ROMA - Dopo anni di crescente e sempre più drammatica crisi dell'apicoltura, le api sono tornate in Pianura Padana. Secondo Francesco Panella, presidente dell'Unaapi, Unione apicoltori, si tratta dei primi effetti dello stop ai pesticidi, i neonicotinoidi, sostanze killer utilizzate in agricoltura, vietate dal settembre scorso. "Le api hanno vinto i giganti delle multinazionali", dice entusiasta il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, apicoltore per passione durante il tempo libero. "L'apicoltura è un segmento essenziale dell'agricoltura del futuro, ma anche una grande passione, che regala ai consumatori prodotti di qualità eccezionale e inimitabile". La Francia e la Germania avevano già bandito quelle sostanze tossiche dall'agricoltura dei loro Paesi. L'Italia è arrivata con un po' di ritardo ma adesso trionfa convinta di aver imboccato la strada giusta. Una terapia d'urto per una malattia che aveva le caratteristiche di un'epidemia mondiale. Tra il 2007 e il 2008 la popolazione di api si era dimezzata. Nel 2007 una moria diffusa aveva ridotto le api del 30-50 per cento in Europa, e del 60-70 per cento in alcune aree degli Stati Uniti. Una crisi ambientale che ha messo a rischio milioni di raccolti "frenati" dalla ridotta opera di impollinazione affidata alle api e contratto pesantemente l'economia di circa 50 mila apicoltori italiani. I calcoli li ha fatti Matteo Ansanelli, agronomo della Cia: se un melo è a una distanza massima di 300 metri da un alveare produce 26 chili di mele all'anno, se è invece in un raggio di un chilometro e mezzo dall'alveare produce solo nove chili di mele all'anno. "Ora che è stato dimostrato il legame diretto tra neonicotinodi e vita degli insetti - dice Panella - il divieto all'uso di certe sostanze, finora temporaneo e limitato al mais, deve essere reso definitivo e allargato alle altre colture".
(5 maggio 2009 repubblica.it)
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