TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 25 marzo 2009

Firenze/Cultura. Chiude la Lef.

La Lef arriva all'ultima pagina
La storica libreria si trova in via Ricasoli a partire dagli anni '40 e diventa luogo d'incontro, tra gli altri, dell'ex sindaco La Pira e don Milani. Negli anni '60 è stata rilevata dai fratelli Zani, che adesso sono costretti a chiudere. Resta aperta la casa editrice

Via Ricasoli, «eh, il mondo cambia». Il mondo cambia, e la Lef chiude. La storica libreria — cenacolo di fede e di scienza in mezzo alla città — se ne va via così, con la scritta «sconti» ripetuta quattro volte su un foglio di carta giallo e i post it sulle copertine che segnano il prezzo dei libri da svendere. Gli scaffali mezzi vuoti, e la mente che ti riconsegna la tristezza di quando chiuse la Marzocco; fra quindici-venti giorni il bandone sarà tirato giù. La gente entra, non sempre in cerca di letture. «Scusate, tour ist information? ». Chi chiede libri, invece, vorrebbe qualche nuova uscita. «Spiacente, signora, stiamo chiudendo, non ne teniamo più», dice Paolo Zani, figlio di Valerio (89 anni, proprietario della libreria, e in gioventù militante dell'Azione Cattolica); insieme a lui, prima della sua scomparsa, nel 2002, c'era anche suo fratello Vittorio. «Il mondo cambia», è una frase che (si) ripete spesso Valerio, forse per spiegarsi e spiegare come mai un pezzo di storia fiorentina muoia così, senza che nessuno abbia mosso un dito per proteggerlo, lasciando che il declino, iniziato una decina d'anni fa, se lo portasse via. «La gente, a far la spesa, non va mica più dal bottegaio, va al supermercato. E così succede con i libri. Le persone vanno nei grandi centri, dove ci sono i monti di roba… Non speravo certo di fare questa fine. S'è resistito finché s'è potuto. E la gente non compra più libri, fa le fotocopie. Anche questi ragazzi che studiano: vanno all'università, dove ci sono i computer, e fanno tutto con quelli. E chi è che resiste? Le grandi catene, come la Feltrinelli, dove ci sono i banchi pieni di roba».
COME AL SUPERMERCATO - Come al supermercato, con le scatolette di tonno. «Esatto! E cos'era invece la libreria? Un luogo dove ci si riuniva, frequentato da tanti professori e intellettuali». Come Giorgio La Pira, don Raffaele Bensi, Carlo Betocchi, Mario Gozzini, don Giulio Facibeni, Pietro Parigi, Primo Conti. La libreria è in via Ricasoli dagli anni Quaranta; i fratelli Zani la rilevarono all'inizio dei Sessanta. «È il mondo che cambia, non c'è nulla da fare. S'è lavorato per tanti anni e s'è avuto una gran soddisfazione. Otto mesi fa circa abbiamo deciso che non potevamo più andare avanti. Avremmo rischiato il fallimento… E meno male che a suo tempo comprammo i locali ». Ma dal Comune non s'è interessato nessuno? A questa domanda risponde il figlio Paolo, alto, baffuto e poco prodigo di dettagli. «È bene che non si interessino », dice, amareggiato. Il padre ride, poi tira un sospiro: «Povera cultura fiorentina. Se non altro la casa editrice prosegue il suo cammino. Giannozzo Pucci (che ne è proprietario dal 2004, ndr) è abbastanza contento. Perlomeno il nome continua a esistere, anche se la libreria non c'è più… Ora c'è la cultura nuova: questi ragazzi tu li vedi coi telefonini ultima generazione. Quella è cultura, altro che libri». Zani, viene il terrore che al posto della Lef sorga proprio un supermercato, con il tonno in scatola e tutto il resto. «Non accadrà, ce ne siamo preoccupati, su questo può stare tranquillo». Un conto è la libreria, un altro la casa editrice. Le proprietà sono diverse, gli affetti invece no, sono gli stessi. «Io sono stato un allievo di Vittorio Zani», dice Pucci. «Negli ultimi anni la Lef era diventata la migliore libreria d'architettura d'Italia. Prima era anche stata un punto di riferimento della Firenze religiosa. Ora speriamo che rinasca da altre parti». Beh, Pucci, comprarla poteva essere una buona idea, no? «Il prezzo era molto alto, visto che hanno venduto anche i locali. Non so se ce l'avrei fatta ad acquistarla. Eppoi ora sono molto impegnato nelle pubblicazioni. La casa editrice funziona, ora però siamo in fase di crescita e ci dobbiamo stabilizzare».
UN DOLORE, CHIUDERE - Pucci però il desiderio di aprire un punto vendita ce l'ha. «Anche perché è un po' imbarazzante chiamarsi Libreria Editrice Fiorentina e non avere una libreria. Questa chiusura è un dolore per la molta gente affezionata e una perdita grossa per Firenze. Il punto è che il Comune non ha un osservatorio che segua la città, intervenga e dia consigli. E la cultura non è una bolla di sapone». Quando c'era lui in consiglio comunale, negli anni Novanta, fu approvata una delibera a tutela dei negozi storici. «Diceva che se una libreria o un fioraio chiudevano, al suo posto ci doveva essere un esercizio analogo. Prima però tutto doveva passare dal consiglio comunale». Un modo per evitare che Firenze diventasse, come accade oggi, «preda di appetitivi che svuotano il centro di abitanti e di funzioni storiche e lo consegnano ai turisti». Stavolta è il turno della Lef di via Ricasoli. «Dove — dice Valerio Zani — non capiterò più tanto spesso. Per evitare di intristirmi».
David Allegranti
24 marzo 2009
Corriere fiorentino

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