Bastano pochi chilometri per passare dall'assistenza gratuita alla «tassa»
Al confine tra Lazio e Toscana
I malati non sono tutti uguali Fabio Roggiolani, presidente della commissione Sanità Regione Toscana: «Il costo della rete amministrativa necessaria per riscuotere il ticket finisce per assorbire gli introiti versati dai contribuenti»
Ieri mattina è entrato nella farmacia di Acquapendente, provincia di Viterbo, ed ha accompagnato un amico laziale che ha presentato la ricetta e si è visto richiedere il legittimo balzello, ovvero il ticket.«Se una ricetta con i gli stessi sei farmaci l'avessi presentata io, come cittadino toscano, a cinque minuti di auto da qui, in Toscana, non avrei pagato niente — spiega Roggiolani — e invece nel Lazio è una tassa. Ventiquattro euro per pochi medicinali di uso comune può essere moltissimo per chi deve affrontare crisi e contro crisi. È un'Italia spaccata in due».
La Toscana è stata una delle prime regioni ad abolire il ticket. La decisione nel 2001 fu una mezza odissea nell'allora spazio burocratico-sanitario. Che fece anche un po' di scandalo. Non furono pochi i detrattori che gridarono al «governo Pantalone » e ai soliti «rossi spendaccioni ».
«E invece da quando abbiamo abolito il ticket — spiega Loredano Giorni, responsabile del settore farmaceutico della Regione Toscana — la spesa sui farmaci è diminuita. Tanto è vero che nel 2004 abbiamo deciso di migliorare il servizio includendo nella lista dei farmaci completamente gratuiti anche le medicine che combattono il dolore grave».
Giorni mostra i dati. Di uno è particolarmente orgoglioso: «Nonostante la mia regione non abbia alcun introito dai ticket farmaceutici (nel Lazio a dicembre il ticket incideva per il 7,1% sul costo delle medicine), ha una spesa farmaceutica pro capite inferiore a quella del Lazio e di altre regioni che hanno il ticket. Insomma, non è vero che pagare per un farmaco spinge il cittadino a limitarne l'uso. Il problema è di natura culturale e di educazione sanitaria».
Pedagogia del farmaco. Indispensabile secondo il presidente Roggiolani: «Stiamo combattendo un male oscuro, l'ipocondria di massa da farmaco, troppo spesso alimentata dalle stesse case farmaceutiche. Una piaga che è trasversale e indipendente da qualsiasi misura finanziaria, tasse o balzelli. Anzi il proibizionismo o il gabelliere selvaggio servono solo a peggiorare le cose».Secondo la Regione Toscana il ticket è assolutamente autoreferenziale e burocratico.
«Succede che per riscuotere i soldi del balzello — spiega Roggiolani — sia necessario costruire tutta una rete amministrativa che costa e dunque vanifica i soldi versati senza che vi siano benefici neppure nel consumo dei medicinali».
I rimedi? Possono venire da Internet e dall'informatica. Firenze ha da poco inventato la carta elettronica sanitaria. Con la possibilità per il medico di prescrivere i farmaci via telematica e di non usare più le vecchie ricette. «Che oltretutto costano molto, perché filigranate e anti falsificazione — dice Roggiolani —. Il medico prescrive le medicine e un sistema telematico di controllo invia al farmacista la prescrizione. Non c'è bisogno di scrivere una riga e dunque non si dovrà più decifrare la spesso non esemplare calligrafia dei dottori. Il servizio sanitario conoscerà in tempo reale la quantità di farmaci consumati e degli eventuali eccessi e potrà muoversi per campagne di sensibilizzazione. Insomma risparmio ed efficienza. Altro che ticket. Se mi posso permettere consiglierei ai colleghi delle altre regioni che li adottano di eliminarli». All'appello del presidente Roggiolani fa eco Simonetta Bernardini, medico, specialista in pediatria. «Ho pazienti che arrivano dalla Toscana, che non pagano il ticket sui medicinali e altri residenti in regioni dove il ticket c'è costretti all'esborso. Davanti al farmaco non siamo tutti uguali».
Marco Gasperetti mgasperetti@rcs.it
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