TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 4 maggio 2009

Prato. Giovani, lavoro e precariato

Riduzione degli spazi dedicati alla vita sociale, ritmi di lavoro che esauriscono... Storie di giovani che si barcamenano tra due o tre lavori, chi per potersi semplicemente permettere di vivere, chi per pagarsi gli abiti firmati, chi per conquistare la propria autonomia.
In tutto questo, il leitmotive è l'impossibilità sia della costruzione di una prospettiva di vita - oltre il "qui ed ora" che spesso traspare - sia dlela mancanza di una vita oltre il lavoro.
Tempi bui...
MV

da il Tirreno del 03/05/09
I giovani si fanno in due per sfangarla

Doppio lavoro, di sera o nel weekend: così si arrotonda lo stipendio

Impiegati e anche baristi camerieri, buttafuori e personal trainer E a volte l’impegno è triplo
MARIA LARDARA

PRATO. Il fascino della divisa lo sfodera nel fine settimana, quando dal bar “Maurizio” la chiamano per preparare caffè e servire cornetti. Tutt’altra vita è quella che Laura Cardinale conduce dal lunedì al venerdì: davanti a una scrivania, come copyrighter in un’agenzia di siti web di Firenze.
Trent’anni appena compiuti e con quell’aria tutto pepe, Laura incarna alla perfezione l’ultima generazione dei lavoratori pratesi, quelli che non ce la fanno ad arrivare in fondo al mese per pagare l’affitto o le rate dell’automobile. E hanno bisogno di arrotondare, rosicchiare qualche soldino in più con dei lavoretti extra e un sacrificio che dura sette giorni su sette o magari 13-14 ore al giorno. Un fenomeno, quello dello “sdoppiamento da doppio lavoro”, come si può definire la vita frenetica di questi giovani, che non è sempre indice di precarizzazione del lavoro, ma può rappresentare un’alternativa alla routine dei mestieri quotidiani. Precario è un aggettivo che non piace a Federico, un altro (quasi) trentenne pratese che non sta mai un minuto fermo: la maggior parte del tempo lo passa davanti alla sua postazione macintosh (è grafico pubblicitario con contratto a tempo indeterminato), ma gli abiti del creativo se li toglie il sabato e la domenica per indossare quelli del cameriere per conto di varie ditte di catering pratese. Ben vengano per lui i ricevimenti di comunioni e matrimoni di questo periodo: «Con lo stipendio che ci ricavo posso almeno comprarmi i vestiti firmati e magari concedermi qualche vacanza. Il secondo lavoro - puntualizza Federico - lo faccio per divertimento o magari per trascorrere meglio il weekend. Capita la domenica di non sapere cosa fare: meglio guadagnare qualche soldo che ripiegare sul solito aperitivo con gli amici».
Diversamente da Federico, per Laura il posto fisso è sempre stato un miraggio. E dopo il lavoro al bar, arriva al lunedì mezza morta prima di tornare a fare la copyrighter. Che le piace così tanto ma non le permette di essere autonoma economicamente. «La difficoltà maggiore sta nel sapersi destreggiare tra più lavori contemporaneamente. Ma non ho molta scelta - ammette Laura - se voglio avere un minimo di sicurezza in più visto che la spesa dell’affitto incombe ogni mese».
Storie di vite precarie, affannate e stratificate, che sfuggono anche al monitoraggio dei sindacati perchè come spiega Ingrid Grasso dell’Alai Cisl di Prato (il sindacato degli atipici), «questi lavoratori rappresentano per lo più di mine vaganti». Parlare di un secondo lavoro è un eufemismo per Lorenzo Arrighetti, che ha una giornata lavorativa molto assortita: fino alle 17.30 il suo ruolo è quello dell’impiegato tecnico in un’azienda meccanica, dopodichè lo aspetta il turno in palestra come personal trainer alla Corpus, per staccare così definitivamente verso le 22.30. «Di tanto in tanto mi capita di fare anche l’aiutocameraman e il buttafuori nelle discoteche. Lo stress è assicurato e il tempo libero ormai è solo un ricordo», fa notare Lorenzo, che ha bisogno di ricorrere a questi lavoretti per non dover chiedere l’aiuto dei genitori.
«Lo stipendio di 1380 euro che guadagno normalmente in azienda non mi basta. Arrotondando con la palestra raggiungo la soglia di 1700 euro che mi permettono di pagare l’affitto di 600 euro e le rate della motocicletta. Si lavora tanto, insomma, ma senza i vantaggi del profitto e della carriera».

«Corrono sempre, vita sociale azzerata»
Radiografia dei precari secondo i sindacati. Diffuso il lavoro nero

PRATO. Corrono a destra e sinistra, s’infilano con disinvoltura nelle loro molteplici divise, hanno una vita sociale il più delle volte pari a zero. Sono instancabili questi giovani pratesi che il mercato del lavoro sempre più precario costringe ad abbinare occupazioni spesso diverse fra loro. «Probabilmente non ci sarebbe la necessità di ricorrere a un secondo lavoro - fa notare Giovanni Santi, responsabile del Nidil Cgil (il sindacato degli atipici) di Prato - se venissero pagati stipendi dignitosi e commisurati al livello di competenze e istruzione dei lavoratori. Non a caso, il fenomeno del doppio lavoro riguarda difficilmente figure operaie, ma per lo più impiegati di concetto».
Una realtà che, secondo Ingrid Grasso di Alai Cisl, non è necessariamente da leggersi in chiave negativa. «Anche perchè - fa notare la sindacalista - oggi l’esigenza di avere un tempo indeterminato tra i giovani è molto ridimensionata rispetto al passato. L’importante è non perdere di vista l’obiettivo del primo lavoro: spesso i giovani impegnati in uno stage formativo dal lunedì al venerdì sono gli stessi che vanno a fare il cameriere nel fine settimana». La nota dolente, in questi casi, è il lavoro nero. «Questi lavoratori devono pretendere di farsi regolarizzare i loro contratti», esorta Giovanni Santi della Cgil.
Infine c’è il popolo dei cassintegrati e di quelli in mobilità, espulsi dal mercato del tessile. E che “si riciclano” nei profili professionali più disparati pur di non starsene a casa senza far niente. «Alcuni s’improvvisano idraulici o imbianchini che danno una mano al parente o all’amico. L’ombra del lavoro nero s’insinua soprattutto in queste tipologie di lavoro».
Ma.La.

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