TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 5 maggio 2009

Infanzia. Nidi: la stretta.

I tagli al personale, le restrizioni sulle supplenze... tutte cose già viste nella scuola, che adesso arrivano agli asili nido comunali. Una patata bollente per l'amministrazione che cerca di bypassare il sindacato seminando sconforto e malumore fra gli operatori.

Un servizio di primaria importanza, quello dei nidi, che richiederebbe una sana riorganizzazione e un notevole potenziamento. Così non sarà ancora per molto tempo. mv


da la Nazione del 05/05/09
Asili nido, educatrici in rivolta e sindacati divisi
«IL COMUNE di Prato vuole un servizio di baby sitter, non di educatrici».

Michele Boccardi, della Cisl, sintetizza così il malessere delle insegnanti (o educatrici) degli asili nido che sono sul piede di guerra contro i tagli dell’utilizzo delle supplenze, ma soprattutto contro «il metodo di convocare le lavoratrici per discutere di materie strettamente di competenza sindacale, come l’organizzazione del lavoro». Una questione che vede i sindacati piuttosto disuniti, ognuna delle tre organizzazioni che fa assemblee per conto suo, la Uil che proclama lo stato di agitazione contro «l’insostenibile gestione degli asilini nido comunali» e le «gravi violazioni degli accordi sindacali decentrati e contrattuali», mentre la Cisl attacca il Comune, ma polemizza anche con la Uil per l’iniziativa solitaria. «Manca un coordinamento — tuona Giancarlo Morini della Cisl nel corso di un’assemblea delle iscritte al suo sindacato — l’amministrazione comunale gioca a dividere i lavoratori e le organizzazioni sindacali, non solo in questo settore, ma in tutta la macchina comunale». Nell’assemblea emerge tutto il malcontento delle educatrici di fronte a una riorganizzazione del lavoro che molte non gradiscono. «Alcune di noi — racconta un’educatrice — sono state chiamate e ci hanno detto che c’è stato un eccessivo utilizzo delle supplenti nei mesi scorsi e che se manca una collega non bisogna subito ricorrere alla supplente, ma verificare prima il numero dei bambini di quel giorno, sostenendo che noi dobbiamo essere flessibili e passare da bambini più piccoli a bambini più grandi a seconda delle esigenze». Il punto è quello del mantenimento del rapporto tra bambini e personale educatore stabilito dale norme (6 a 1 per i più piccoli, 9 a 1 per i più grandi) che secondo le educatrici della Cisl finisce per essere puntualmente sballato da questo tipo di morganizzazione. «Come facciamo a sapere fino alle 9 e mezza quanti saranno i bambini quel giorno? E solo a quel punto è possibile chiamare la supplente? Questo è assurdo», dice un’altra insegnante. «Il punto vero — aggiunge Boccardi — è che è sbagliato il concetto di calcolare il rapporto tra bambini ed educatrici sulla media delle presenze, invece che sulle iscrizioni come sarebbe giusto». Al di là delle questionoi specifiche, dall’assemblea delle educatrici Cisl arriva una forte richiesta di chiarezza: «Non possono darci indicazioni a voce, o farci pressioni su criteri che non stanno scritti da nessuna parte — aggiunge un’educatrice — vogliamo che mettano tutto nero su bianco». Stessa sottolineatura da parte di Morini: «Devono esserci cose scritte e, comunque, non è ammissibile convocare direttamente le lavoratrici su questioni come l’organizzazione del lavoro senza sentire i sindacati».Anche Luciano Memcacci, segretario della Cgil Fp, nella sua nota insiste su questo: «L’amministrazione comunale dovrà comunicare ai lavoratori del settore, di ruolo e supplente, nel rispetto del diritto amministrativo, le disposizioni di servizio tramite appositi ordini scritti e notificati e non “scaricare” sul personale amministrativo le tensioni ele inefficienze dell’assessorato».
R.D.P.

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