Custodi mediterranei
«Da noi si dice che una casa senza datteri è una casa dove si ha fame. Sono cresciuto con le palme che le generazioni passate ci hanno lasciato e per tutta la mia vita ho lavorato a preservare e ad arricchire questa grande risorsa. Penso che le palme da datteri rimarranno quando il petrolio finirà». Slimane Bekkay, agricoltore di Ghardaia, Algeria, è uno dei «Custodi della diversità nel Mediterraneo» premiati a Roma in Campidoglio ieri, Giornata mondiale della biodiversità, per iniziativa di Bioversity International, la più grande organizzazione internazionale che si occupa di ricerche sull'uso e la conservazione della diversità nei sistemi agricoli e forestali. Sono circa 30 mila le specie commestibili in natura ma la gran parte sono neglette, abbandonate o addirittura sconosciute, con enorme danno anche per la qualità dell'alimentazione - e dunque della salute - mondiale. Non si protegge ciò che non si conosce e così a oggi si stima che i tre quarti della biodiversità presente nei prodotti agricoli sia andata perduta. Un'estinzione silenziosa, senza nemmeno quella «red list» (lista rossa) che elenca le specie di flora e fauna selvatiche in pericolo. Ecco dunque l'importanza non solo delle 1.400 banche del germoplasma sparse per il mondo ma anche e forse soprattutto dell'opera costante, sul campo, di agricoltori «custodi» che tutelano moltissime varietà locali, fra le quali quelle preziose del mondo mediterraneo. Minacciate anche dal caos climatico, malgrado l'auspicio del Custode Slimane a proposito delle palme post-petrolifere. Ma proprio dalla biodiversità agraria, se protetta come la pupilla degli occhi, possono venire risposte per la sicurezza alimentare dell'umanità, grazie a varietà dotate di geni capaci di sopportare gli effetti dei cambiamenti del clima a partire dalla siccità. Non per nulla lo stesso deserto del Sinai è ricco di varietà agraria. E nel 1996 è nata lì, senza finanziamenti internazionali, la banca del germoplasma Egyptian Desert Gene Bank, promossa dall'esperto di agricoltura Ismail Abdel Galil: «L'ho voluta lì e non al Cairo perché non deve essere un museo dei semi, ma qualcosa di utile a chi sta sulla terra». Ismail lavora molto sulle specie neglette nella regione nord-africana, un'enorme risorsa nascosta per l'alimentazione e la cura delle malattie.
Fra i Custodi italiani premiati a Roma (insieme al premio alla carriera al professor Scarascia Mugnozza): Carlo Petrini, fondatore nel 1986 di Slow Food; Isabella Dalla Ragione, che 25 anni creò con il padre l'associazione Archeologia arborea salvando dall'estinzione centinaia di varietà locali rare e dimenticate di alberi da frutto e recuperando i saperi popolari perché «più profonde sono le nostre radici più possiamo crescere» (vale per gli alberi e le persone); e Antonio Onorati, fondatore e presidente di Crocevia, attivista per i diritti degli agricoltori del Sud del mondo e fra i promotori della prima legge regionale in Italia - della regione Lazio - per la biodiversità agraria. Onorati ha sottolineato che «la biodiversità è l'unica ricchezza al mondo che sia distribuita in modo giusto: infatti è concentrata nel Sud del mondo e nelle mani dei contadini poveri, per i quali è indispensabile. Ma deve essere difesa come diritto. Da qui l'importanza del Trattato mondiale sulle risorse genetiche per l'agricoltura e l'alimentazione». Al quale ha contribuito moltissimo, quando lavorava alla Fao, un altro premiato: José Esquinas-Alcazar, che deve la sua passione all'incontro casuale con un piccolo coltivatore spagnolo, sconosciuto «custode» come tanti altri.
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