TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 1 marzo 2009

Prato non deve chiudere. Le cronache dei giornali - 1

No comment...
MV

da la Nazione del 01/03/09
ORA DOBBIAMO VEDERE I RISULTATI

di Luigi Caroppo

UN CHILOMETRO e spiccioli di metri di un bellissimo striscione tricolore per dire all’Italia che Prato vuol continuare a credere nel tessile e a dirci che possiamo farcela, che abbiamo ancora speranze, che i figli del tessile potranno ancora nascere. Una grande lezione di mobilitazione civile per far sentire l’urlo di Prato con la forza della storia e della tradizione. Ma da domani si saprà, al di là del già raggiunto successo mediatico, se questa grande adunata sarà stata utile. Forse ha ragione chi dice che questa manifestazione andava fatta prima, molto prima del febbraio 2009. Forse un po’ di anni fa, è vero. Ma allora correva forte l’individualismo pratese, qualità aggiuntiva del cardato. Ora quell’indivualismo non è più un pregio. ’Non ce la facciamo più da soli’ è stato detto in piazza. E’ vero: si bussa alle porte di Regione e Governo, ma per essere credibili bisogna fare pressione davvero tutti insieme e portare sul tavolo dei ministri richieste condivise e strategie possibilimente vincenti. Nel nome di Prato.
Buona domenica.

da la Nazione del 01/03/09
FORZA PRATO

di ROBERTO DAVIDE PAPINI
SULLE note delle canzoni di Fabrizio De André e della musica rock proposta dagli studenti del “Buzzi”, Prato ha vissuto una mattinata storica, con una manifestazione che ha unito tutte le componenti del distretto, lavoratori, istituzioni e imprenditori, una volta tanto insieme, per dire no alla crisi. Sono in ottomila per dire con chiarezza che Prato crede al futuro: «Dobbiamo essere orgogliosi della nostra capacità di stare insieme. Non per paura della crisi ma per costruire il nostro futuro», dice dal palco il presidente della Provincia, Massimo Logli. E il clima in fondo festoso del lungo e colorato corteo che da piazza Mercatale ha raggiunto il “Buzzi” conferma questa voglia di speranza.
Sebbene ampiamente annunciati da giorni, gli “effetti speciali” della manifestazione sono stati ancor più spettacolari ed emozionanti di quanto ci si potesse aspettare: dallo striscione tricolore lungo un chilometro (1022 metri, per la precisione) con lo slogan “Prato non deve chiudere” ripetuto cinquanta volte e portato da duemila persone (con le pagliette del Buzzi in testa al corteo); sino alla stessa frase composta al centro di piazza Mercatale con casse di filati colorate in modo che la frase fosse ben visibile dall’alto e fotografabile dall’elicottero per ottenere una sorta di effetto cartolina.
In questa cartolina dalla crisi hanno lasciato il loro messaggio gli ottomila partecipanti al corteo, una cifra forse un po’ generosa, ma che, una volta tanto, non è oggetto di discussione tra organizzatori e questura. È lo stesso funzionario dire che «i manifestanti sono tanti, c’è tutta la città tenendo conto che a Prato non c’è l’abitudine a manifestare».
Tante presenze importanti e ufficiali (i gonfaloni dei Comuni della Provincia di Prato, poi quello della Provincia di Pistoia, di Campi Bisenzio, Montale, Carpi, Vicenza, Biella, Como), i segretari dei sindacati, i vertici locali delle associazioni imprenditoriali e del commercio (ci sono, tra gli altri, il presidente dell’Unione commercianti, Giuseppe Nardini, e il presidente di Cna, Anselmo Potenza). Poi la diocesi, con monsignor Pierluigi Milesi, e i vertici nazionali del tessile abbigliamento di artigiani e sindacati: Valeria Fedeli, segretario Filtea-Cgil, Sergio Spiller; segretario aggiunto Femca-Cisl; Carmelo Barbagallo, segretario organizzativo Uil; Luigi Rossi presidente di Federmoda/Cna; Andrea Belli, presidente dei tessili di Confartigianato. C’è anche il presidente di Confindustria di Como, Ambrogio Taborelli. Ci sono tutti i parlamentari pratesi (Riccardo Mazzoni del Pdl, Andrea Lulli e Antonello Giacomelli del Pd) e i consiglieri regionali (l’ex sindaco Fabrizio Mattei e Ambra Giorgi del Pd, Alberto Magnolfi del Pdl).
SUL PALCO, dopo l’esibizione del gruppo spezzino “Four Step Choir”, tocca ai discorsi ufficiali. «Non abbiamo bisogno di assistenzialismo ma di sostegno per essere più forti domani», dice Logli, mentre il sindaco, Marco Romagnoli ricorda che «Prato ha dato lavoro, reddito, dignità professionale alle persone. Ha contributo alla crescita economica dell’Italia col suo consistente gettito fiscale». Per il presidente della Uip, Riccardo Marini, «è la prima volta che a Prato e in tutta Italia c’è una unità di intenti così condivisa e trasversale su questa forza dobbiamo partire per costruire il domani». Per il segretario della Cgil, Manuele Marigolli Prato non vuole assistenza «ma il lavoro perché è ancora il futuro di questa città», mentre sale alto l’allarme per il futuro immediato dei 1170 dipendenti artigiani che stanno per perdere il sostegno dell’Ebret (una sorta di cassa integrazione). «Anche i consumi sono ormai ai minimi storici e Prato deve essere ascoltata», dice il presidente della Confesercenti, Alessandro Giacomelli. «Il distretto di Prato ha dato un contributo importante al paese, vogliamo che sia in grado di farlo anche in futuro — spiega il presidente di Confartigianato Stefano Acerbi— l’appello vale anche per il sistema bancario che deve sostenere le imprese». Già, quella delle banche è «un’assenza da rimarcare», osserverà più tardi polemicamente Manuela Biliotti, leader dei terzisti di Prato Artigiana. Il presidente della Camera di commercio, Carlo Longo sottolinea «il grande segnale di unità» e che «portare gli industriali in piazza è stata la vera sfida».

IL CORTEO di ieri ha offerto un’immagine di unità e coesione, pregi che forse Prato aveva perso. Tanto che la sintesi più efficace la trova Marigolli: «Questa piazza non parla solo a Roma, ma anche a Prato, che deve ritrovare da qui la sua voglia di stare insieme e di unirsi nelle difficoltà».
Una protesta indirizzata soprattutto al Governo (ma anche alla Regione, ecco perché ieri non c’erano suoi rappresentanti ufficiali) che dopo le promesse fatte nei giorni scorsi dal ministro alle attività produttive Claudio Scajola per il settore tessile, vede Renato Brunetta (pubblica amministrazione), liquidare l’iniziativa come poco utile: «Scendere in piazza ha un significato democratico ma serve a poco: bisogna rimboccarsi le maniche e trovare nuovi mercati e nuovi prodotti». Replica di Logli: «Se in questi mesi il Governo ci avesse ricevuto non saremmo scesi in piazza, perché il nostro obiettivo è proprio trovare nuovi mercati e nuovi prodotti, ci spieghi Brunetta come fare in una situazione di crisi mondiale e calo dei consumi». Brunetta, tanto per cambiare, fa arrabbiare il sindacato e così il Marigolli ricorda al ministro che «ora affrontiamo una fase emergenziale, dobbiamo passare la nottata, non ci sono mercati espansivi...». Caustico il leader della Cisl Stefano Bellandi: «Visto che tutte le richieste di incontro sono andate a vuoto, almeno con questa manifestazione il governo si è accorto che Prato esiste. Semmai Brunetta si informi meglio della situazione dai pratesi del suo partito». Anche la segretaria della Uil, Annalisa Nocentini è polemica: «Se Brunetta ritiene che governare significhi che ognuno debba fare da solo, ci fa piacere sapere che siamo governati da persone così...».

POLEMICHE con il Governo a parte, resta l’immagine di unità straordinaria: operai accanto a industriali storici del distretto come Mario Maselli, Franco Bini, Riccardo Matteini, Renato Cecchi e tanti altri. Un clima di unità che ha coinvolto anche qualche esponente delle comunità straniere. Dall’imprenditore cinese Giulini agli operai come il marocchino El Aoufy che è in piazza con il padre e parla con orgoglio dei suoi 19 anni da operaio a Prato («mi trovo bene qui, mi sono integrato»), oppure il pachistano Abraham Mohammed che vive una situazione drammatica: «Da sei mesi sono in cassa integrazione, ma l’azienda non l’ha anticipata e io non ho soldi. Ho da pagare l’affitto, mantenere la famiglia, non so come fare». Ieri una risposta non l’ha avuta, ma un raggio di speranza, forse, sì.

Nessun commento: