2000 si ritiene che l’abitato sia di oltre 2 ettari mezzo. In realtà, nel 2003 i soci di Interporto ritengono «inopportuna» l’ubicazione della città etrusca che intanto è riconosciuta essere almeno dodici ettari. Nel 2004, si riconosce la straordinaria importanza della scoperta e due anni dopo si ribadisce come la città etrusca sia uno degli insediamenti più importanti del centro-nord dell’Italia e contemporanemente si autorizza a costruire su parte dei reperti ritrovati.

Parole tante atti nessuno
PRATO.Parole tante. Atti pochi. Lo rivela una ricerca sulla banca dati delle deliberazioni del Comune. Ebbene, dall’estate 2004 a oggi, la giunta Romagnoli, stando all’esito della ricerca compiuta sulla rete civica, non ha prodotto un atto che contenesse una delle seguenti parole: antiquarium, etruschi, etrusca, archeologia, archeologico. Con la chiave Gonfienti troviamo atti sull’interporto e sul cimitero. Andò meglio nel passato mandato amministrativo (giunta Mattei) con almeno sei atti di giunta dedicati agli Etruschi.

sabato 30 agosto 2008

Nucleare. Tanti dubbi, nessun dubbio.


Dubbi atomici
di Mario Tozzi
(da: Rinnovabili.it)


Non è tanto il problema di possibili incidenti, che sono in questo caso più gravi che in qualsiasi altro impianto, a far diffidare del nucleare, né la sua contiguità oggettiva con gli usi militari. Piuttosto è il fatto che per costruire una centrale nucleare sono necessari troppi soldi e ce ne vogliono il doppio per dimetterla. E che sono indispensabili anni per costruirla e anni anche per smontarla. Piuttosto è il fatto che come si fa a costruire una nuova centrale quando non si sa dove mettere le scorie delle vecchie? Ma, si dice, perché si sta così attenti a non costruire centrali sul suolo patrio quando siamo circondati da centrali francesi, da cui compriamo pure energia? Con questa logica potremmo continuare a ospitare le produzioni velenose di Seveso e di Porto Marghera, tanto in Slovenia si fanno ancora. Il nucleare è trascurato dal mercato e presenta problemi ambientali tali da lasciare a questa fonte solo il 6,5% del fabbisogno di energia primaria al mondo. Non si tratta di un caso.Non bisogna disconoscere a priori i vantaggi del nucleare, cioè che non produce gas serra, inquina poco o per nulla, produce relativamente poche scorie, ce ne sono scorte sufficienti, permette ricadute scientifiche e tecnologiche di rilievo e riduce la dipendenza estera per quello che riguarda l'energia.

Gli svantaggi sono però altrettanto chiari: le scorie e i rifiuti sono sì ridotti, ma sono molto pericolosi e non perdono il loro potenziale devastante per migliaia di anni.

Sono pochissimi i luoghi sulla Terra completamente sicuri per tempi così lunghi e, pure se vengono individuati, ci vogliono barriere ingegneristiche, controlli di sicurezza particolari e trattamenti inertizzanti costosi e lunghissimi. Alle scorie di combustibile, le barre di uranio, vanno aggiunti i rifiuti radioattivi che derivano dalla dismissione delle centrali che hanno terminato la loro vita o che risultano obsolete: in pratica le centrali stesse diventate ormai materiale contaminato.
Le centrali nucleari costano molto e ci vogliono tempi lunghi per costruirle (5-10 anni); hanno poi vita breve: poche arrivano ai 30-40 anni teorici e ci si attesta sui 25 anni di media. Per finire, i costi di smantellamento sono molto elevati. Per via del costo capitale, delle assicurazioni contro gli incidenti, dello smantellamento finale, dello stoccaggio e smaltimento scorie il mercato finora non ha premiato il nucleare che copre solo il 6,5% del consumo di energia primaria mondiale. Se è così vantaggioso, perché non si è diffuso maggiormente ? Solo poche persone manipolano il nucleare e ciò ingenera diffidenza nella popolazione. Non c'è consenso sociale sul nucleare: sono decine i comuni denuclearizzati in Italia e sarebbe arduo piazzare oggi una centrale in qualche provincia o comune, anche se volessimo dimenticare che nel 1987 c'è stato un referendum che ha bocciato sonoramente l'ipotesi nucleare.
C'è infine un possibile uso militare che sfrutta le conoscenze acquisite nelle centrali e il plutonio prodotto dai reattori autofertilizzanti: dovunque nucleare significa ancora guerra.

Complessivamente il nucleare è bocciato non solo dalla diffidenza delle popolazioni, ma anche dai problemi che ha dovunque e soprattutto dal mercato: le grandi centrali di un tempo possono essere costruite solo in presenza di forti interventi statali che abbattano i costi elevati, interventi sempre meno possibili in regimi concorrenziali: sostanzialmente il nucleare non conviene e impedisce di sperimentare nuove fonti più sicure. Al mondo poi non esistono ancora depositi di III categoria sotterranei definitivi: come a dire che non è ancora stata trovata una soluzione sicura per le scorie radioattive al mondo, neanche negli Stati Uniti, che hanno attualmente 103 centrali in funzione (su 123 originarie) per un totale di 30.000 tonnellate di barre di combustibile e 380.000 m3 di altri rifiuti di III categoria. Ma, a maggior ragione, come ci si comporta in un paese come il nostro in cui il 50% del territorio è a rischio idrogeologico e quasi altrettanto sottoposto a quelli sismico e vulcanico ? Inoltre c'è il problema più grave, più lungo da risolvere e più costoso, quello della dismissione stessa delle centrali, cioè del decommissioning, la decontaminazione, che può richiedere decenni e costa cifre iperboliche: negli Stati Uniti la centrale di Maine Yankee sarà decontaminata alla cifra di 635 milioni di dollari, quando ce ne sono voluti 230 per costruirla. Infine, il contributo del nucleare alla lotta contro l'effetto-serra è comunque marginale, vista la scarsa diffusione di questo tipo di energia al mondo. I guadagni sulle emissioni di anidride carbonica ottenuti con il risparmio energetico sono sempre superiori a quelli legati alla produzione di elettricità per via nucleare.

E ciò vale ancora di più per quei Paesi che ne hanno poco, perché dovrebbero realizzare investimenti molto più ingenti nel nucleare, piuttosto che nell'efficienza energetica, per ottenere risultati comparabili in termini di riduzioni di gas-serra.


Mario Tozzi

Rifiuti "gonfiati".

Pubblichiamo questo nuovo richiamo dei Comitati della Piana.
MV


La produzione dei rifiuti industriali è leggermente in calo perchè
come al solito con l'assimilazione dei rifiuti industriali ed artigianali
a quelli URBANI si camuffano poi i dati di Raccolta Differenziata.

Infatti dove oggi si arriva al 30/40/50% la gran massa di questa
percentuale è composta da questa tipologia di rifiuti ed è
per questa ragione che Pisa e Massa quest'anno come Prato
e Montemurlo lo scorso anno, registrano un rifiuto procapite
per cittadino di 700/800 kg. a testa.

Mi meraviglia solo che i giornalisti, nonostante le ripetute
esternazioni di noi comitati che da anni contestiamo questi
metodi....non chiedano mai chiarimenti ai diretti interessati,
Province, Ato, Gestori.

Forse volutamente non si vuol sollevare l'ennesimo polverone
e lasciare che il singolo cittadino...si faccia carico come
in altri settori dei tanti costi che tutti scaricano sulla
collettività per far ingrassare "i soliti noti."


Coordinamento Comitati Piana Fi-Po-Pt

Società. Un paese livido.


Un bel commento di Vendola, di qualche giorno fa, sul periodo politico che stiamo vivendo.
MV

22/08/2008 da Liberazione
La tagliola del sorvegliare e punire

di Nichi Vendola

La società del divieto s'interseca alla società dei consumi.
Le alchimie dell'ideologia dominante sono anche fabbriche di paradossi: stimolano e poi reprimono, eccitano e poi puniscono, e con speciale accanimento (terapeutico, s'intende) precipitano sulle vite, sui corpi, sui desideri delle giovani generazioni.
Tutto è plausibile nel circuito onnivoro della mercificazione, ma molto di quel tutto è localizzato oltre quella soglia che indica i fascinosi territori del proibito.
Un ragazzino che varchi quel confine rischia molto, molto più del sette in condotta.
Mai l'Italia repubblicana era apparsa, come in questa cupa stagione delle destre, una terra così livida, così povera di libertà, così avara di trasgressioni, così marzialmente ossequiosa ad ogni sorta di conformismo.
Vedo un cerchio incantato che si chiude sulla coscienza civile di un Paese per metà bulimico e per metà anoressico, adrenalinico nelle sue pulsioni perbeniste ma indolente ad ogni richiamo di legalità, garantista con chi è già garantito e giustizialista per chi è già giustiziato (ma è solo una questione di stile, diciamo una "questione di classe").
Tutto e tutti sembrano arruolati, soldati al servizio dell'ordine costituito.
Anche quel giudice che, terminale intelligente di un complesso dispositivo di legge e ordine, si occupa di un adolescente e lo scippa alle cure materne che non ne avevano interdetto la militanza in Rifondazione, quel giudice che somiglia un po' ai versi di Fabrizio De Andrè, anche lui è un eroe del nostro tempo.
Si comincia a intravedere il disegno generale di chi governa: e non solo Palazzo Chigi!
Ecco la filigrana di un'egemonia culturale che affida alla paura le incombenze del riordino simbolico e materiale della nostra esistenza.
All'inizio furono i poveri: scandalo per antonomasia in una società che ha fatto dell'opulenza il proprio credo e la propria legge. E siamo scivolati in questo Medioevo postmoderno in cui si combatte il povero (non la povertà), il precario (non la precarietà), il clandestino (non la clandestinità).
In tutte le epoche di transizione e di crisi si preparano sventure per i border-line, per gli out-sider, per i poveri cristi di cui neanche la Chiesa ufficiale ha mai voglia né tempo di occuparsi.
Ma al centro di ogni egemonia c'è la "questione giovanile" che non è banalmente la storia del conflitto tra generazioni (conflitto quasi abolito dall'assenza di relazione tra vecchi e giovani): ma è il tema persino drammatico del futuro, della sua preparazione o della sua profanazione, e di come il futuro vive il suo rapporto col passato (e col nostro presente) dentro gli apparati della formazione-informazione, dentro i gangli vitali (o mortali) della produzione di coscienza, dentro i flussi di immaginario organizzati, persino nelle loro apparenti spontaneità o nella loro irruenza scenografica, da un'industria culturale largamente televisiva e nordamericana.
Come nel american way of life anche i nostri adolescenti vivranno appesi tra l'hot dog gigante e il salutismo paranoico. Negli Usa uno studente di liceo rischia la galera se beve o si fa uno spinello ma non ha molta difficoltà a comperarsi al supermercato un'intera artiglieria e a fare la sua spettacolare strage nella sua domestica scuola.
Ubriachi e disidratati. Spinti a godere della velocità senza limiti della secolarizzazione, salvo restare impigliati in un autovelox, in una pattuglia, in una ronda, in una tele-predica.
In Italia oggi tuo figlio può inciampare in una tagliola del "sorvegliare e punire" e rischiare la vita. Punirne uno per educarne mille.
Punirli a scuola, in discoteca, per strada, punirli ora ma anche in prospettiva, precarizzati e incastrati in una lunga teoria di divieti. Tra non molto tempo dovremo occuparci - con più competenza, come chiede giustamente don Gino Rigoldi - della solitudine giovanile, dei giovani, anzi di una gioventù in oscillazione permanente tra le lusinghe del consumare tutto e subito (quello che non hai, quello che vorresti avere, quello che occulta la tua noia o il tuo dolore, quello che ti appaga, quello che ti dona una momentanea sazietà) e le forche caudine di un proibizionismo globale.
Abitiamo questo tempo paradossale, appunto: siamo tutti giovanilisti, siamo tutti assassini di giovani. Non riuscendo ad essere più genitori o maestri, siamo diventati i cannibali dei nostri figli.
Questa è la polpa succosa della egemonia vittoriosa della destra, che ha vinto a destra ma anche a sinistra.

Prato. Uniti per la città.


Si avvicinano le elezioni amministrative e siamo lieti che ci sia chi lavora per unire le forze della Sinistra.
Cominciamo con questa lettera di Alessio Nincheri, consigliere provinciale di Rifondazione Comunista.
MV

Una proposta alla Sinistra per la Città.

Dopo le elezioni politiche ed i congressi dei partiti della sinistra l'arcobaleno, s'impone una ripresa dell'iniziativa e di una ricerca politica culturale per la Sinistra del futuro.

I due appuntamenti ci consegnano una sinistra marginalizzata nel paese ed una risposta identitaria alla sconfitta storica subita. Penso che la risposta sia un grave errore politico, frutto di un analisi errata dei motivi della sconfitta subita.

La destra ed il berlusconismo hanno storicamente vinto, non solo in Italia ma in europa, perché per la prima volta nella storia la Sinistra non è stata percepita né utile né efficace per risolvere i quotidiani drammi vissuti dalle persone: siano essi legati all'incertezza del lavoro ed all'insufficienza degli stipendi, siano essi legati ai diritti ed alla sicurezza individuale. Di fronte a ciò, la Sinistra non ha scorciatoie da perseguire: o sceglie l'unità, l'innovazione e si misura con i problemi concreti provando a dare risposte cimentandosi nei processi decisionali, oppure semplicemente non esisterà.

Nel 2009 vi saranno le elezioni amministrative a Prato in un quadro politico radicalmente mutato: le destre al governo del paese. In questi mesi tante e tanti, a Sinistra, si sono posti il che fare ed il tema dell'unità. Sono nate esperienze di associazioni e laboratori politici a Sinistra, frutto di una propensione e di un esplicito bisogno: la ricostruzione di una soggettività politica della Sinistra, nuova ed efficace. Occorre provare con determinazione a valorizzare, ad arricchire e ricomporre unitariamente queste esperienze, insieme a quelle di governo diffusamente svolte dal 2004 ad oggi. Propongo a tutte le forze interessate, partiti associazioni comitati e singole personalità, di cimentarsi in questo dialogo fissando un primo incontro entro il mese di settembre. Propongo di non fermarsi a vedere le differenze ma a sforzarsi di mettere a fuoco i tanti elementi di condivisione. Propongo di aprire una discussione partecipata su programmi e collocazioni con i cittadini e le forze politiche e sociali di questa città che si oppongono al governo nazionale delle destre.


Né ha bisogno la sinistra, né hanno bisogno gli uomini e le donne di sinistra, né ha bisogno questa città.

Sono in gioco le nostre libertà individuali e collettive oltre che il futuro della Sinistra. I militari nelle città, le impronte digitali per i Rom ed i braccialetti segnalatori per evitare il sovraffollamento delle carceri, sono solo l'apice di un'involuzione culturale e sociale che rischia di corrodere irrimediabilmente la tenuta democratica e civile del nostro paese: la "vendita" di corpi e menti al profitto delle imprese e la cancellazione del contratto nazionale di lavoro ne sono i fondamenti

Sarà a questa ricerca politica e strategica, che metterò a disposizione le mie possibilità nel prossimo futuro.

Alessio Nincheri

Municipio Verde. Sbagliato un altro impianto a Pantanelle!!

"E' sbagliato dare in concessione il bacino di espansione di Pantanelle, in via Traversa delle Caserane, per installare un grande impianto fotovoltaico".
E' questo il commento del gruppo ecologista Municipio Verde alla pubblicazione del bando del Comune che prevede di occupare i 30000 metri quadri di un'area di laminazione della seconda tangenziale per mettervi pannelli fotovoltaici.
" Questa amministrazione non cambia mai: riesce a far diventare ogni cosa un brutto affare per la città."
"Prato ha a disposizione enormi aree sui tetti delle fabbriche, degli edifici pubblici e delle abitazioni, tali da consentire un serio piano di riconversione energetica, senza un ulteriore consumo di territorio."
"Ma evidentemente" continuano i rappresentanti di Municipio Verde "per l'assessore Giardi e per i suoi colleghi, ostaggi dei loro stessi tecnici, è molto più facile continuare ad agire in modo estemporaneo, seguendo le convenienze del momento"
"In varie occasioni abbiamo proposto di utilizzare la zona in questione e i suoi laghetti, per la realizzazione di un'area umida protetta adatta alla sosta degli uccelli migratori acquatici" continua il commento, "ma a questa Giunta non interessa affatto un ambiente vivo, ospitale e sano per gli esseri umani e gli altri animali."
E conclude: "Chiediamo alla Commissione Ambiente e Territorio, che sicuramente sarà stata esclusa da qualsiasi discussione, di opporsi a questo progetto e di invitare il Sindaco a ritirare subito il bando di concessione."

Municipio Verde

venerdì 29 agosto 2008

Prato. Fotovoltaico a Pantanelle: un'idiozia!

Il Comune di Prato sta andando avanti con il progetto di dare in concessione l'area di laminazione delle Pantanelle per installare un grande impianto solare.
Municipio Verde ha espresso subito la sua contrarietà a questa scelta sbagliata che contribuisce ad un inutile consumo di territorio, in questo caso destinabile ad area naturale protetta.
Tutto questo quando abbiamo decine di migliaia di metri quadri a disposizione sui tetti, sia degli stabilimenti che delle strutture pubbliche, che delle abitazioni!
Non pensavamo che l'amministrazione insistesse su questo sciocco approccio alla conversione energetica e alle energie rinnovabili.
L'ignoranza progettuale di sempre e la procedura provinciale e pressappochista tipica dei nostri assessori, rendono dannosa e speculativa qualsiasi cosa.
Invitiamo le associazioni e i soggetti politici che la pensano come noi a mettersi in contatto per preparare al più presto un'assemblea.
MV
26/08/2008
Prato: fotovoltaico in aree allagabili

PRATO. L’amministrazione comunale pratese promuove la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, attraverso la realizzazioni di pannelli fotovoltaici ubicati in aree allagabili. Nello specifico l’area in questione, di proprietà comunale, è destinata a laminazione idraulica in fregio alla ´Seconda Tangenziale di Prato´. L’area individuata per l´impianto fotovoltaico, la cui superficie è di circa mq. 27 mila metri quadrati utili, si trova in via Castruccio/via Traversa delle Caserane, lato nord di via Castruccio. Le prime specifiche tecniche fornite dall’amministrazione comunale informano che il battente di allagamento possibile di quest’area, è di circa 1 metro lineare dal piano campagna, con una frequenza stimata di allagamento di circa una volta ogni 20 anni. I pannelli fotovoltaici dovranno quindi essere istallati ad una quota di circa 1,20 metri lineari dal piano campagna. L’amministrazione comunale intendere dare in uso l’area per un periodo di 25 anni dal termine di realizzazione e per questo ha emesso un avviso. Le imprese interessate alla realizzazione dell´impianto, sono invitate a presentare entro il 30 settembre prossimo all’Ufficio protocollo del comune, una lettera d’interesse in busta chiusa, indirizzata al comune di Prato, Settore mobilità ed ambiente. Dall’amministrazione viene specificato che nella lettera dovranno essere indicati: 1) un’offerta economica corrispondente ad una quota di quanto percepito dal GSE per l’immissione in rete dell’energia prodotta; 2) in alternativa o in parziale aggiunta al precedente punto 1) l’importo del corrispettivo annuo da corrispondere al Comune per l’uso del suolo; 3) il tempo minimo di convenzione per l’uso del terreno; 4) la dichiarazione di impegnarsi a dare idonee garanzie in ordine alla stipula del contratto; 5) ogni altro elemento utile che possa mettere in condizione l’amministrazione di valutare la convenienza economica per l’Ente, della presente operazione. La giunta comunale si riserverà, con successivo atto, ogni definitiva determinazione alla luce delle offerte pervenute. L´avviso da domani sarà affisso all´albo pretorio e già da oggi è consultabile e scaricabile dal sito internet dell´ente www.comune.prato.it. dove è disponibile anche la planimetria del sito.

Lo sponsor giusto

Una volta, era importante avere lo sponsor giusto... Oggi, l'importante è sponsorizzare quelli giusti... Ecco a voi, quindi, il "totem" di Consiag e il padiglione del Museo Pecci alla Festa Nazionale del Partito Democratico!

Kritias
per Municipio Verde



I parchi dei mille divieti

Riprendiamo, dal Tirreno, l'articolo di Paolo Nencioni che, partendo dal caso della multa comminata nei giorni scorsi al parco dell'ippodromo, fa "le pulci" al Regolamento del Verde Pubblico, elencando alcuni divieti in questo contenuti.
Una riflessione è d'obbligo: entro gli ovvi limiti della decenza e della convivenza civile, il verde pubblico dovrebbe essere un luogo di aggregazione e svago, fruibile al massimo. Partendo da questo punto, sarebbe forse il caso di rivedere questo regolamento?
Pensiamoci...
MV

da il Tirreno del 29/08/08
Benvenuti al parco dei mille divieti

Niente pallone all’Ippodromo, ma è proibito anche cogliere fiori

In altalena a 16 anni? Non si può. E nemmeno sdraiarsi sulle panchine, pedalare o portare cani

PRATO. Fosse solo per il gioco del pallone, che pure si dice sia lo sport nazionale... No, c’è dell’altro. Se si volessero applicare alla lettera le regole, il parco dell’Ippodromo sarebbe un posto davvero poco accogliente, da attraversare in punta di piedi per andarsene subito da un’altra parte. L’intervento dei vigili urbani, lunedì sera nel pratone del parco, dove un gruppetto di amici stava facendo la consueta partitella ed è stato invitato a sloggiare, ci fa scoprire qualcosa di cui pochi, pochissimi erano a conoscenza.
E cioè: il gioco del pallone - recita il Regolamento del verde pubblico - è vietato fuori dalle aree appositamente adibite, che peraltro all’Ippodromo non ci sono. E ancora: chi volesse riposarsi su una delle panchine farà bene a star seduto composto, perché se ci si sdraia o ci si sale in piedi può sbucare un vigile e farci la multa. Non solo: se siete in vena di romanticismo e volete cogliere un fiore da offrire alla vosta bella, fate attenzione a non farvi vedere, anche per questo c’è la multa. Allo stesso rischio andrebbe incontro un sedicenne che volesse ricordare l’infanzia appena trascorsa con un giro sull’altalena, visto che i giochi sono riservati ai ragazzi di non oltre 15 anni. Multe sono previste anche per chi introduce animali, con o senza guinzaglio, e per chi fosse sorpreso a pedalare in bicicletta, che invece va tassativamente portata a mano.
E’ tutto scritto in caratteri piccoli nel cartello all’ingresso di via Roma sul corretto utilizzo del verde pubblico. Pochissimi l’hanno letto e finora se ne sono allegramente infischiati, come ci si infischia da sempre della stravagante ordinanza che vieta di sedersi sui gradini davanti alle principali chiese cittadine. Anche perché, sia detto per inciso, piazza Duomo e piazza San Francesco, una volta eliminate le panchine delle fioriere grazie a un’altra trovata di qualche bella mente, sarebbero di fatto piazze da soli posti in piedi...
Ma la questione è più generale, perché il Regolamento del verde pubblico riguarda anche Galceti e gli altri giardini, oltre al parco dell’Ippodromo. Dunque le partite di pallone sarebbero vietate anche lì, come il cogliere fiori, sdraiarsi sulle panchine o fare un giro sull’altalena. Eppure generazioni di calciatori amatoriali si sono dati appuntamento all’Ippodromo o a Galceti per dare quattro calci al pallone, specialmente d’estate, e finora nessuno li aveva disturbati. Ora, se la tendenza proibizionista prenderà piede, non sarà più così, e sarà interessante sapere che cosa ne pensa la gente.
La colpa ovviamente non è dei vigili urbani, che fanno solo il loro mestiere, ma dei consiglieri comunali che il 21 luglio del 2005 dettero il via libera al Regolamento sul verde pubblico approvando la delibera numero 123.
Fortunatamente si è avuto il buon gusto di non inserire una norma come quella adottata a Vicenza, che vieta di sdraiarsi sul prato a leggere un libro e che ha fatto ridere mezza Italia, o come quella di Eboli che proibisce di baciarsi in pubblico, ma insomma, nemmeno a Prato c’è da stare troppo allegri.
Finora non risulta che siano state fatte multe in base al Regolamento del verde pubblico, così come non ne sono state fatte a chi si siede sui gradini del Duomo e solo un paio a chi sputa per terra, in base a quell’ordinanza unica nel suo genere, cucita su misura per i cinesi di via Pistoiese. In futuro però la cose potrebbero cambiare, se gli appassionati della partitella estiva continueranno a frequentare l’Ippodromo e i vigili urbani vorranno applicare le regole.
Paolo Nencioni

il tessile che chiude a Prato... apre in Basilicata?

Ricordate? Qualche tempo fa anche noi avevamo dato risalto alla notizia... MV

da Il Tirreno del 29/08/08

La Job&Color naviga in brutte acque
Si fa l’ipotesi liquidazione. A rischio il mega progetto in Basilicata Nella lettera ai creditori si parla di difficoltà sul piano industriale ma per l’affare al Sud nasce una nuova società

PRATO. La Job&Color non naviga in buone acque. E’ con una lettera firmata dallo studio legale Totaro e dello studio professionale del commercialista Roberto Meoni che è stata annunciata ai creditori l’intenzione di «valutare l’opportunità di porre in liquidazione la società». Il motivo delle difficoltà sarebbe da ricercare nella crisi del settore tessile e nel mancato decollo del progetto di acquisizione dell’ex area industriale di Pantanelle in Basilicata. Un progetto di rilancio quello dell’ex Standartela, portato avanti ormai da anni dall’imprenditore valbisentino Ovidio Petrucci, che sta vivendo un momento di stasi. Il titolare dell’azienda di via Torquato Tasso non vuol entrare nel merito della vicenda e si limita a dire «che l’iter del progetto Basilicata è fermo ma non è un capitolo chiuso».
Parole, quelle dell’imprenditore, volutamente poco esaustive e che in parte cozzano con quanto scritto ai creditori ma che possono essere comprese tornando indietro di qualche mese. E che possono dare una spiegazione al fatto che, nonostante la situazione finanziaria non positiva della società, non si parla, almeno ad oggi, di capitolo chiuso per il progetto Basilicata. L’ipotesi di messa in liquidazione della società Job&Color infatti arriva un mese dopo l’inizio dell’attività di una nuova società, la Job&Color Sud (sempre con sede legale in via Torquato Tasso 23/C). Società il cui fine fu annunciato da Petrucci (qui in società con Ovidio Morucci) nel maggio scorso a Potenza quando fu firmato l’accordo per il sito ex Standartela.
E’ in quell’occasione che infatti l’agenzia Ansa battè per la prima volta il nome della società Sud. La “Job & Color” nel lancio dell’Ansa aveva evidenziato che per “valorizzare maggiormente la presenza nel Mezzogiorno avrebbe costituito una nuova società, appunto la Job&Color sud. Società, con un capitale sociale di 10.000 euro, che ha come data di inizio attività il 30 giugno 2008.
Un progetto che l’imprenditore Petrucci, con altri soci, non avrebbe quindi abbandonato (si parla di un investimento da 66 milioni di euro, compresi i finanziamenti pubblici) ma che intanto non ha impedito la chiusura dell’azienda pratese ma anzi la starebbe anticipando.
«Abbiamo verificato - si legge nella prima lettera inviata ai creditori - in questo ultimo periodo serie problematiche di natura operativa riguardo a un importante e approfondito piano industriale già da tempo attivato dalla società e preordinato a un suo rilancio produttivo e commerciale, che anche a causa della grave crisi che sta affliggendo il settore tessile, appare di difficile realizzo a seguito della situazione che si è venuta a creare, si è di conseguenza ritenuto di valutare l’opportunità di messa in luquidazione della società».
Una situazione che ha portato nelle scorse settimane all’esame della situazione patrimoniale, economica e finanziaria per «adottare la soluzione più opportuna per la migliore tutela degli interessi della società e dei creditori».
Nella lettera si chiede ai creditori di non avviare azioni giudiziarie in attesa che l’accertamento sia compiuto.
Accertamento che dovrebbe fornire dei dati a settembre quando la società si impegnerà «a comunicare ai creditori le decisioni in ordine alla procedura che riterremo di dover adottare».
Ilenia Reali

giovedì 28 agosto 2008

Ex ippodromo. Stop alla partita di pallone

Col beneficio di inventario, la notiza è sicuramente interessante, e ripropone il tema dello "spazio pubblico" - in particolare del verde e dei giardini - e la sua fruibilità, oltre a quello della "tolleranza zero" (che però, a veder bene, sembra sempre più una media tra più e meno...).
Sicuramente, avremo occasione di tornarci sopra...
MV

da la Nazione del 28/08/08

La tolleranza zero dei vigili? Stop alla partita di pallone Proteste per l’intervento all’ex ippodromo
STOP alla partita di pallone nell’area dell’ex ippodromo: il fischio finale anticipato al consueto ritrovo settimanale è stato dato da una pattuglia di vigili urbani che ha fatto rispettare rigorosamente il regolamento sul verde pubblico. I giocatori tra lo stupore hanno protestato, ma la sfida è finita lo stesso. E forse non riprenderà mai se sulle partite pendono controlli e possibili contravvenzioni.
Una lettera aperta è stata inviata all’assessore all’Ambiente Camilla Curcio e all’assessore allo Sport Geraldina Cardillo (ma forse doveva essere inviata anche all’assessore alla polizia municipale Aldo Milone), da Pablo Adechaga particolarmente indignato per quanto avvenuto. Il 25 agosto alle 19,30 una pattuglia di vigili urbani è entrata con l’auto di servizio nel prato all’interno dei giardini dell’ex ippodromo per interrompere una partita di calcio - si scrive nella lettera - la partita si svolgeva nell’area del parco adiacente al campo di calcio della Zenit di via del Purgatorio dove da sempre tre volte a settimana, dalle 18 alle 20, diverse persone di tutte le età, etnie, religioni e professioni si ritrovano dopo una giornata di lavoro («non potendo o non volendo andare in “palestra”») per fare un po’ di sport in uno spazio defilato, «lontano da tutte le aree ludiche dei giardini dell’ex ippodromo in cui giocano i bambini e passeggiano o sostano gli anziani».
Secondo i due vigili, continua la lettera, i cittadini che giocavano al pallone contravvenivano al Regolamento sul verde che recita ”E' vietato il gioco del pallone al di fuori delle aree appositamente adibite”. Tale articolo è aperto all’interpretazione di chi lo legge. «Che vuol dire appositamente adibite ? Vuol dire che ci devono essere le porte con le reti, le bandierine, le strisce di gesso, illuminazione? Bene, se così è non esistono luoghi pubblici per giocare al pallone a Prato. Alla faccia dello sport, della socializzazione». E cosa resta ora che lo stop alla sfida è stato dato? «L’impressione che ricavo è che si cerchi di impedire l’uso spontaneo e libero dei luoghi pubblici ai comuni cittadini, anche quando non recano alcun disturbo e non creano danni, forse per intrupparli verso luoghi a pagamento». E ancora: «Gli spazi pubblici verranno utilizzati sempre più per interessi privati (vedi “disco pub” ai giardini della Passerella, le varie feste dei partiti e delle associazioni, le mostre canine, ecc.) o da malviventi per attività illecite come avviene per tutti i luoghi che non vengono frequentati e “vissuti” dalle persone comuni».

mercoledì 27 agosto 2008

Sempre meno verde, viabilità senza senso e tanti cassonetti: ma che bella città...

Riprendiamo le interessanti riflessioni di Alberto Risaliti pubblicate sul Tirreno...
MV


da il Tirreno del 27/08/08


Che bella la nostra cittadina. E come siamo amministrati bene, con quanta sensibilità, davvero lodevole, se non fosse per alcuni fattarelli. La mia riflessione si indirizza sui temi “verde pubblico” e “viabilità”. Quindi se è vero che il verde pubblico può essere considerato un patrimonio di tutti i cittadini, e come tale andrebbe curato e mantenuto, non capisco per quale motivo in maniera sistematica si provveda a smantellarlo.
Infatti tanto per fare un esempio concreto, ai giardini comunali del Soccorso, laddove c’era una bella siepe a delineare i confini dei giardini questa è stata sostituita da un recinto in pali di legno. Capisco che la palizzata richiede meno impegno di manutenzione di una siepe, ma è forse questa la nuova scuola di pensiero che i nostri amministratori hanno adottato? Era malata? Se così era, penso che esista la certificazione di un autorevole agronomo. Lo stesso si potrebbe pensare degli alberi di via Roma, i quali stanno subendo una decimazione. Forse anche questi erano malati e quindi anche per questa situazione esisterà certamente nelle sedi opportune una certificazione del solito agronomo. Vedremo la decimazione anche degli alberi di viale Montegrappa e viale Valsugana? Ovvio che le certificazioni non saranno solo e soltanto di agronomi a servizio diretto della Asm, perché se così fosse allora si potrebbe anche pensare che, dal momento che questa azienda ha in affido la cura del verde pubblico cittadino, eliminato il verde si eliminano i problemi di manutenzione e magari si mantiene in essere la stessa cifra percepita dall’amministrazione comunale.
Se poi si insinua il dubbio che la manutenzione del verde pubblico non viene curata in prima persona dall’ Asm spa, ma viene demandata a cooperative, che forse sono in diretto collegamento con Asm stessa, allora la cosa risulterebbe davvero strana.
A proposito di amministratori e del come questi esercitano il loro mandato, sarei curioso di capire quali siano state le linee guida che hanno portato alla determinazione che la viabilità intorno ai giardini del Soccorso, così com’ era, non andava bene, e conseguentemente è stata rivoluzionata, con l’egregio risultato che adesso, da via del Castagno, se vogliamo andare in via Marx, si deve obbligatoriamente passare dalla Declassata. Abbiamo tre strade che dal Soccorso vanno verso via Castagno e nessuna che consenta l’inverso. Complimenti! A questo si aggiunge che per attuare il tutto hanno dovuto spostare i cassonetti dei rifiuti, i quali sono stati posizionati in bella fila proprio davanti all’accesso pedonale dei giardini del soccorso costringendo i frequentatorii, bambini ed anziani, ad uno slalom fra la spazzatura. Dobbiamo davvero ringraziare i nostri amministratori, che fanno di tutto e se possibile di più per abbellire la nostra cittadina, rendendola senza verde, con viabilità azzardate, e tanti, tanti cassonetti. La cura della città si distingue anche dal perfetto cerchio vuoto nel bel mezzo della rotonda su via Fiorentina.
Infatti in quel cerchio avrebbe dovuto fare bella mostra di sé l’immagine dell’uomo vitruviano che da tempo immemorabile si è volatilizzata. E’ sparita. Forse anche questa comporta costi di manutenzione?
Alberto Risaliti

Gonfienti. Degrado inimmaginabile

Pubblichiamo la lettera, che sottoscriviamo in toto, di Maila Ermini sulla situazione del sito archeologico di Gonfienti.
MV

Forse parlare della città etrusca di Gonfienti non spetta a me. Tuttavia, come cittadina e come artista che ha dedicato un’opera teatrale, Laris Pulenas, a quella nostra città antica, mi sento, ancora una volta, di scrivervi e lanciare, tramite voi, un appello accorato affinché questo nostro passato non sia così violentato. Ha scattato delle foto per testimoniare come si presentava il sito archeologico di Gonfienti il 22 agosto. Che dire? Un degrado inimmaginabile. L’indifferenza più assoluta. Tutto questo oblio è voluto? Sono andata a interrogare la gente, a chiedere della città etrusca (che nessuno conosce, perché non è indicata da nessun cartello): uno mi ha detto, testuali parole: «No, qui non ci sono gli etruschi, ci son solo gli spedizionieri». Ma anche l’Interporto - il futuro - è luogo degradato, lasciato all’incuria e all’indifferenza. Brutto. Già vecchio e sporco, anch’esso “passato”, superato dalle prossime ruspe, dai prossimi edifici.
Maila Ermini Teatro la Baracca

lunedì 25 agosto 2008

Nucleare. Incidente in Spagna.



Un ennesimo incidente è avvenuto a una centrale elettrica, stavolta in Spagna.
Un incendio si è sviluppato nei locali di una centrale nucleare in Catalogna, nel nord est della Spagna, e l'impianto è stato fermato.
L'incendio è stato domato.
«Il responsabile della centrale nucleare di Vandellos II ha informato il Consiglio di sicurezza nazionale... che alle 08:49 di oggi un incendio è divampato nel generatore elettrico», ha detto il Csn, l'autorità spagnola per la sicurezza nazionale.
«Alle 10:30 l'incendio è stato completamente spento», ha aggiunto il Csn nel suo sito, precisando che «tutti i sistemi di sicurezza dell'impianto hanno funzionato come previsto» e «attualmente, la centrale è ferma e in condizioni stabili».
«L'incendio non ha avuto alcun impatto sui lavoratori o sull'ambiente», ha detto l'organismo.
Secondo l'organizzazione Greenpeace, però, verso le 10:00 era visibile una grande colonna di fumo che usciva dalla sala delle turbine.

Secondo la direzione della centrale, l'incendio ha interessato un generatore in un edificio convenzionale separato dal reattore, che non è stato quindi toccato, e il fermo del reattore è scattato automaticamente.
«L'incendio ha avuto luogo nel generatore, un edificio convenzionale separato dal reattore», ha detto Rafael Cid, vicedirettore generale del Consiglio per la sicurezza nazionale (Csn) spagnolo. Il generatore è dove le turbine trasformano in elettricità l'energia prodotta dal reattore atomico. «Dal punto di vista della sicurezza siamo relativamente tranquilli», ha detto Cid, aggiungendo che la centrale è ancora ferma e che la parte danneggiata dall'incendio deve essere sostituita.
Costruita nel 1980 e autorizzata a funzionare fino al 2010, la centrale Vandellos II è una delle sei attive in Spagna ed è sfruttata congiuntamente dai gruppi energetici Endesa e Iberdrola. Il suo impianto è gestito dall'Anav (Associazione nucleare Ascò Vandellos), finita sotto i riflettori lo scorso aprile con l'accusa di non aver informato correttamente le autorità su un incidente senza conseguenze verificatosi nel novembre 2007 nella centrale di Ascò.
Fonte: www.unita.it

Politica. Grazia incontra Ermete alla festa del PD.


Vi segnaliamo che
mercoledì 27 agosto alle 21.00
presso la festa del Pd a Firenze (Fortezza da Basso - Sala Dibattiti "Giorgio La Pira")
si terrà il dibattito:
"Quale Italia? Il futuro dell’ambiente" -
Faccia a faccia tra
Ermete Realacci e Grazia Francescato.
MV

Interporto. Un'altra estate da incubo

la Nazione del 25/08/08
«Un’estate senza dormire E l’Interporto non fa nulla» Nuova protesta del comitato di via Cellerese


«E’
STATA un’altra estate da incubo. Prima un ladro ha rubato del rame ed è stato arrestato in piena notte, poi un camion ha centrato un cordolo vicino alla nostra casa. Nel frattempo i rumori non sono mai diminuiti e delle barriere di protezione promesse dalla società Interporto non sappiamo nulla. Vorrà dire che adesso, a settembre, andrò a camminare sulla Perfetti-Ricasoli per rilassarmi...». Ha appena attaccato altri due striscioni di protesta Giovanna Bogani, leader del comitato Terra di nessuno che raggruppa i residenti di via Cellerese, ancora lontani da una convivenza «sostenibile» con l’interporto di Gonfienti che, anzi, potrebbe presto allargarsi verso Campi con un capannone al quale sarebbero interessate aziende importanti come il lanificio Pecci.

IL PRIMO dei nuovi striscioni recita: «L’Interporto risparmia sulla nostra salute». Sul secondo invece c’è scritto: «Vergogna far vivere così». E’ la stessa Bogani a spiegarne il significato, anche quello che le parole scritte non possono esprimere fino in fondo: «Per il quarto anno consecutivo abbiamo passato un’estate molto difficile. Hanno arrestato un ladro di rame qui vicino quando ormai erano passate le undici e un camion, tre giorni dopo, ha centrato un cordolo in piena notte. Il conducente continuava a gridare ‘ci sono 20mila euro di danni’: mi dispiace per lui, ma erano le cinque del mattino... Purtroppo per ora ci sono stati tanti discorsi ma pochi, pochissimi fatti. Penso ad esempio alle barriere anti rumore che l’Interporto doveva installare. Ancora non le abbiamo viste». Ecco perché il comitato accusa la società che gestisce l’area di Gonfienti di voler «risparmiare» sulla salute dei residenti.

POI ANCORA, a proposito della «vergogna» che dovrebbero provare all’interporto: «La notte spesso abbiamo dovuto tenere le finestre aperte a causa del caldo, ma era impossibile dormire per il rumore — protesta ancora Bogani — Anche quest’anno sono stata costretta ad andare da uno psichiatra per cercare un rimedio all’insonnia, però nemmeno lui ha trovato rimedi contro quello che ha definito ‘stress da interporto’. Sono andata via per dieci giorni, cercando di recuperare. Ma ora siamo di nuovo qui».

L’ALTRO FRONTE ancora aperto è quello che riguarda l’eventuale acquisto delle case vicine all’area della logistica da parte della stessa società Interporto, un’ipotesi, dice ancora Bogani, «che purtroppo non è stata più discussa né approfondita». In realtà c’è un progetto presentato al Comune di Campi per un nuovo capannone che potrebbe essere utilizzato da magazzino da diverse aziende tra le quali, sembra, il lanificio Pecci. Un capannone che insiste sull’area occupata da due case in via del Pantano e via Cellerese. Se dovesse arrivare il via libera è probabile che si possa sbloccare anche la trattativa sull’acquisto degli immobili, nonostante le resistenze di alcuni proprietari.
Intanto però Bogani sta pensando ad una «marcia» di protesta, solitaria o quasi, lungo la Perfetti Ricasoli nei giorni di traffico: «Non la voglio bloccare, voglio solo farmi vedere, fare due passi. Sono proprio curiosa di vedere cosa faranno o mi diranno i vigili per cercare di fermarmi...».
L.B.

domenica 24 agosto 2008

Bici. Ciclabile Prato-Vaiano ancora interrotta


Che vergogna!

Per la terza estate consecutiva, i pratesi hanno fatto a meno della pista ciclabile che collega la citta' di Prato al comune di Vaiano nella Val di Bisenzio.

Nonostante gli annunci rassicuranti, ripetuti a distanza di mesi, da parte della provincia e del comune, il problema è lontano dall'essere risolto.

La pista, inaugurata nell'autunno del 2005, fu poi chiusa nel giro di un paio di mesi per una serie di smottamenti che hanno reso inagibile e pericoloso il percorso.

La pista resta dunque interrotta all'altezza di Gamberame, impedendo ai cittadini di usufruire di un utile collegamento tra la Vallata e la piana, oltretutto tra i piu' belli.

Nel luglio del 2007 gli enti interessati, ovvero la provincia, i comuni di Prato e Vaiano e Publiacqua avevano firmato l'accordo per il rifinanziamento dell'opera, pari a 650 mila euro.

Dopo più di un anno i lavori non sono ancora iniziati.

La gara per l'aggiudicazione delle opere e' stata vinta nei primi mesi del 2008 da un'associazione temporanea di imprese di Frosinone.

In Provincia, l'ente che sovrintende alla direzione dei lavori, si dice che "si sta ancora cercando di risolvere le questioni relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro, all'accessibilita' sul posto e ai sottoservizi.


Vorrà dire che Municipio Verde chiederà che venga impiegato l'esercito per rendere finalmente agibile la pista ciclabile!

MUNICIPIO VERDE

Veleni. Bayer l'apicida!


da il Manifesto del 22.08.'08

Le api pungono la Bayer
Luca Fazio


Werner Wenning, presidente del Consiglio Direttivo della Bayer, dovrà rispondere di un'accusa pesantissima davanti al tribunale di Friburgo: avere invaso il mercato mondiale con pesticidi pericolosi che hanno causato, e stanno causando, una morìa di massa delle api in tutto il mondo. Una delle catastrofi ecologiche che più preoccupano gli scienziati: le api, infatti, sono preziosissime per l'impollinazione di molti vegetali e sono considerate vere e proprie sentinelle dell'ecosistema, tanto che gli alti tassi di mortalità registrati ovunque negli ultimi anni possono avere ripercussioni pesanti su diversi settori dell'agricoltura.
E i pesticidi della Bayer - insieme alle onde elettromagnetiche per la telefonia e alle scie chimiche e biologiche rilasciate nell'aria (metalli, batteri, virus) - sono da dieci anni sul banco degli imputati. Adesso, anche formalmente.
La potentissima multinazionale tedesca, leader in più settori (salute, agricoltura, polimeri, chimica) con vendite stimate oltre i 30 miliardi di dollari l'anno, è stata denunciata ieri dalla Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (Cbg), un'associazione nata come iniziativa locale nel 1978 e che oggi è attiva in quarantasei paesi del mondo (www.cbgnetwork.org). L'ultima azione legale è stata possibile grazie alla collaborazione con gli apicoltori tedeschi del Baden-Wuerttemberg che lo scorso maggio hanno perso migliaia di alveari in seguito all'accertata intossicazione con il pesticida clothianidina. Secondo il Centro di ricerca sulle piante coltivate, 29 su 30 api esaminate erano morte dopo essere entrate in contatto con la sostanza incriminata, che insieme all'imidaclopride viene usata nella coltivazione della rapa, della barbabietola da zucchero e del mais. I due insetticidi vengono esportati in 120 paesi, con il risultato che la Svizzera si è ritrovata con il 25% di api in meno, e l'Italia, la Germania e la Francia con metà delle api morte; in Francia, dove l'imidaclopride è vietata dal 1999 e l'approvazione della clothianidina è stata appena respinta, in dieci anni sono morte 90 miliardi di api, con un calo della produzione di miele attorno al 60%).
Il fenomeno si è registrato anche negli Stati Uniti con proporzioni ancora più catastrofiche: 60-70% di api morte.
Harro Schultze, avvocato della Cbg, è convinto che la Bayer giochi sporco. «Il pubblico ministero - ha dichiarato - deve chiarire quali sono stati i tentativi della Bayer di opporsi a un bando dell'imidaclopride e della clothianidina in seguito alla sospensione di entrambe le sostanze in Francia. Abbiamo il sospetto che abbia presentato studi difettosi per sminuire il rischio di residui del pesticida nelle piante».
Philipp Mimkes, portavoce della Cbg, ha chiesto che la multinazionale ritiri dai mercati mondiali tutti i neocotinoidi come i due insetticidi in questione.
«I rischi - ha dichiarato - sono noti da più di dieci anni. Con vendite annuali per quasi 800 milioni di euro, l'imidaclopride e la clothianidina sono tra i prodotti più importanti della Bayer. Questa è la ragione per cui si oppone alla proibizione del loro uso». I rassicuranti studi della Bayer sui suoi prodotti sono stati rispediti al mittente anche dall'Agenzia per la regolamentazione dei pesticidi del Canada. «Tutti gli studi sul campo - si legge in una nota - sono stati trovati carenti sia nell'impostazione che nella conduzione e sono quindi stati considerati solo come informazione aggiuntiva. La clothianidina può mettere a rischio le api mellifere e altri impollinatori se l'esposizione avviene attraverso il polline e il nettare delle coltivazioni avviate con semi trattati».

sabato 23 agosto 2008

Archeo ambiente. Macchè etruschi, solo spedizionieri!


Cari amici,
ecco come si presentava oggi il sito archeologico di Gonfienti.
Che dire? Un degrado inimmaginabile.
Siamo andati a interrogare la gente, a chiedere di questa nostra città etrusca: uno mi ha detto, testuali parole: "No, qui non ci sono gli etruschi, ci son solo gli spedizionieri!".
Ma anche l'Interporto è luogo degradato, lasciato all'incuria e all'indifferenza.
Brutto. Già vecchio e sporco, anch'esso 'passato', superato dalle prossime ruspe, dai prossimi edifici.

Abbiamo scattato varie foto e documentato il degrado.
Nonostante sia tutto inutile, credo dobbiamo fare qualcosa.

M. e GF.

venerdì 22 agosto 2008

Obiettivo bipartisan: devastiamo il territorio

Dal sito eddyburg.it, una interessante riflessione di Edoardo Salzano
MV

Obiettivo bipartisan: devastiamo il territorio

Ha ragione Salvatore Settis a criticare i governi (e soprattutto quello attuale) per la loro disattenzione ai problemi della tutela dei beni culturali e del paesaggio, nei confronti dei quali tutte le istituzioni della Repubblica - e quindi in primo luogo lo Stato - hanno rilevanti responsabilità costituzionali. E ha ragione a criticare, in particolare, il decreto legge 112/2008, che il Parlamento dovrà convertire fra poco. E si deve essere lieti che la stampa, grazie al contrasto tra Settis e gli uomini di Bondi, abbia dato rilievo alla sua critica. Preoccupa però il silenzio non solo dei media, ma anche della politica d'opposizione nei confronti di altri pesantissimi guasti provocati dalla linea di governo cui quel decreto dà le gambe. In particolare, dalle scelte di politica urbanistica che ne emergono. Due sono i binari sui quali corre il treno del berlusconismo urbanistico: libertà di costruire ovunque infrangendo ogni regola, e privatizzazione dei patrimoni pubblici territoriali.

Due obiettivi, due pratiche che costituiscono un dispositivo con pericolosi elementi di trasversalità partitica, testimoniato se non altro dall'indifferenza con la quale le opposizioni guardano a ciò che sta accadendo. Nella XIV legislatura si era riusciti a fermare la Legge Lupi, che privatizzava la pianificazione urbanistica e la consegnava ai promotori immobiliari. Nella XV, grazie ai parlamentari della sinistra e dei Ds si stava approdando a un risultato condiviso e convincente La XVI appare come quella che rende concreti - surrettiziamente - i progetti di sregolazione del territorio e privatizzazione dei beni pubblici teorizzato e avviato in Lombardia e abbracciato dal neoliberalismo all'italiana.

Che prevede in materia il decreto? Quattro articoli almeno incidono pesantemente sul territorio e sui beni comuni. Ne riassumo i contenuti. Il patrimonio di edilizia abitativa degli istituti delle case popolari deve essere venduto a prezzi stracciati: prioritariamente agli attuali inquilini, ma poi sul mercato libero (articolo 13). Comuni, province e regioni sono stimolati a redigere il Piano delle alienazioni immobiliari: per sopperire alle decrescenti risorse concesse dalla fiscalità statale sono sollecitati a vendere suoli ed edifici, modificando le destinazioni d'uso se serve ad accrescerne il valore di mercato: naturalmente, in deroga alla pianificazione urbanistica (articolo 58). Ma le deroghe sono ancora più consistenti per interventi ancora più suscettibili di indurre trasformazioni sull'assetto delle città e dei territori: chi vuole costruire una fabbrica o un albergo - o una pluralità di fabbriche e di alberghi - su una parte del territorio dove la pianificazione urbanistica prevede altre utilizzazioni, e magari la presenza di beni culturali e paesaggistici e le condizioni di rischio prescrivano tutele, può farlo con procedure acceleratissime e senza praticamente la possibilità di interferire nel processo della decisione, sostanzialmente affidata all'autocertificazione (articolo 38). Ulteriori deroghe e ulteriori trasferimenti di risorse dal pubblico al privato promuove il "piano casa": per realizzare edilizia sociale i comuni sono sollecitati a cedere suoli (magari destinati a spazi pubblici o al verde o all'agricoltura) a imprese private che si impegnino a realizzare edilizia residenziale da assegnare a determinate categorie di utenti a prezzi concordati; trascorso un decennio, entreranno in pieno possesso degli immobili realizzati con le aree, le edificabilità e le risorse finanziarie della collettività (articolo 11).

Qual è il significato di queste norme? E' lo stravolgimento di regole, procedure e pratiche che furono avviate nell'ambito dello stato liberale tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, con i primi piani regolatori, gli espropri per pubblica utilità, la realizzazione di edilizia residenziale pubblica, i primi vagiti della tutela de beni culturali e del paesaggio. L'evoluzione proseguì nell'epoca fascista, con l'ampliamento degli interventi di edilizia sociale, le leggi di tutela dei beni artistici e storici e del paesaggio, una più matura disciplina urbanistica. Si sviluppò - conclusa la fase anch'essa per altri versi devastatrice della ricostruzione postbellica - nel nuovo clima della democrazia popolare e di massa con il consolidamento e la generalizzazione della pianificazione urbanistica, un coerente dispositivo di intervento pubblico nell'edilizia abitativa finalizzato a soddisfare in modo differenziato le diverse fasce di esigenze, l'introduzione generalizzata delle tutele tra le componenti prioritarie dell'uso programmato del territorio.

Un'evoluzione che non aveva condotto ancora a un quadro privo di contraddizioni e di carenze. Non era stato risolto il nodo dell'appropriazione privata delle rendite causate dalle scelte e dagli investimenti pubblici. Si erano comunque tenuti fermi, e anzi consolidati, due cardini: il primato delle decisioni e degli interessi pubblici nel governo delle trasformazioni del territorio e nella garanzia, attraverso la pianificazione, di una sua visione sistemica, la presenza e l'allargamento di una quota del patrimonio immobiliare di proprietà collettiva. Sono questi due cardini che la politica urbanistica promossa del governo Berlusconi IV sta precipitosamente smantellando. Esistono nella maggioranza parlamentare e di governo spazi che possano far pensare a correzioni di questa linea? Francamente non se ne vedono. Lo stesso Bondi, cui Settis sembra dare un qualche credito, non ha mancato occasione per rilasciare dichiarazioni da cui emerge che per lui i beni culturali vanno difesi solo perché producono reddito, che il ricorso agli operatori privati è visto come la soluzione d'ogni problema, che il ruolo di presidi territoriali svolto dalla gestione pubblica del patrimonio culturale per lui è del tutto irrilevante, e che alle regole di un'urbanistica volta alla tutela dei beni comuni e alla vivibilità per tutti bisogna preferire, e sostituire, la creatività degli architetti capaci di colpire l'immaginazione con la gestualità dell'oggetto bizzarro.

Come si può reagire a questa deriva? Il clima è pesantissimo. Regioni, province, comuni, cui è affidata la gestione delle norme perverse del decreto, potrebbero limitarne i danni. Ma le prime si battono per strappare allo Stato pezzi di autonomia che poi, in materia di governo del territorio, subdlegano ai comuni o addirittura alle imprese, rinunciando alla pratica politica della pianificazione del territorio. Le province vivacchiano nell'incertezza del loro destino. I comuni sono abbandonati alla contraddizione tra lo strangolamento finanziario e le aspettative della popolazione in materia di welfare, oggettivamente sollecitati a svendere il territorio agli interessi della rendita per ottenere un po' d'ossigeno. Su tutto grava la pesante nuvola di un'ideologia, largamente condivisa, che vede nella crescita del PIL l'unica speranza di salvezza e nel mercato l'unico regolatore di ogni attività sociale.

Se la reazione non comincia dalla politica il malessere popolare assumerà sempre di più le forme dell'antipolitica: per colpa non di chi protesta, ma di chi alle proteste si rivela incapace di rispondere.

Edoardo Salzano (18/07/08)