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La mer, la fin...

domenica 31 maggio 2009

Prato verso le amministrative. Paoletti contro l'urbanistica contrattata

Non c'è che dire! Paolo Paoletti non ha veramente risparmiato stoccate a nessuno: dagli uffici competenti per l'urbanistica alla gestione delle politiche per la multiculturalità di Frattani.
E concordiamo con lui: per governare Prato, ci vuole meno estrazione politica e più passione civile!
MV

da il Tirreno del 31/05/09
Paoletti: «No all’urbanistica asservita ai capitali»

L’uomo di punta di Rifondazione corre per piazza del Comune

«Il mio imperativo, nella formazione della giunta, potrebbe essere: meno estrazione politica più passione civile»

PRATO. Da bravo architetto che fa questo mestiere da quasi quarant’anni, ha chiaro lo scenario urbanistico che dovrebbe avere la Prato che si candida a guidare. Per questo dice no alla «cementificazione della città, asservita agli interessi del capitale della Coop e degli immobiliaristi». E’ un intervista senza peli sulla lingua quella con Paolo Paoletti, candidato sindaco in quota Rifondazione comunista.
Nel suo programma parla di urbanistica più partecipata e meno contrattata. Che significa?
«Manca una visione d’insieme della città che vogliamo. I piani urbanistici degli ultimi dieci anni hanno confuso espansione con sviluppo. Si fanno gli interessi del grande capitale, vedi l’affare multisala, e non si pensa alle periferie degradate, come le frazioni di Tobbiana e Vergaio. E la trasparenza degli uffici competenti lascia a desiderare.
Cosa rimprovera all’amministrazione?
«Dal 2004 il settore edilizia non fornisce i dati sul rilascio delle concessioni per costruire. E l’ultimo consiglio comunale ha compiuto un vero e proprio blitz per adottare provvedimenti d’urgenza che fanno l’interesse di qualche proprietario».
Sull’immigrazione si giocherà forse la partita elettorale decisiva. Come gestirebbe i rapporti con la comunità cinese?
«Partiamo dal presupposto che le giunte precedenti, a partire dalla gestione di Frattani, non si sono rivelate all’altezza per attuare efficaci politiche d’integrazione. E la questione cinese è stata sottovalutata. D’altro canto Prato è destinata ad avere connotazione di città sempre più etnica per il futuro: i cittadini di domani saranno anche i figli degli immigrati. Dobbiamo recuperare la tradizione di accoglienza che ha sempre caratterizzato il popolo pratese, facendo rispettare naturalmente le regole. Ma ci vogliono anche idee nuove sugli immigrati».
Qualcuna in particolare?
«Penso ad iniziative comuni rivolte sia ai pratesi che ai cinesi. Uno specifico punto del mio programma prevede il rilancio del premio letterario città di Prato in chiave di integrazione multietnica. Un altro filone interessante da sviluppare è quello delle relazioni internazionali che il Comune potrebbe stringere con le nazioni di provenienza dei cittadini stranieri».
Ma c’è già un gemellaggio con Wenzhou, anche se riguarda la Provincia. «Non basta evidentemente. In questa babele di etnie e culture, Prato potrebbe sperimentare progetti di scambio culturale con i paesi da cui provengono molti immigrati. Li aiuterebbe a sentirsi a casa propria e dunque a integrarsi meglio».
Ha incontrato nei giorni scorsi gli operai della Fidias. Un sindaco comunista come affronterebbe il nodo della crisi?
«Sicuramente garantendo sostegno a chi ha perso il posto di lavoro. Non mi riferisco solo agli ammortizzatori sociali. Occorre liberare risorse per impegnarle in una politica di sostegno ai lavoratori. Ci sono fondi congelati nei consorzi di formazione con i contributi versati dalle aziende. Potrebbero essere recuperati per dare un ulteriore sostegno ai lavoratori in difficoltà».
Se fosse sindaco, a quale giunta penserebbe?
«Indipendentemente dal numero degli assessori, punterei sulle competenze e sui saperi delle persone. Il mio imperativo potrebbe essere: meno estrazione politica, più passione civile».
Ma.La.

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