Forse è il caso, in una situazione come quella che stiamo attraversando, di iniziare a fare anche qualche cambiamento "culturale", dando dignità anche alla "disoccupazione" in quanto tale (vedi anche il brano di Illich pubblicato oggi) e non semplicemente come una tappa obbligata tra un lavoro e un'altro.
Kritias
per Municipio Verde
da la Nazione del 26/03/09 «Sconti e soldi anticipati per i cassintegrati» La Cgil chiede di allungare di un anno la mobilità per chi perde il lavoro. Ma l’assemblea è disertata di ROBERTO DAVIDE PAPINI
SE E’ VERO che le grandi imprese nascono da piccoli gruppi che si ingrossano via via, il progetto della Cgil pratese di riunire i cassintegrati e i lavoratori in mobilità in un coordinamento cittadino parte subito bene. Nel senso che una partecipazione più bassa dei venti partecipanti (su trecento invitati) al primo incontro era difficile da immaginare. «È vero, siamo un po’ pochini, ma questo non mi spaventa di certo. Sono abituato a partire in pochi e poi a coinvolgere tante persone», commenta serafico Manuele Marigolli, segretario della Cgil, prima dell’inizio dell’assemblea alla Casa del popolo di Coiano.
Il piccolo gruppo di partecipanti, però, rappresenta comunque uno spaccato di una realtà molto più ampia («almeno 600 persone», valuta Marigolli) dei lavoratori che hanno perso il lavoro ed entro la fine del 2009 vedranno scadere il loro periodo di mobilità, senza avere altre forme di sostegno al reddito e, soprattutto, senza poter andare ancora in pensione e senza avere quel canale preferenziale (la mobilità, appunto) per essere assunti da altre aziende. Così (con la prospettiva di rendere unitaria questa mobilitazione) la Cgil ha provato a riunire i suoi iscritti che sono in questa situazione difficile e pesante per organizzare iniziative e preparare la partecipazione alla manifestazione nazionale di sabato 4 aprile a Roma (dedicata in generale ai temi del lavoro), dove certo la Camera del lavoro pratese spera in una risposta diversa: «Abbiamo prenotato 25 pullman per Roma — dice Marigolli — speriamo di essere almeno in mille e di avere la possibilità di aprire uno dei cinque cortei con una parte dello striscione “Prato non deve chiudere”. Un altro modo per porre i problemi del distretto all’attenzione nazionale».
INTANTO, però, i problemi di chi sta per uscire dalla mobilità e ancora non può andare in pensione sono drammaticamente presenti e attuali e nell’incontro di ieri a Coiano sono emersi tutti. Lavoratori che hanno oltre quarant’anni («Al centro per l’impiego ci sono offerte di lavoro solo per chi ha meno di 35 anni e magari ha già una specializzazione. Come facciamo a trovare un lavoro così?», ci dice un ex operaio), chi è a due o tre anni dalla pensione («però il prossimo mese scade la mobilità, io non posso andare in pensione, non so come far campare la mia famiglia», aggiunge un 57enne). Fernando Mascello e Graziano Bruno (che sono i coordinatori di questo gruppo di lavoratori in mobilità) spiegano il perché della riunione: «Per farvi sapere che la Cgil non vi dimentica, siamo accanto a voi e dobbiamo organizzarci per una grande mobilitazione» mentre Marigolli spiega quali siano le richieste da portare avanti. «Al Governo chiederemo di destinare la mobilità lunga (con un anno in più dei tre anni previsti) anche al distretto pratese come già accaduto ad altre aree svantaggiate. Poi stiamo lavorando con la CariPrato, la Provincia e il Comune per creare un fondo che serva ad anticipare la cassa integrazione evitando i tempi lunghi della burocrazia. CariPrato si è detta disponibile, Comune e Provincia pagherebbero gli interessi, ora dobbiamo sentire se l’Inps è d’accordo». I pochi partecipanti ascoltano e sono soddisfatti, ma hanno voglia di esprimere la loro angoscia, il disagio per una situazione difficile: «Come si può pensare che uno con 750 euro al mese paghi le bollette di acqua, gas, luce senza diventare moroso? Il Comune deve intervenire su questo», dice Mascello. Marigolli risponde citando la richiesta fatta alle partecipate (come il Consiag per esempio) di sospendere il pagamento delle bollette di chi è in cassa integrazione o in mobilità e al Comune di rivedere, per queste categorie, i criteri dei servizi a domanda individuale (come gli asili): «E’ inutile calcolare la retta sulla base dell’Isee (indicatore di reddito, ndr) dell’anno precedente quando magari in una famiglia lavoravano in due, mentre nell’anno in corso sono tutti in cassa integrazione».
da il Tirreno del 26/03/09
Un unico coro per chi ha perso il posto
La Cgil crea un coordinamento di lavoratori in mobilità Tra le richieste emerse dall’incontro di Coiano quella di allungare gli ammortizzatori. Scatta l’allarme: «Rimarranno senza 600 persone»
PRATO. Espulsi dalle liste di mobilità. Licenziati magari a un passo da quella pensione tanto agognata per una vita e che non hanno potuto maturare in mancanza di una manciata di contributi. Ogni mese a Prato cinquanta lavoratori perdono la mobilità e vanno a infoltire l’esercito dei disoccupati nella faticosa ricerca di un lavoro durante la crisi. «La previsione è che da qui alla fine dell’anno i lavoratori in questa situazione possano essere diverse centinaia, anche cinque o seicento», fa sapere Manuele Marigolli, segretario generale della Cgil.
L’unione fa la forza e l’idea della Cgil è quella di dare voce a un movimento dei lavoratori in mobilità, un nuovo soggetto allargato alle altre sigle sindacali col quale presentarsi compatti alla mobilitazione del 4 aprile a Roma. «Chiederemo al Governo un allungamento della mobilità sia per coloro che provengono da aziende con più o con meno di 15 dipendenti», annuncia Manuele Marigolli. Il suo appello è arrivato ieri pomeriggio durante un’assemblea sindacale tenutasi al circolo di Coiano, alla quale erano stati invitati a partecipare circa 300 lavoratori. Ma nei locali di Coiano ieri pomeriggio si sono affacciati solo circa 40 lavoratori, per lo più tessili. «Avevamo spedito la lettera - spiega il segretario della Cgil - a coloro che sono in procinto di perdere lo status della mobilità, per informarli delle ultime iniziative sindacali che li riguardano. La loro mancata risposta dà un segnale di sfiducia che non va sottovalutato». Lo dimostrano le testimonianze e le storie che vedono protagonisti questi uomini e queste donne senza lavoro. Una è quella di Alberto Rutili. «Da quando sono uscito dalla mobilità - racconta l’ex operaio - mi verso da solo i contributi che mi servono per andare in pensione. Si parla di 1.630 euro ogni tre mesi per i prossimi due anni e mezzo, che devo comunque garantire anche se non ho un’occupazione. Meno male che c’è ancora mia moglie che lavora». Anche Luciano Russo si è ritrovato a casa dopo aver perso il salvagente della mobilità. «Ho 34 anni ma mi sembra di avere un’età troppo avanzata per rimettermi in gioco. In questi mesi sono stato reclutato dalle agenzie interinali per lavorare al lanificio Cangioli ma adesso non mi chiamano più nemmeno loro».
Per Santa Denaro, invece, ex dipendente di Spalmatura Italiana, la mobilità ha le settimane contate. «Finirà a maggio e sono preoccupata: ogni giorno devo dare da mangiare a sei persone, tra cui i miei nipoti. Mi chiedo cosa succederà quando anche questa piccola entrata di 700 euro scarse verrà a mancare». La signora Denaro aveva seguito un corso di formazione alla Fil riservato alle “over 40”. «Non mi è servito a nulla, il vero problema è che non c’è lavoro in questa città». C’è poi chi ieri pomeriggio aveva il dente avvelenato contro i cinesi e, più in generale contro i lavoratori stranieri che affollano i Centri per l’impiego. «La Cgil condanna ogni ragionamento discriminante, semmai dobbiamo pretendere la legalità dallo Stato per chi non rispetta le regole», ha ribadito Marigolli, mentre Fernando Masciello, ex delegato del lanificio Pecci, ha ricordato che «alle prossime elezioni amministrative si è candidato a sindaco uno che con i cinesi ha fatto affari d’oro», con riferimento alla candidatura di Roberto Cenni per il Pdl.
Maria Lardara
Nessun commento:
Posta un commento