MV
Dopo la trasmissione “Annozero” di Michele Santoro sulla crisi del distretto tessile pratese e numerosi interventi usciti sulla stampa nei giorni scorsi, il Partito di Rifondazione Comunista di Prato vorrebbe fornire una chiave interpretativa diversa rispetto a quella finora emersa. Un intervento fatto senza la presunzione di voler dare né risposte né possibili ipotesi di uscita dalla crisi in cui la nostra provincia si trova, ma con la voglia di creare uno spunto per una riflessione e un dibattito sia tra i cittadini sia tra le amministrazioni che, a diversi livelli, si sono avvicendate negli ultimi anni.
Purtroppo la diretta di “Annozero” ha lasciato poco spazio alla discussione sulle dinamiche della crisi pratese concentrando principalmente l’attenzione sul fenomeno del lavoro nero e dell’illegalità nelle aziende cinesi presenti sul territorio.
La crisi del distretto tessile è iniziata già prima del 2000 e definitivamente sancita con il crollo delle Torri Gemelle nel 2001: una crisi che ha portato l’imprenditore italiano a inserirsi in una dinamica di mercato globale con una conseguente perdita delle identità territoriali e del valore del lavoro svolto sul territorio nazionale.
Una parte sostanziale della filiera tessile si è perduta a causa della delocalizzazione del lavoro in paesi emergenti dove i costi di produzione e di manodopera sono inevitabilmente inferiori per il minor rispetto dei diritti umani che porta i lavoratori a sostenere, nei loro paesi, ritmi di lavoro in condizioni disumane. Questo modello è presente anche nel nostro distretto tessile dove la mancanza di regolamentazione delle aziende cinesi induce intere famiglie a vivere nel medesimo luogo di lavoro, senza la tutela dei diritti minimi dell’uomo e dei minori.
Anche nel distretto tessile la delocalizzazione è stata applicata e vista come possibile risposta a breve termine: una soluzione che invece, a lungo termine, ha portato i profitti a non essere reinvestiti di nuovo sul territorio e nel tessile ma ad essere spostati verso altri settori, impoverendo di conseguenza la qualità e l’unicità dei nostri prodotti.
Con l’affacciarsi della crisi mondiale di questi ultimi anni il modello economico neo-liberista si è dimostrato fallimentare nel dare una risposta concreta come soluzione globale del problema. Il distretto pratese si è quindi trovato impreparato al sopraggiungere della nuova crisi mettendo in discussione anche la produzione delocalizzata, lasciandosi così travolgere dalle dinamiche mondiali.
Oggi, non essendo il distretto in grado di tornare indietro dalla delocalizzazione e dal non reinvestimento delle risorse nelle aziende pratesi, è necessario salvaguardare le imprese ancora presenti sul territorio aiutandole con interventi mirati e nello stesso tempo ampliando gli ammortizzatori sociali dei lavoratori che sono in procinto di perdere o hanno perso il posto di lavoro.
Alessio Laschi
Segretario PRC Prato
Nessun commento:
Posta un commento