Gli immigrati non rappresentano un pericolo per il lavoro degli italiani
29 maggio 2009
Sono più giovani e meno istruiti. Sono necessari meccanismi di integrazione
L'aumento dei flussi migratori e la maggior partecipazione degli stranieri al mercato del lavoro non rappresenta un pericolo per i salari e le prospettive occupazionali dei lavoratori italiani. La Banca d'Italia nella sua relazione annuale dedica uno specifico capitolo all'analisi delle conseguenze dell'immigrazione. È più che raddoppiato tra il 2003 e il 2008 il numero di stranieri residenti in Italia, passato a 3,4 milioni di persone, circa il 6 per cento della popolazione. Nel confronto con i principali paesi europei, gli immigrati residenti in Italia rappresentano una quota più bassa di popolazione e sono più giovani e meno istruiti. Nel triennio 2005-07 l'età media della popolazione straniera regolarmente residente era pari a 38 anni, simile a quella registrata in Spagna e molto inferiore a quella, superiore ai 50 anni, riscontrabile in Germania e Francia. Poco meno della metà della popolazione straniera residente, di età compresa tra i 25 e i 55 anni, é in possesso al più di un titolo di istruzione corrispondente all'obbligo scolastico, quota che é superiore di circa 16 punti rispetto alla media dei paesi dell'Unione europea. Ma solo il 15% ha un titolo di studio di livello universitario, contro una media europea attorno al 36 per cento.
Necessari meccanismo di integrazione. La componente straniera, sottolinea la relazione di Palazzo Koch, «contribuirà in misura significativa a definire il livello e la qualità futuri del capitale umano che sarà disponibile in Italia». Ed è per questo che «se non accompagnata da meccanismi efficaci di integrazione, questa rapida espansione aumenterà il già ampio divario nella dotazione di capitale umano del nostro paese nel confronto internazionale, poiché la popolazione scolastica straniera registra significativi ritardi che si manifestano già nella scuola primaria e si ampliano ulteriormente nei livelli scolastici successivi».
Pagano meno imposte, ricevono meno prestazioni. Le differenze nella struttura socio economica e demografica tra gli italiani e gli stranieri, spiegano ancora gli economisti di Bankitalia, «determinano significativi divari nei flussi economici da e verso la finanza pubblica. Gli immigrati pagano proporzionalmente meno imposte e ricevono meno prestazioni per previdenza e sanità».
Nessun commento:
Posta un commento