PRATO. Non è un politico, e lo si vede. Crede però nei partiti e nel loro ruolo centrale nel rispondere alle istanze dei cittadini. Eppure si è messo a capo di una lista civica per candidarsi a sindaco e sfidare Massimo Carlesi (coalizione di centrosinistra) alle elezioni di giugno. Ieri Roberto Cenni, 57 anni, titolare della Sasch e presidente della Fondazione CariPrato, si è presentato ufficialmente in un incontro alla Monash University.
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
domenica 22 marzo 2009
Prato verso le amministrative. Zitti, ciarla Cenni!
Eccoci pronti ad ascoltare il candidato del centrodestra, Mister Sasch, spedito in politica dal suo ben più importante collega Paperone, che lo ha investito di questa responsabilità. Il giornalista fa notare subito che Cenni di politica ci capisce il giusto, ma non importa, ormai può dire ciò che vuole.
Prima di tutto sì all'esercito più anche alle ronde. Così nella notturna desolazione della città ci saranno più pattuglie che normali avventori.
Poi ci dice - rivelazione - di essere appoggiato da comitati civici. Questa è davvero una novità, come lo è la sua idea "usa e getta" delle liste civiche. Ma probabilmente Cenni si riferisce alle liste civetta di cui la sua coalizione si avvale per affrontare le elezioni.
Per finire vorremmo far notare che del progeto ex Banci, (come della gran parte delle cose) non ne sa assolutamente niente e quindi usa il classico cerchiobottismo da intervista televisiva. Figuriamoci se è consapevole che in questi giorni si sta decidendo il futuro urbanistico della città!
mv
Esercito e ronde per riprendersi il centro storico
Sicurezza e crisi economica i cavalli di battaglia del candidato Roberto Cenni
«Non vedo razzismo in giro ma è chiaro che la città non può sopportare una massa di immigrati»
(Tirreno 22.03.'09)
PRATO. Non è un politico, e lo si vede. Crede però nei partiti e nel loro ruolo centrale nel rispondere alle istanze dei cittadini. Eppure si è messo a capo di una lista civica per candidarsi a sindaco e sfidare Massimo Carlesi (coalizione di centrosinistra) alle elezioni di giugno. Ieri Roberto Cenni, 57 anni, titolare della Sasch e presidente della Fondazione CariPrato, si è presentato ufficialmente in un incontro alla Monash University.
PRATO. Non è un politico, e lo si vede. Crede però nei partiti e nel loro ruolo centrale nel rispondere alle istanze dei cittadini. Eppure si è messo a capo di una lista civica per candidarsi a sindaco e sfidare Massimo Carlesi (coalizione di centrosinistra) alle elezioni di giugno. Ieri Roberto Cenni, 57 anni, titolare della Sasch e presidente della Fondazione CariPrato, si è presentato ufficialmente in un incontro alla Monash University.
Le ragioni della scelta
«A chi a Natale mi avesse detto che sarei stato io il candidato gli avrei dato del visionario. Poi ho ricevuto sollecitazioni dalle forze politiche e dalla società civile. Alla fine, prevalendo lo spirito di servizio, ho accettato. Oggi la mia candidatura è sostenuta da un vasto schieramento che va dal Pdl all’Udc, dalla Lega ai comitati civici, dalla destra ai cittadini che vogliono cambiare il governo della città. Provo un grande amore per questo territorio dove vivo e sono cresciuto e credo in questa collettività. Sono emozionato, non so ancora che cosa mi aspetta».
La futura giunta
«I partiti mi hanno affidato la responsabilità di guidare questo cambiamento in piena autonomia lasciandomi la libertà di formare la squadra che riterrò più opportuna per rispondere nel modo più efficace alle esigenze di Prato».
Liste civiche e partiti
«Una società non può funzionare senza i partiti, senza gli ideali. Le liste civiche possono essere utili ma solo per un periodo determinato. Forse i partiti hanno male interpretato il loro ruolo ma da loro non si può prescindere».
La crisi di Prato
Non c’è dubbio che l’imprenditore Cenni prevale in questo momento sul “politico”. L’esperienza aziendale che ha alle spalle gli consente di muoversi come un pesce nell’acqua all’interno dei temi economici, molto meno sui quelli prettamente amministrativi e cittadini in senso lato. Ed è quindi per questo che Cenni appare credibile, concreto e determinato quando affronta i temi collegati alla crisi economica. «E’ una crisi mondiale - chiarisce - ma a noi sta a cuore la nostra. Bisogna quindi dare sostegno a chi ha perso il lavoro. Anche gli operai delle aziende sotto i 15 dipendenti devono essere tutelati. Agli artigiani usciti dal ciclo produttivo devono essere offerte prospettive per tornare a lavorare. E anche i precari devono poter contare su un sostegno adeguato». In queste settimane che Cenni sta “studiando” da sindaco molti e diversi sono i suoi “insegnanti”. Ha appreso dal segretario della Cgil provinciale Manuele Marigolli che bisogna agire in fretta per dare un destino a 1200 lavoratori: disoccupati o cassintegrati? Dall’incontro col presidente Martini ha capito che vi sono regolamenti europei «sbagliati» che aiutano sì la formazione ma che oggi non servono a sostenere chi ha perso il lavoro. «Ci si dimentica che dobbiamo preoccuparci innanzitutto di dare un presente e un futuro alle persone» ha commentato Cenni.
Esercito e ronde: doppio sì
C’è voluto un po’ ma alla fine qualcosa di “destra” il candidato Cenni, apparso molto pacato, l’ha detta. E’ sembrato molto sensibile alla questione della sicurezza. «I numeri non dicono tutto, possono anche scendere ma quel che conta è che la gente la sera non frequenta il centro storico perché ha paura - ha detto Cenni - occorre quindi dare una risposta a questa sensazione. Va bene dunque l’esercito in piazza Duomo, vanno bene le ronde. Che male possono fare? Trovo molto più sensato avere dei soldati piuttosto che venti carabinieri come chiede Carlesi. Tanto se poi fermano dei cinesi irregolari non siamo capaci di poterli espellere perché mancano gli accordi con la Cina. E questo vale anche per gli altri stranieri». Peccato però che i vari governi Berlusconi fino ad oggi non siano stati in grado di offrire una risposta certa proprio su questo problema. Infatti sui centri di identificazione Cenni si è detto favorevole anche non li ritiene una soluzione proprio per l’impossibilità materiale di poterli espellere.
I negozi che chiudono
«In via Garibaldi ho trovato cinque negozi chiusi. E siamo nella strada più commerciale di Prato. Se piazza Duomo alle 19,30 è un deserto una ragione ci sarà. Bisogna ridare vita al nostro centro storico, fare in modo che i cittadini tornino a viverlo».
Immigrazione
«In passato c’è stato un comportamento lassista, forse viziato dall’ideologia. Ma gli stranieri sono una risorsa per Prato, come in passato lo è stata l’onda migratoria dal Sud. Nella mia fabbrica l’extracomunitario che entra può essere guardato un po’ con diffidenza all’inizio, ma dopo poco diventa subito uno di noi. Occorre però anche dire che Prato non può sopportare una massa di immigrati. Non vedo razzismo in giro, ma solo gente che chiede di poter vivere la propria città. Bisogna riprendersi il centro storico». Applausi.
Il futuro del distretto
«Il distretto pratese è uscito sconfitto dalla competizione globale ma è come se Mike Tyson avesse combattuto contro un pugile salito sul ring con le mani legate. Gli accordi europei in materia economica hanno penalizzato le nostre aziende e avvantaggiato quelle asiatiche. Ma nel nostro futuro ci può essere ancora spazio puntando su innovazione e ricerca, e quindi sulla qualità. Abbiamo bisogno però di finanziamenti che incentivino i raggruppamenti delle imprese. Abbiamo imprenditori che tutti ci invidiano, una manodopera eccezionale, una capacità artigianale formidabile. Dobbiamo stringere i denti e superare questa fase di recessione economica. Sono molto fiducioso per il futuro. Ma bisogna anche pensare con intelligenza alla diversificazione mettendo a frutto le infrastrutture già esistenti, vedi Macrolotto Due e aiutando le aziende che vogliono cambiare».
Accesso al credito
«Trovo improprio che sia il prefetto a verificare come le banche aiutino le imprese in difficoltà».
Polo espositivo all’ex Banci
«Il progetto, che sorge sui terreni del Consiag (un’azienda di servizi, sottolineo), deve essere ben valutato. No, se deve essere una cattedrale nel deserto, sì se si inserisce nel rilancio e sviluppo della nostra economia».
Giovanni Ciattini
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