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Odissea per adottare un cane
Va al canile ma viene sottoposto a un terzo grado
La nuova direttrice del Calice: «E’ stato lui, alla fine, a rifiutarsi di prendere la cagnolina»
PRATO. A Mario Martino il sospetto è venuto dopo che gli hanno chiesto di sterilizzare quella cagnolina di pastore tedesco tanto voluta. E quando gli hanno detto che l’animale aveva otto mesi, mentre a occhio e croce dimostrava tre anni. L’odissea di un 69enne pistoiese, con il pallino da sempre per il miglior amico dell’uomo, si è consumata nell’arco di una giornata. Tutto è cominciato con un annuncio trovato per caso in negozio specializzato in prodotti per animali di Pistoia. Si regalava una cucciola di otto mesi, temporaneamente ospite del canile al Calice, e con l’handicap di essere senza una zampa. Desideroso di ritornare a casa con la cagnetta, l’anziano pistoiese si fa avanti con i gestori del canile con l’idea di adottare l’animale.
Ma, secondo la versione fornita dal signor Martino, a quel punto è cominciato il terzo grado.
«Mi hanno imposto di sterilizzare la canina e non mi hanno mostrato alcun certificato medico che attesti la salute dell’animale. Oltretutto mi pareva che soffrisse in quella gabbia di metallo stretta e con fondo di cemento».
L’impressione del pistoiese, dopo la visita al canile di Prato, è stata insomma tutt’altro che buona. «Ho parlato con i vecchi gestori del canile, ma ho trovato un’accoglienza molto fredda, tanto che mi hanno fatto mille storie per prendere questa canina. Mi domando se queste persone abbiano più interesse a far adottare gli animali o a trattenerli lì per prendere magari più contributi». E alla fine al signor Martino è passata la voglia di prendere quella cagnetta. «Sono stato successivamente contattato da una certa Valeria, che si è presentata come la nuova direttrice del canile, disponibile a venirmi incontro, offrendosi addirittura per portarmi a domicilio la cagnetta. Ma a questo punto, voglio aspettare e fare luce sulla faccenda».
Effettivamente, nell’ultimo periodo c’è stato un bel po’ di movimento dentro la struttura che ospita 220 cani al Calice. E si capisce così il viavai di telefonate del signor Martino, che ha dovuto parlare con due direttrici per discutere della faccenda dell’adozione. Nessun mistero: fino al 31 maggio la gestione del canile rimarrà alla Vab, che cederà poi il testimone all’associazione «Qua la zampa», che l’8 maggio scorso si è aggiudicata la gara del Comune per l’affidamento della struttura con una sovvenzione annuale di 228mila euro. Sarà forse una nuova era per il canile del Calice, che per dieci anni è rimasto nella mani dalla Vab? «Questo cambio di gestione avverrà nell’ottica di migliorare il servizio per gli animali», assicura Valeria Vitiello, che dal primo giugno subentrerà alla direzione del canile al posto di Adele Piccolo. «Siamo gli unici a norma in Toscana. Non siamo quel canile lager come viene dipinto dal signor Martino. Alla fine è stato lui a rifiutarsi di prendere la canina. E comunque la sterilizzazione della canina sarebbe stata a nostre spese, come avviene di norma. Non abbiamo fatto in tempo ad eseguirla, perchè l’animale ci era arrivato da poco».
Maria Lardara
da la Nazione del 24/05/09
Canile nel mirino «Adottare Jessica è un’odissea»
«VOLEVO ADOTTARE un cane e non mi è stato dato il permesso. Volevo fare del bene e mi è stato impedito». E’ visibilmente amareggiato Mario Martino che insieme con la moglie Paola Spadi aveva contattato telefonicamente il canile di Prato per adottare un cane lupo di pochi mesi di nome Jessica. Tutto sembrava procedere per il meglio e la coppia, residente nelle campagne del pistoiese, vicino a Cireglio, dopo aver visto l’annuncio riguardante la piccola canina aveva deciso di prendersene cura, nonostante l’animale non abbia una zampa.
«Lo facevamo per colmare il vuoto lasciato dal nostro precedente cane lupo che purtroppo è morto un paio di mesi fa — spiega Martino — Avevo preso contatti col canile, ma quando sono arrivato a prendere il cane i gestori hanno cominciato a farmi un sacco di storie, facendomi capire di non avere una gran voglia di farmi portare via Jesssica. Oltre alle normali domande di rito, volevano costringermi in tutti i modi a farla sterilizzare, anche se non esiste un obbligo di legge in tal senso. Io e mi moglie ci siamo insospettiti e alla fine abbiamo rinunciato tornando tristemente a casa».
La vicenda però non si è conclusa con il viaggio a vuoto dei coniugi pistoiesi, perché durante il tragitto è arrivata una nuova telefonata dal canile e a Mario e Paola è stata addirittura proposta una consegna dell’animale a domicilio: «Io sono deciso ad adottare la canina — conclude Martino — ma devo prima vederci chiaro nella vicenda, perché mi è sembrata un po’ troppo strana. Per adesso quindi ho rifiutato, in attesa di avere dei chiarimenti sul comportamento dei dirigenti della struttura: chiarimenti che non mi ha fornito nemmeno il Comune di Prato, ma che io aspetto ancora».
Leonardo Montaleni
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