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La mer, la fin...

martedì 31 marzo 2009

Immigrazione. Colare a picco.

2009-03-31 21:38 ANSA
LIBIA: CENTINAIA I MIGRANTI DISPERSI

ROMA - C'é chi parla di un centinaio di persone disperse nelle acque davanti alla Libia e chi sostiene che siano addirittura duecento; fonti che affermano che almeno due imbarcazioni sono naufragate e chi dice, invece, che a ribaltarsi è stata una sola carretta del mare con 253 migranti a bordo: una delle poche certezze è che un altro barcone, con oltre 350 clandestini, è tornato in porto solo grazie all'intervento di una nave italiana. E che in questa ennesima strage di disperati tra l'Africa e l'Italia sono finora 23 i vivi recuperati e 20 i cadaveri. Le primissime ricostruzioni parlavano di tre barconi colati a picco nella notte tra sabato e domenica a poche decine di miglia dalla costa della Libia, a causa del forte vento. Ma secondo le informazioni dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), in parte confermate dalle autorità libiche, a naufragare sarebbe stata invece un'unica imbarcazione partita da Said Bilal Janzur, un sobborgo di Tripoli, nella notte tra sabato e domenica.
A bordo ci sarebbero state 253 persone: 23 sono state recuperate vive e 21 sono invece i cadaveri trovati in mare. Le restanti duecento sarebbero disperse, anche se per la Libia sarebbero un centinaio quelli che mancano all'appello. Quanto alle altre due imbarcazioni di cui si era parlato in un primo momento, non si tratterebbe di carrette del mare cariche di immigrati ma di due pescherecci di cui effettivamente non si hanno più notizie. "Ma potrebbero essere lontani, in zona di pesca - ha detto il responsabile dell'Oim a Tripoli, Laurence Hart - oppure potrebbe essere successo qualcos'altro. Ma nessuno è in grado di dirlo con certezza". Non ci sono dubbi, invece, sul ruolo svolto dalla Asso 22, il rimorchiatore italiano che sabato notte è stato chiamato dalla Guardia Costiera libica per riportare a Tripoli un peschereccio in avaria con 363 immigrati a bordo provenienti da Siria, Bangladesh, India e da diversi paesi dell'Africa. "Era pieno zeppo, non c'era uno spazio libero in coperta - racconta il comandante Francesco Barraco -. Ogni angolo era occupato da immigrati e anche all'interno c'erano decine di persone, sembrava una scena di quelle che si vedono soltanto in televisione". La Asso 22 ha raggiunto il porto di Tripoli domenica alle 14, con a bordo tre ufficiali libici.
Alle autorità italiane la vicenda è stata comunicata questa mattina: l'Asso 22 ha infatti spedito un telex alla società armatrice a Napoli domenica alle 8.48, dunque ad intervento ancora in corso. I contatti tra la società e le istituzioni italiane ci sono però stati soltanto stamani. L'Onu, attraverso l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) parla di "tragedia della disperazione", mentre il segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis lancia un'appello ai governi dell'Unione affinché fermino "la trappola mortale creatasi ai confini dell'Europa", creando nei paesi d'origine "le opportunità economiche" per mettere un freno ai viaggi. E torna a farsi sentire anche la Conferenza episcopale italiana, ricordando che "chi sbarca sul territorio italiano" va sempre "accolto, accompagnato e rispettato come persona". E l'opposizione attacca il Governo. "E' evidente che qualcosa non funziona nell'accordo con la Libia" dice il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione, mentre di "fallimento assoluto" parla l'Idv e di "politica inumana" Ferrero (Prc). Piero Fassino chiede una "riflessione seria e non propagandistica" su come affrontare il fenomeno e Marco Minniti ricorda che "l'immigrazione va governata, perché altre scorciatoie non esistono". Dal canto suo il ministro dell'Interno Roberto Maroni non raccoglie e parla di "tragedia immane".
"Noi - si limita a sottolineare - controlliamo e gestiamo quanti arrivano nelle acque di competenza italiana dando loro soccorso, sostegno e accoglienza e non possiamo che auspicare che lo stesso intervento venga fatto anche dalle altre autorità, in particolare dalla Libia, per evitare queste tragedie che addolorano e colpiscono tutti". Spesso le imbarcazioni italiane escono dalle nostre acque territoriali per prestare soccorso "quando vediamo che chi dovrebbe intervenire non lo fa e gira la testa dall'altra parte". E questo perché anteponiamo a trattati e confini territoriali la vita umana". Anche per questo, conclude Maroni, sono stati intensificati i rapporti con la Libia e il 15 maggio partiranno i pattugliamenti delle coste con le motovedette cedute dall'Italia.

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