SALUTE E SICUREZZA SOCIALE
I prossimi anni saranno attraversati da una pesante crisi sociale e ciò si ripercuoterà inevitabilmente anche nell’erogazione dei servizi e quelli maggiormente penalizzati, anche per la natura stessa del servizio, saranno la salute e la sicurezza sociale. I tagli che il Governo opererà non sono ancora quantificabili ma sono certi già i 5 miliardi sulla sanità e contemporaneamente il taglio di 20 miliardi agli Enti Locali nel settore sociale.
Il nostro primo obiettivo dovrà essere quello di non permettere alcun taglio a livello locale su un sistema che noi consideriamo universalistico. In questa direzione l’istituzione di un Fondo Regionale per la non autosufficienza è solo un primo passo in questa direzione, certamente non sufficiente ma senz’altro di controtendenza.
Le Società della salute, che avevano l’obiettivo dell’integrazione sociosanitaria,non hanno raggiunto lo scopo per cui erano nate, anzi si fa sempre più reale il rischio che le risorse finanziarie ed umane siano attratte più dalle strutture ospedaliere che dai distretti sul territorio.
Le Società della Salute, oltre ad essere guidate da Consigli di Amministrazione agiscono in piena autonomia; gli stessi piani attuativi sono redatte dalle stesse Società con un apporto pressoché nullo da parte dei Comuni che ne sono semplicemente informati. E’ necessario invece che i Comuni partecipino attivamente alla redazione dei Piani ed abbiano reali capacità di controllo e di verifica e di intervento attivo sulle prestazioni offerte.
Contemporaneamente prevedere laddove sono presenti la valorizzazione delle strutture di volontariato e dell’associazionismo per i servizi alla persona e all’infanzia.La sicurezza sociale a carico dell’ Amministrazione Comunale si rivolge solo verso i casi di forte disagio sociale, mentre in genere non vi è mai un monitoraggio tempestivo che permetta di riorganizzare il servizio e le risorse verso le nuove povertà. Aumentano e si diversificano i bisogni ma a queste novità non corrisponde un dinamismo dell’ Amministrazione Comunale.
Il PRC s’impegnerà per il rafforzamento degli uffici comunale previsti al sociale, perché dovrà essere proprio il Comune a stabilire una strategia d’intervento dato che le ASL troppo spesso si muovono in maniera burocratica e non intercettano ad esempio le nuove povertà.
Il PRC ritiene che il sociale e il sanitario siano diritti universali e che, in generale, non siano previste partecipazioni alla spesa da parte dei parenti degli utenti. Le risorse si possono avere dalla riorganizzazione della macchina comunale e destinarle al sostegno delle famiglie in difficoltà
IMMIGRAZIONE
Sulle questione della immigrazione in sede di stesura di un programma per il Comune e la Provincia bisogna dissipare un equivoco che è stato volutamente mantenuto in vita e strumentalizzato da chi ha associato spesso immigrazione e criminalità facendoci apposite campagne elettorali. Bisogna mettere in evidenza che la lotta all’immigrazione irregolare che è un aspetto del problema immigrazione perché non tutti sono clandestini,è un compito governativo, che deve rispettare normative europee e prevedere una concertazione con quei paesi da cui proviene l’immigrazione. Affermare cose diverse significa fare demagogia e in ultima istanza non lavorare efficacemente per contrastare la clandestinità come dimostrano ampiamente sia una linea fatta di sanatorie sia una politica semplicemente repressiva come dimostra anche l’ultimo ddl 733/09.
E’ comunque necessario sgomberare il campo da un equivoco culturale che emerge spesso nei dibattiti e nelle analisi che affrontano il tema dell’immigrazione:quella attuale è cosa del tutto diversa rispetto ai flussi migratori che hanno interessato la nostra città nei decenni passati.Diverse sono le modalità,diversi gli attori,diverse le dinamiche di insediamento nel contesto urbano,inoltre sostanzialmente modificato è il contesto socio economico.Aver affrontato queste nuove dinamiche secondo i vecchi schemi e soprattutto confidando che la città,nel suo insieme,dal tessuto urbanistico al contesto economico,assorbisse il fenomeno in maniera naturale, e che le cose quindi “ si sarebbero aggiustate da sole”,ha trasformato le problematiche in criticità ed ha consentito anche che si raggiungessero livelli
preoccupanti di contrasto sociale.
E’ la condizione di chi è immigrato/a che deve essere attentamente valutata e verificare cosa può fare un Comune.
La prima distinzione è quella che tiene conto del fatto se sono cittadini europei oppure no.L’altra valutazione importante consiste nel verificare coloro che tendono a rimanere e manifestano una volontà di radicamento sul nostro territorio con una prospettiva di stabilizzazione. Sul terreno dei diritti e dei doveri non ci sono distinzioni in quanto una società è tanto più civile quanto più sa garantire condizioni dignitose e pari opportunità per tutti mentre sulle politiche che l’istituzione Comune dovrà sviluppare bisogna saper individuare bene gli strumenti operativi.
Inoltre esistono immigrati che hanno un attività economica rilevante in grado di pesare all’interno del tessuto produttivo e questo è principalmente rivolto ad un esame della comunità cinese.
Occorre evidenziare,però,come la questione della presenza cinese,abbia in qualche modo alterato una corretta interpretazione dell’immigrazione;infatti le comunità straniere a Prato sono molte (Rumeni, Pakistani, Albanesi, Senegalesi ecc) ciascuna ha proprie caratteristiche specifiche e modalità di relazione che vanno attentamente analizzate senza sottovalutazioni di sorta.
E’ indubbio che sul problema immigrazione si condensano fattori che spingono a situazioni anomale e c’è chi cerca di lucrare su chi si trova in difficoltà perché sfidiamo chiunque a dire che la condizione di immigrato/a sia una situazione di felicità. Proprio in rapporto a quello che abbiamo detto sulla crisi economica a livello mondiale pensiamo che il flusso migratorio andrà ad aumentare e allora oggi più che mai bisogna saper governare i problemi e non esorcizzarli.
Bisogna altresì dire che il problema dell’integrazione non si può efficacemente risolvere se non si coinvolgono le stesse comunità perché nel momento che esse vengono coinvolte sarà più facile instaurare un dialogo.
L’integrazione nella comunità passa attraverso la partecipazione in prima persona su tutto ciò che la comunità esprime e propone.
Per questo è necessario che con criteri di rappresentanza il più credibili possibili si possa dare il diritto di voto nelle consultazioni elettorali.
Al Comune quindi dobbiamo chiedere di farsene promotore
Tutti hanno un problema iniziale di comunicazione. Sulla questione di una efficace integrazione dei migranti, gli enti locali possono dare un contributo notevole potenziando gli sportelli informativi e la mediazione culturale come strumenti per superare la difficoltà di impatto con una realtà che non conoscono. Proprio in base a quella differenziazione che è nei fatti affinché si possa favorire un reale processo di integrazione successivamente al loro arrivo per chi cerca una stabilizzazione definitiva
è necessario che il Comune si attivi presso i competenti organi governativi per favorire il ricongiungimento familiare che rende meno precaria la propria condizione e che promuova corsi di lingua per adulti.
Analizzare il problema dell’immigrazione extracomunitaria su Prato impone necessariamente una riflessione sull’immigrazione cinese che ha un’ influenza sul nostro tessuto economico-sociale non paragonabile ad le altre comunità.
Se non si analizzano le ragioni strutturali di questa immigrazione restiamo invischiati in polemiche sterili e fuorvianti che alimentano xenofobia, pregiudizi e razzismo vero e proprio.
La tendenza di questa comunità a riprodurre un proprio microcosmo, non è dovuta solo alla loro millenaria cultura e ai propri costumi ma è anche una forma di autodifesa. In questo tentativo L’integrazione di questa comunità è una scommessa per la quale bisogna investire risorse culturali e organizzative.
Bisogna denunciare con forza la condizione operaia dei lavoratori e delle lavoratrici cinesi che è caratterizzata da uno sfruttamento intensissimo e bestiale. La manodopera cinese lavora in condizioni di assenza di diritti sindacali,in luoghi spesso privi di garanzie igieniche ci fa capire come
non sia più rinviabile un impegno del Comune e della Provincia affinché le norme previste dal Testo Unico sulla Sicurezza D.lgs 81/08 (ex 626/94),la medicina del lavoro, e i diritti sindacali entrino con forza dentro questi luoghi.
Per questo tra la manodopera cinese e quella italiana c’è più vicinanza di quanto si possa credere, così pure tra gli imprenditori cinesi e quelli italiani.
La caratterizzazione e la distinzione di un gruppo sociale si stabilisce in base al ruolo sociale che esso svolge e non in base alla provenienza e alla etnia di appartenenza
Dal momento che parliamo giustamente di diritti dei lavoratori non possiamo fare discriminazioni. I diritti si estendono e non si riducono come avviene nei luoghi di produzione cinesi anche a causa di una specificità legata alla presenza di un’ immigrazione clandestina.
Bisogna dire che per gli imprenditori italiani, la manodopera cinese ha svolto una duplice funzione:da un lato ha garantito prezzi stracciati e consegne immediate e dall’altro ha funzionato da contenimento dei prezzi per la manodopera italiana. Un vero e proprio esercito salariale di riserva come si legge nei manuali di economia. Questo meccanismo però alla lunga ha determinato sempre più una penetrazione nell’economia cittadina e adesso una fuoruscita di massa dal contesto pratese ne determinerebbe un pesante contraccolpo.
Nel passaggio decisivo da profitto a rendita, una delle cause del declino del distretto tessile pratese, i cinesi hanno determinato la fortuna di chi ha ritenuto di cedere i propri laboratori,a volte fatiscenti, a prezzi esosi. Inoltre non producendo loro il tessuto ma utilizzando quello finito, la loro produzione ha permesso a imprenditori italiani di avere uno sbocco di mercato. Non è esagerato dire che ai fini della commercializzazione della produzione siano stati un elemento anticrisi. Giova inoltre ricordare che la comunità cinese non hanno né marchi propri né una loro struttura distributiva.
Indicarli pubblicamente come causa della crisi, come si fa quotidianamente anche sugli organi di stampa, e farci affari in privato è tuttora una pratica corrente e diffusa.
La questione cinese pone altri problemi che devono essere ricondotti alla carenza di leggi nazionali, alla legalità che in quanto tale deve osservata da tutti nessuno escluso.
Gli obbiettivi della prossima Amministrazione,dovranno a nostro avviso riaffermare in primo luogo Il rispetto della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, rifiutando di fatto i concetti di extra territorialità ,che hanno consentito che nella nostra città si consolidassero situazioni molto vicine alla schiavitù,che non avremmo mai accettato se si fosse trattato di nostri concittadini. Ci sentiamo di affermare che se tali diritti fossero stati difesi e attuati,probabilmente ciò avrebbe avuto conseguenze positive anche per il settore produttivo.
E’ inoltre necessario elaborare progetti e praticare percorsi “comuni”,che interessino non solo gli immigrati,ma tutti i cittadini,al fine di sviluppare e consolidare un comune senso di appartenenza ed una condivisa speranza per il futuro.
Altri campi di integrazione sono necessariamente:
La conoscenza della Lingua e della storia della Città.
La Scuola
Lo sviluppo delle Relazioni Internazionali che possono fare di Prato un importante Centro Interculturale e creare un clima più favorevole per le varie Comunità Nazionali.
Infine come candidati di Rifondazione Comunista :
Proponiamo il rilancio del Premio Letterario Prato ,dedicato atematiche che facciano riferimento all’integrazione fra i popoli.
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