Niente adozione del piano strutturale Il sindaco: «Decida il nuovo consiglio»
Romagnoli: «In soli quattro anni abbiamo definito una proposta complessiva che ridisegna la città»
PRATO. «Il lavoro si fermerà alla giunta, non arriverà in consiglio comunale». L’annuncia così il sindaco Marco Romagnoli la decisione di non concludere il mandato amministrativo con l’adozione, da parte della massima assise cittadina, del nuovo Piano strutturale. Il “lavoro” cui si riferisce il primo cittadino è appunto il procedimento di revisione urbanistica, la variante generale al Piano strutturale, avviata dall’amministrazione comunale e presentata ieri dal progettista professor Gianfranco Gorelli in apertura dela mostra all’urban center di Palazzo Pacchiani, corredata con una ricca serie di tavole e di materiali informativi sulle linee della futura trasformazione della città. Spiega il sindaco: «Mancano due sedute del Consiglio alla conclusione dell’attuale mandato amministrativo. Non ci pare utile, nè opportuno, che un dibattito sul futuro della città sia inficiato dagli inevitabili elementi propagandistici della campagna elettorale, di fatto già iniziata, durante la quale si assumono posizioni in funzione del voto. Sarebbe come svilire l’imponente lavoro che abbiamo fatto». Il sindaco rivendica la giustezza di un’impostazione, derivante da una nuova “lettura” della città e dalle sue urgenze: «Non concludiamo l’iter amministrativo, ma al contempo in soli quattro anni, in maniera veloce rispetto ai tempi dell’urbanistica, è stata definita una proposta complessiva che affidiamo alla città. C’era scetticismo quando annunciammo che occorreva modificare gli strumenti urbanistici, il solo modo per un Comune di intervenire nelle cose dell’economia. C’era scetticismo perchè questa amministrazione, sin dal Piano strategico, ha avvertito la crisi, il mutamento epocale nel quale siamo immersi, e di cui solo ora si è preso coscienza, come ha dimostrato la trasmissione “Annozero”, anche se in un modo tutt’altro che soddisfacente. Ci siamo accollati una grande responsabilità, anche perché il “Piano Secchi” è del 2001 e, appena tre anni dopo, lo abbiamo messo in discussione, anche se non nelle sue linee portanti. Ma ciò è stato necessario. La crisi del disretto che in pochi, e fra questi pochi il Comune, avevano colto nella sua profondità sta a dimostrarlo». Romagnoli non lo dice, ma se non tutta la variante almeno un pezzo, quello riguardante la Declassata, è in corso, con tanto di richiesta di finanziamenti per la costruzione del “polo espositivo multifunzionale” alla ex Banci. Il sindaco sposta il bersaglio sulla questione della partecipazione: «E’ un momento cruciale di questo percorso partecipativo. Siamo la prima amministrazione che ha deciso di sperimentare la legge regionale sulla partecipazione. Una doppia sperimentazione: la nuova legge regionale urbanistica e, appunto, la legge sulla partecipazioone. Curioso l’atteggiamento su quest’ultima legge, che in generale non piace ai sindaci della nostra regione, ma a quanto pare neppure a coloro che ne dovrebbero benificiare. Sta di fatto che in due anni abbiamo messo in cantiere assemblee e incontri, che hanno fatto del procedimento di revisione urbanistica, promosso dal Comune, uno dei più partecipati e discussi, più dello stesso “Piano Secchi”. Anche da questo punto di vista siamo stati all’avanguardia». Quanto al “nuovo” piano l’assessore all’urbanistica Stefano Ciuoffo lo descrive con queste frasi: «L’idea di fondo è valorizzare le identità di Prato, la sua vocazione infrastrutturale, i suoi valori, in un nuovo contesto di sviluppo equilibrato e sostenibile, per essere protagonisti nei processi di crescita dell’area metropolitana. Rispetto a precedenti piani presentiamo una proposta che ha uno dei più bassi indici insediativi, poichè prefigura un incremento di popolazione, nei prossimi venti anni, di 20/25 mila unità. Che, poi detto chiaramente, ci sono già. Presentiamo una proposta di crescita della città già esistente. Il contrario esatto della cementificazione. Il nostro scopo è la sostenibilità: scaricare le zone ad alto impatto urbanistico, trasferendo indici là dove è possibile sorreggerli. La tutela non può significare congelamento dei processi di trasformazione urbana. Tanto più che puntiamo non alla quantità ma alla qualità architettonica e al riutilizzo per creare nuovi spazi pubblici. Ecco l’idea di fondo è questa: guidare la trasformazione urbana partendo dall’interesse pubblico».
Carlesi «Ascoltiamo i cittadini»
PRATO. Il candidato sindaco di Prato del centrosinistra, Massimo Carlesi, in merito alle recenti sollecitazioni sulle questioni legate alla variante generale, ricorda che l’amministrazione e il consiglio comunale in carica hanno portato avanti un percorso che comprende anche l’ormai imminente Town Meeting. «Ritengo che sia importante che il cammino intrapreso prosegua, attraverso il pieno coinvolgimento del nuovo consiglio comunale, delle circoscrizioni e dei cittadini, nel prossimo mandato amministrativo», aggiunge Carlesi. «Dobbiamo infatti considerare gli appuntamenti di questi giorni come tappe di un percorso che non potrà concludersi prima delle elezioni - aggiunge il candidato sindaco - Il Town Meeting stesso, di conseguenza, va visto come parte di un processo sul quale è indispensabile la massima partecipazione». «A questo scopo - prosegue Carlesi - ribadisco quanto ho già detto nelle ultime settimane, assumendomi l’impegno a mettere in piedi gli strumenti più idonei, fra i quali un “laboratorio per la partecipazione” che sarà assistito da un suo regolamento». «Sono convinto - conclude - che per quanto riguarda le scelte e la discussione sui grandi temi della città, e fra questi rientra naturalmente la variante generale al piano strutturale, occorra procedere attraverso un reale e larghissimo coinvolgimento dei cittadini, con strumenti di partecipazione concreti e aperti».
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