Ma pur volendosene disinteressare, ci corre l'obbligo di assecondare la memoria, che ancora ci funziona abbastanza, e di approfondire un particolare della storia che ci lascia a dir poco perplessi. Apprendiamo che:
"Tutto nasce da una verifica della guardia di finanza, che nei suoi periodici controlli decide di controllare i conti della Sasch (la sede legale è a Prato in via Fra’ Bartolomeo nello studio del commercialista Annibale Viscomi).I finanzieri tornano a casa con un po’ di materiale e di lì a poco contestano all’azienda di aver usato fatture per operazioni inesistenti per abbattere l’Iva. L’evasione fiscale viene quantificata in oltre due milioni di euro e sarebbe relativa agli anni fiscali 2002 e 2003. In particolare si parla di fatture provenienti dall’area asiatica, Thailandia, Bangladesh e altri paesi della regione." (il Tirreno del 28.05.'09)
Su questo breve stralcio di articolo ci siamo chiesti:
Chi è questo Annibale Viscomi, nel cui studio vi è la sede legale della Sasch?
Qui di seguito vi proponiamo alcune istruttive letture che guidano nell'avventurosa vita del personaggio, da quando fu arrestato per corruzione di un giudice insieme all'imprenditore Franceschini, quello dell'Euromercato di Calenzano, che aveva acquistato il mobilificio Aiazzone di Biella, gli aveva cambiato nome (mobilificio Piemonte) e lo aveva fatto fallire nel giro di tre anni, fino ad oggi. Il giudice corrotto era Mario Conzo, un magistrato che Viscomi conosceva bene dai tempi in cui questi era giudice fallimentare al Tribunale di Prato; così come conosceva bene entrambi l'avvocato Vincenzo Cristiano, mediatore fra i due e anch'egli operante nel foro di Prato.
Il processo a Viscomi è andato per le lunghe e vedeva come legali della difesa il famoso avvocato di Milano, Corso Bovio, suicidatosi dopo un incontro a Prato proprio con il nostro personaggio, e Gaetano Berni, attuale difensore proprio dell'amministratore della Sasch, Antonio Rosati (oltre che di Mamma Ebe, di Vittorio Cecchi Gori e della Banca Romanelli per bancarotte fraudolente, falsi in bilancio e appropriamenti indebiti), al posto del fedele Cristiano, anche lui indagato.
Dalla tragica morte di Bovio, avvenuta nell'estate 2007, di Viscomi si sa ben poco. Dopo essersi allontanato da Forza Italia, (prima era stato consigliere comunale a Prato per la DC e nelle liste della P2, lo troviamo oggi fervente anticlericale, sostenitore dell'associazione Luca Coscioni, a cui versa piccole cifre, e come amico-elettore di Marco Cappato, parlamentare europeo radicale e segretario dell'associazione Luca Coscioni, conosciuto dal nostro ad una manifestazione a Roma per l'amnistia.
Un'altra cosa desta la nostra curiosità: l'agenzia marittima di trasporti internazionali Savino Del Bene Spa, della quale il commercialista pratese era, ai tempi dei reati di Rosati, il presidente del collegio sindacale, lavora intensamente con l'estremo oriente e in particolare con la Thailandia. Potrebbe entrarci qualcosa con le fatture di Rosati, provenienti dal paese asiatico?
Leggetevi questi ripescaggi giornalistici, dormiteci sopra e poi ne riparliamo.
mv
Corruzione in tribunale indagato anche un avvocato
Repubblica — 05 ottobre 2003
pagina 4 sezione: FIRENZE
C' è anche un avvocato nell' inchiesta per corruzione in atti giudiziari che è costata il carcere all' imprenditore Francesco Franceschini, fondatore dell' omonimo Euromercato di Calenzano, e al commercialista Annibale Viscomi. Si tratta dell' avvocato Vincenzo Cristiano del foro di Prato, legale di Franceschini. Fu lui, secondo le ipotesi di accusa, a prendere contatto nel 2001 con il giudice Mario Conzo, presidente del tribunale di Biella e in precedenza giudice fallimentare a Prato, e ad annunciargli una visita di Annibale Viscomi, che Conzo conosceva dai tempi di Prato. Fu, stando alle accuse, «un incontro prodromico alla successiva vicenda corruttiva». Viscomi spiegò al giudice che un suo cliente pratese - Franceschini - aveva rilevato nel ' 97 il marchio Aiazzone. Il mobilificio Aiazzone di Biella aveva cambiato nome, divenendo mobilificio Piemonte, e nel 2000 era fallito. La curatela vantava forti crediti con Franceschini. Quest' ultimo proponeva una transazione. A Conzo, nella sua qualità di presidente del collegio fallimentare, si chiedeva un interessamento per accogliere la proposta. Il 3 gennaio 2002 Mario Conzo andò a Prato, nello studio di Viscomi, e ritirò una busta sigillata che, secondo le accuse, conteneva 15 mila euro. Lo stesso giorno il giudice versò in contanti 9.800 euro presso la Banca Intesa di Prato, con contestuale bonifico di pari importo su un suo conto presso la Biverbanca di Biella. In quegli stessi mesi Conzo aveva ricevuto anche un' altra proposta corruttiva. Gli avevano offerto una cintura con una fibbia in platino e diamanti e la partecipazione a un business di articoli da regalo. Lui aveva rifiutato. Il 5 luglio fu convocato a Milano, dove era stata aperta un' inchiesta per il tentativo di corruzione. Tornò a Biella spaventatissimo. Temeva che potessero scoprire che mesi prima aveva accettato del denaro. Si confidò piangendo con la moglie. Le parlò dei 15 mila euro incassati a Prato. In settembre decise di andare in pensione. Qualche mese più tardi, il 28 marzo 2003, la signora si presentò in procura a Biella a denunciare la faccenda. Raccontò che il marito aveva versato una parte della tangente in banca e che le aveva detto di aver gettato il resto del denaro nella spazzatura. «In realtà penso che siano stati dati alla sua attuale amante, che già frequentava all' epoca», aggiunse secca la signora. Immediata la trasmissione degli atti alla procura di Milano, competente per i giudici in servizio in Piemonte. Conzo inizialmente ha negato tutto, sostenendo di essere vittima di una calunnia da parte della moglie (alla quale inviò un Sms di minacce), ma il 14 luglio scorso, messo alle strette, ha ammesso di aver ritirato la busta sigillata nello studio Viscomi, negando però di aver favorito Franceschini (la cui proposta di transazione, in effetti, era stata respinta il primo luglio 2002). Le ammissioni e le precedenti dimissioni dalla magistratura lo hanno salvato dall' arresto. Non è andata altrettanto bene a Franceschini e a Viscomi che, secondo il Gip di Milano Andrea Pellegrino, hanno dimostrato «una capacità corruttrice elevatissima». Intuibile il sollievo in Forza Italia, da cui Annibale Viscomi si è dimesso due settimane fa. Ex Dc ed ex apprendista nella Loggia P2, era considerato uno dei grandi elettori in provincia di Pistoia. A Sandro Bondi, neo-coordinatore del partito, da lui appellato «caro compagno», ha inviato una lettera sferzante lamentando «fatti e circostanze scandalose» nel partito e l' ascesa ai vertici di «ex comunisti». -
FRANCA SELVATICI
Viscomi ammette la mazzetta
'Così detti il danaro al giudice'
Repubblica — 07 ottobre 2003
pagina 5 sezione: FIRENZE
FRA i 40 e i 50 milioni di lire. Tale sarebbe stata la richiesta di Mario Conzo, ex presidente del tribunale di Biella, per favorire una transazione proposta da Francesco Franceschini, fondatore dell' omonimo Euromercato di Calenzano, nel fallimento del mobilificio Piemonte, già Aiazzone, di cui nel ' 97 aveva acquisito il marchio. La circostanza è emersa ieri nel corso dell' interrogatorio del commercialista di Prato Annibale Viscomi, arrestato venerdì per corruzione in atti giudiziari insieme con Francesco Franceschini, di cui era consulente nella vertenza Aiazzone. L' inchiesta è condotta dai Pm milanesi Corrado Carnevali e Maurizio Romanelli, competenti nelle indagini sui magistrati in servizio in Piemonte. Incastrato dalla moglie tradita, che il 28 marzo 2003 spifferò ai magistrati della procura di Biella la storia della tangente, il 14 luglio scorso il giudice Conzo, che nel settembre 2002 era andato prudentemente in pensione, ha ammesso di aver incassato da Viscomi il 3 gennaio 2002 l' equivalente in euro di 30 milioni, negando però di aver favorito Franceschini nella vertenza Aiazzone. Ieri mattina Annibale Viscomi, interrogato dal Gip Andrea Pellegrino, ha fornito la sua versione dei fatti. Il giudice Conzo, che prima di arrivare a Biella nel ' 95 era stato giudice fallimentare a Prato, andò a ritirare la bustarella il 3 gennaio 2002 nello studio pratese di Viscomi. «Nello studio ci sarà stato al massimo 10 secondi, giusto il tempo di prendere i soldi», ha ricordato il commercialista. «Gli ho dato 30 milioni e gli ho spiegato che era il massimo che gli potevo dare. E lui mi ha detto che me li avrebbe restituiti». Viscomi esclude di aver promesso un' ulteriore tranche di denaro e sostiene di aver tirato fuori i soldi «dal suo portafoglio». Franceschini, di cui era consulente per il fallimento, non gli chiese mai di avvicinare il giudice. Fu un' idea sua. Una fesseria. Viscomi si è dato dell' «ingenuo». Aveva già avuto problemi con Conzo quando era giudice a Prato. Non avrebbe più dovuto riprendere i contatti con lui. L' avvocato Gaetano Berni, che assiste Viscomi insieme con il collega milanese Corso Bovio, ha dichiarato che sarebbero state estrapolate e rese pubbliche solo alcune parti dell' interrogatorio, ma non ha voluto fornire ulteriori chiarimenti per non violare il segreto investigativo. Quanto a Francesco Franceschini, che probabilmente ora starà maledicendo la decisione di acquisire il marchio Aiazzone che gli ha procurato solo una montagna di guai, ha respinto le accuse, ha spiegato che si era rivolto a Viscomi solo per una consulenza e ha detto: «Non so perché avrebbe dovuto pagare il giudice». L' inchiesta sull' ex presidente Conzo include anche un altro tentativo di corruzione, proveniente da una persona vicina alla signora Rosella Piana, vedova Aiazzone. L' uomo, buon conoscente di Conzo, andò dal magistrato a sollecitare lo sblocco dei capitali della signora Aiazzone, che in tal modo avrebbe potuto acquistare l' esclusiva per la vendita di cinture con fibbie di oro zecchino, platino e diamanti su 300 navi passeggeri della Costa e Festival. Il giudice ci avrebbe guadagnato un vitalizio non inferiore ai 4 milioni di lire al mese. L' offerta fu respinta. -
FRANCA SELVATICI
Corso Bovio suicida a Milano. L'ultima lettera alla moglie
Documento del: 10/07/2007
Fonte: Secolo XIX,
Il celebre avvocato aveva 59 anni Si è sparato un colpo in bocca con la sua 357 Magnum. L'ultimo messaggio consegnato a un collega di studio 10/07/2007 Milano. Un colpo, un solo colpo di terrificante potenza, esploso a bruciapelo, la canna della poderosa 375 Magnum (custodita nel cassetto della scrivania) puntata dritta alla bocca. Si è tolto la vita così, ieri pomeriggio nel suo studio milanese di via Podgora 13, l'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei più illustri penalisti italiani, docente universitario, autore di pubblicazioni di carattere giuridico, giornalista pubblicista. Aveva 59 anni. Restano misteriosi i motivi che lo hanno spinto al gesto estremo. Ad un suo collaboratore, Bovio aveva consegnato una lettera, indirizzata alla moglie, Rita. "Poi ti darò istruzioni su quando consegnarla", gli aveva detto prima di rinchiudersi nello studio e premere il grilletto. Il collaboratore ha sentito un colpo di pistola, uno solo, e si è subito precipitato nella stanza dove si trovava Bovio. Lo ha visto disteso a terra, supino, in un lago di sangue. I carabinieri non hanno dubbi sulla dinamica dei fatti, ma non trapelano indiscrezioni sulle ragioni del gesto. Nello studio, oltre alla 357 Magnum, il legale conservava altre armi, regolarmente denunciate. In giornata la salma è stata rimossa e lo studio legale è stato posto sotto sequestro per ordine della procura. Gli investigatori intendono passare al vaglio la documentazione e le carte rinvenute e accertare se Bovio avesse rivevuto lettere minatorie.La zia del legale, Gianna, sorella della madre, ipotizza che non si tratti di motivi di salute o familiari ma che siano legati a vicende professionali. Il legale era appena rientrato a Milano da Prato, dove aveva difeso, in tribunale, il commercialista Annibale Viscomi, accusato con l'imprenditore Francesco Franceschini di aver corrotto il giudice fallimentare Mario Conzo, nella vicenda del fallimento dell'ex mobilificio Aiazzone. "Era tranquillissimo, ci siamo abbracciati affettuosamente", ha rievocato l'avvocato Gaetano Berni che con lui aveva difeso il commercialista Annibale Viscomi. "Era arrivato ieri sera (domenica sera per chi legge, ndr) e ci eravamo visti per discutere la causa. Era tranquillo", ha ripetuto il legale, commosso e sconvolto. Ieri mattina a Prato, Bovio aveva chiesto di parlare per primo, in apertura d'udienza, e aveva svolto la propria arringa a favore di Viscomi, per il quale aveva chiesto l'assoluzione. Nel pomeriggio il tribunale ha emesso la sentenza: condanna a due anni per Viscomi, assolto Franceschini. Quando la notizia del suicidio è arrivata in aula, poco prima che venisse emessa la sentenza, l'avvocato Pier Matteo Lucibello, difensore di Franceschini, lo ha commemorato. A Milano, intanto, una piccola folla di avvocati, giornalisti, amici del legale e qualche magistrato, si è radunata sotto le finestre dello studio, a pochi passi dal palazzo di giustizia. Le indagini sono condotte dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci, che è stato raggiunto sulla scena del suicido dal sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria Amato. Luigi Cerqua, presidente della prima corte d'Assise, stava passando nei paraggi. "Sono sconvolto - ha dichiarato - Gli ho parlato una quindicina di giorni fa e mi aveva mandato uno scritto simpaticissimo sulla tutela penale degli avvocati, in particolare i pesci. Non ci posso credere. Io voglio ricordarlo non solo come avvocato di valore ma anche come uomo di grande spirito". Tra i primi ad accorrere sotto le finestre di via Podgora, l'avvocato Jacopo Pensa, che aveva incontrato Bovio cinque volte almeno negli ultimi giorni. "Certo non era allegro - ha osservato - ma non era allegro come non lo è uno a luglio, costretto a lavorare anche il sabato e la domenica. Certo che è pazzesco non sapere che cosa passa per la mente dei nostri "fratelli"..". Improntati a commozione e incredulità i commenti dei colleghi e di quanti lo avevano frequentato per motivi professionali. In lacrime l'avvocato Caterina Malavenda, una delle sue più strette e antiche collaboratrici, si è lasciata andare ad un umanissimo sfogo: "Se solo avessi capito qualcosa, non sarei stata a guardare...", ha detto ai giornalisti. "Era una persona serena e tranquilla e un eccellente professionista". Scesa dal quarto piano del palazzo di via Podgora che ospita lo studio, Malavenda ha chiesto ai giornalisti "nei limite del vostro lavoro, un po' di tranquillità". Ha raccontato di essersi trovata in studio al momento dello sparo ma in un'altra camera e di non aver sentito alcun rumore. "Per me era come un fratello. Era un grande uomo, un grande amico, era un grande professionista". Il presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, ha espresso il suo sgomento: "Sono dispiaciutissima, conoscevo da anni l'avvocato Corso Bovio, era un professionista molto stimato, professionalmente e umanamente. Non posso aggiungere altro se non il grande dispiacere per una vita finita così". Nato a Milano il 5 maggio 1948, Bovio era l'ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi di origine meridionale. Tra i suoi antenati, il filosofo Giovanni Bovio, il bisnonno, nato a Trani ma napoletano d'adozione. Il nonno, Libero Bovio, era stato poeta, giornalista ed editore a Napoli. Aveva scritto le parole di "Reginella", uno dei motivi cult della canzone partenopea. Il padre, Giovanni (scomparso negli anni Settanta) era un affermato avvocato penalista del foro di Milano. Laureato a 23 anni, iscritto all'albo degli avvocati a 27, Libero Corso Bovio era patriocinante in Cassazione dal 1975. Si occupava in particolare di reati societari, ambientali e contro la pubblica amministrazione. Era il titolare dello "Studio Legale Bovio e Associati", uno dei più importanti di Milano. Tra i massimi esperti di diritto dell'informazione e della stampa, Bovio ha tenuto corsi e seminari all'IFG dell'Ordine di Giornalisti di Milano e alla scuola di Giornalismo dell'Università di Urbino. Per conto dell'Ordine dei Giornalisti ha curato il manuale Diritto-Informazione, un testo di preparazione all'esame di abilitazione professionale. Giornalista pubblicista dal 1970, collaboratore del Corriere della Sera, Corso Bovio nel corso degli anni ha prodotto una ricca collezione di articoli e commenti, curando diverse rubriche giuridiche. Renzo Parodi 10/07/2007 Milano. Incredulità e scoramento all'interno del palazzo di giustizia milanese, semivuoto ieri pomeriggio. Nicola Cerrato, procuratore aggiunto a Milano: "Oltre ad essere un grande avvocato, Bovio era anche una persona di grande lealtà e correttezza. Era uno degli avvocati che onorava, nel solco del padre, il foro milanese e italiano". Da Roma è giunto il cordoglio dell'avv. Vincenzo Siniscalchi, ex presidente dell'ordine forense di Napoli, e attuale componente laico del Consiglio Suiperiore della Magistratura. Vecchio amico di Bovio, Siniscalchi si è detto "attonito". "La tragica morte di Corso Bovio spegne una delle luci più intense dell'avvocatura italiana ed interrompe una carriera esemplare anche nel giornalismo e nella sua rappresentanza. Ho condiviso con Bovio difficilissimi impegni professionali e la vita degli organismi rappresentativi dell'Ordine dei giornalisti e della Fnsi - ha proseguito Siniscalchi - In tutte le sue attività si prodigava oltre ogni misura, profondeva il suo acume giuridico, la sua eccezionale capacità organizzativa, la sua creatività incessante". Bovio aveva proseguito "con grande stile, il tragitto esemplare già segnato dal padre Giovanni, maestro riconosciuto del Foro italiano, e dagli antenati, grandi protagonisti della scuola filosofica italiana". Dai colleghi di studio, l'accorato ringraziamento "a tutti coloro che in queste ore terribili hanno manifestato sentimenti di amicizia e incredulità per quanto è successo", e il ricordo, affettuoso e addolorato, di "un grande amico e maestro".
10/07/2007.
4 commenti:
In riferimento all’articolo pubblicato da MV, sicuramente un sostenitore dei Verdi, ho notato in questo blog un’inaudita cattiveria su Annibale Viscomi, che io conosco da molti anni:
1)controllando i consiglieri comunali eletti nel Comune di Prato dal dopoguerra ad oggi non mi risulta che Viscomi ne abbia fatto parte;
2)citare in modo subdolo la memoria dell’Avv. Bovio è quanto meno disdicevole;
3)fa onore a Viscomi di essere amico elettore di Marco Cappato e di essere iscritto all’associazione Coscioni.
Ora capisco perché voi Verdi per questo vostro livore non fate più parte del Parlamento Italiano e, se continuate così, sparirete anche nella rappresentanza agli Enti Locali.
Probabilmente il vostro atteggiamento è dovuto anche ad una mancanza di cultura ed invidia non suffragata da nessun principio etico.
Al riguardo di Viscomi , mi permetto di fare notare che e' una vergogna che un delinquente rivesta delle cariche pubbliche.
Se il giornale ha accostato le vicende di Conzo/Bovio/Viscomi un motivo ci sarà?!?!!
Al riguardo di Viscomi , mi permetto di fare notare che e' una vergogna che un delinquente rivesta delle cariche pubbliche.
Se il giornale ha accostato le vicende di Conzo/Bovio/Viscomi un motivo ci sarà?!?!!
Sono Prisco Roberto e conosco molto bene i tre noti personaggi: Giudice Conzo Mario, Commercialista Viscomi Annibale e Avv. Cristiano Vincenzo, che forse già prima del 1983 avevano costituito il nucleo stabile di più di una associazione per delinquere, unitamente ai vari imprenditori di turno. In particolare dal 1984 ho assistito le 3 famiglie dei soci di lavoro della Rifinizione Bianchi, Nanni di Giusti Pierina & C. Sas costrette in una fraudolenta procedura di concordato preventivo opera dei Sigg.ri Viscomi-Bianchi-Nanni-Mezzatesta-Giraldi-Bacci-Pagliai-Cristiano-Conzo-De Biase. Vorrei chiedere al Viscomi: "Cosa ne hai fatto dei 62Milioni di lire di proprietà delle famiglie : Bini Rolando e Guarducci Piera, Squarci Rivo e Magneschi Fenimola, Boganini Emo e Giusti Pierina ?"
Purtroppo le criminali attività dei tre personaggi non hanno visto solo il suicidio dell'Avv. Corso Bovio di Milano (2007), nel 1989 hanno anche visto il suicidio di mio padre Comm. Prisco Carmelo, poiché già nel 1989 il Giudice Conzo Mario e l'Avv. Cristiano Vincenzo si trovavano sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Bologna, mentre a Prato crollavano i vertici della Cassa di Risparmio (Bambagioni Silvano, Prospero Arturo, ecc.).
Ho chiesto un appuntamento, per un colloquio, al nuovo Presidente del Tribunale di Prato Dott. GENOVESE Francesco Antonio e sarebbe giusto che rispondesse lui stesso alla domanda sui 62Milioni di lire, poiché sicuramente il Viscomi ci racconterà l'ennesima menzogna.
F.to Rag. Prisco Roberto
P.S. La stessa domanda sui 62Milioni di lire può essere rivolta all'Avv. Cristiano Vincenzo, avvisandolo che il Rag. Prisco ha le prove che NON sono andati dove lui sostiene.
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