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da il Tirreno del 22/03/09
«Non mi hanno invitato. E quella non è la vera Prato» Il sindaco torna su Anno Zero e critica Santoro e Castelli: «Demagogia e omissioni»
PRATO. «Non ero ad Anno Zero perché non mi hanno invitato». Il sindaco Marco Romagnoli vuol chiarire una volta per tutte le ragioni della sua assenza alla trasmissione di Santoro su Prato, assenza che ha suscitato qualche polemica. Non è tenero, Romagnoli con Anno Zero. «Questi signori - dice - sono stati a Prato una settimana e non hanno preso contatto con le istituzioni, Comune e Provincia. Renato Cecchi mi ha chiamato invitandomi alla S. Stefano, così come aveva fatto con il presidente della Provincia, Logli. Ma io credo che il sindaco della città non dovesse essere lì solo perché lo chiama un amico».
Un contatto in realtà c’era stato. «La mattina della messa in onda del programma, alla fine mi è stato detto che se avessi voluto, avrei potuto essere presente ma senza intervenire. Dovevo andarci solo per farmi vedere? Io ho pensato che era meglio di no. E non mi sono pentito. Anche perché credo che poi sia venuta fuori con chiarezza l’impostazione che Santoro voleva dare alla trasmissione. Volevano fare spettacolo solleticando la pancia della gente e mostrando le cose che più possono impressionare».
Questo non significa che dallo studio tv e dai collegamenti pratesi non siano usciti aspetti reali della crisi. «Della crisi di Prato si è mostrato giustamente la disperazione - dice Romagnoli - ma dando l’idea di una situazione in cui tutto è già concluso e resta, appunto, solo la disperazione. Questo non è vero. Abbiamo tanti problemi, ma se ci saranno gli interventi richiesti il distretto può ripartire». Provvedimenti che il sindaco riassume in due punti: «Abbiamo chiesto interventi immediati per dare ossigeno di fronte alla combinazione maligna di crisi del tessile e crisi mondiale dovuta alla bolla finanziaria. Su questo, per altro, dagli studi di Anno Zero non è arrivata una risposta, nonostante la presenza del sottosegretario Castelli. Nessuno ha spiegato perché si aiutano l’auto, gli elettrodomestici e i mobili, e non il tessile. Secondo punto, abbiamo chiesto al governo una politica industriale per le piccole e medie imprese che sono l’ossatura dell’economia italiana e del made in Italy».
Il sindaco ritorna a bomba sulla trasmissione di giovedì sera perché ha un altro sassolino da togliersi: «Invece è venuta fuori la questione cinese in modo distorto, come se il problema fosse la concorrenza dei cinesi di Prato e come se fosse un problema locale. Tanto che qualcuno ha voluto fare la battuta: “ma a Prato cosa fanno?”. Questa è pura demagogia. A Castelli bisognerebbe ricordare che nel 2001-2006, quando al governo c’erano Berlusconi, Fini e Bossi, l’immigrazione è raddoppiata. E la colpa sarebbe dei Comuni? Se non ci sono politiche per l’immigrazione, se gli uffici dello Stato a cui spettano i controlli sono sotto organico, è colpa del sindaco? Non mi pare che Alemanno a Roma se la sia stia cavando meglio».
Il bilancio finale è dunque negativo: «Ho ascoltato molta demagogia da Santoro e da Castelli. E a Prato non ha giovato. Ma questa è una città ancora in piedi, che cerca di rilanciarsi, che sta cambiando, ma che è una punta avanzata dell’integrazione».
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