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La mer, la fin...

sabato 19 luglio 2008

Cascine di Tavola. Tutti gli ambientalisti contro Ciuoffo

La giunta pratese ha perso un'altra occasione per dare un segnale positivo alla città. In occasione, infatti, del question time estremamente puntuale posto dal consigliere comunale dei Verdi, Tommaso Rindi, sull'opportunità di sospendere la concessione edilizia dei lavori di "ristrutturazione" della fattoria medicea alle Cascine di Tavola, l'assessore Ciuoffo ha chiaramente risposto che di un provvedimento del genere nemmeno se ne parla, fino alla conclusione, sostanzialmente, dell'inchiesta penale.
Una posizione che ha deluso molti, in particolare Legambiente ed Italia Nostra, tra gli autori dell'esposto che ha portato all'inchiesta e alle vicende degli ultimi giorni, e che hanno espresso in maniera decisa la propria insoddisfazione.
Ma la questione notevole, e che forse poco traspare dai "reportage" giornalistici, è squisitamente politica: si è deciso, da parte della giunta, di fare "orecchie da mercante" alle richieste di una parte, seppur piccola, della maggioranza che la sostiene, e che in questo caso è rappresentata dal presidente della Commissione Urbanistica, che molto probabilmente qualche titolo per intervenire sulla questione ce l'ha pure.
E quello "spirito" di ascolto e dialogo che l'assessore Ciuoffo sbandierava qualche sera fa all'incontro organizzato dal PdL che fine ha fatto? Forse che con gli "alleati di governo" si può tranquillamente farne a meno?
Anche i Verdi pratesi, su questo, farebbero bene a riflettere...
MV


da La Nazione del 18/07/08
I Verdi: ‘Sospendete la licenza’ Ma la giunta dice no

E
SPLODE in consiglio comunale il caso Cascine di Tavola, dopo il sequestro del cantiere per la trasformazione della fattoria medicea in appartamenti di lusso e resort, disposto dalla procura. Ieri pomeriggio Tommaso Rindi, il capogruppo dei Verdi quindi partito di maggioranza, ha chiesto alla giunta di sospendere la concessione edilizia a suo tempo rilasciata. L’assessore all’urbanistica Stefano Ciuoffo ha risposto che il provvedimento non è nelle intenzioni della giunta. «VISTE le dichiarazioni della Procura della Repubblica — ha scritto Rindi in un question time — secondo le quali l’intervento in corso sul complesso della fattoria medicea delle Cascine non risulta essere un intervento conforme alla modalità di restauro ma di ristrutturazione, e comunque rilasciato sulla base di un atto autorizzativo in fase di valutazione da parte della Procura, chiedo se l’amministrazione non ritenga di dover verificare l’opportunità di sospendere la concessione edilizia a suo tempo rilasciata». Ciuoffo ha replicato dicendo in buona sostanza che il nulla osta del Comune si basava sui placet della Soprintendenza e che il progetto che ha avuto il via libera era stato corretto ulteriormente, rispetto a quello originario, per garantire meglio la salvguardia dell’immobile, che risale al ’400. IL PROBLEMA è complicato: la fattoria medicea stava andando in rovina, il Comune non aveva soldi per rimetterla in sesto, l’intervento dei privati consentiva, pur con gli interventi di restauro e parziale trasformazione, di evitare il suo completo abbandono. L’investimento della «Re sole», l’immobiliare proprietaria della fattoria, è valutato in oltre 40 milioni di euro, fra l’acquisto del complesso e le opere necessarie al suo recupero. Ciuoffo ha ricordato di aver compiuto un sopralluogo alle Cascine con il professor Paolucci, incaricato dall’allora ministro della cultura Rutelli di verificare l’opportunità dell’intervento, ottenendo un parere favorevole. MA SUL CASO Cascine ieri sono intervenuti anche il capogruppo di Rifondazione Leonardo Becheri e il coordinatore di Forza Italia Giovanni Luchetti, entrambi con un question time. Becheri ha chiesto quali intenzioni avesse la giunta, dopo il clamoroso sequestro del cantiere ordinato dalla procura. Più articolata la domanda di attualità di Luchetti: «Domando al sindaco — ha scritto — se non ritenga opportuno attivarsi per una diretta verifica della situazione e per gli eventuali provvedimenti conseguenti e qual è stato l’iter procedurale che ha portato a concedere il via libera a lavori che, alla luce delle indagini odierne, appaiono non conformi al criterio di tutela ambientale». Infine, Luchetti ha chiesto quale sia stato il motivo che ha portato gli uffici comunali ad autorizzare l’intervento, «soprattutto tenuto conto della usuale rigidità nell'approvare gli interventi, anche minimali, presentati dai cittadini».


da il Tirreno del 18/07/08
Cascine: stop alla concessione edilizia

La chiedono i Verdi in consiglio. L’assessore: «Prima l’inchiesta»

Di Martino, Legambiente: «E’ stata persa un’occasione per rendere un servizio alla città»

PRATO. L’inchiesta sul sequestro del cantiere delle Cascine di Tavola arriva in consiglio comunale. E’ stato il Verde Tommaso Rindi, presidente della commissione Urbanistica a chiedere in un question time, la sospensione delle autorizzazioni agli interventi, ovvero la concessione edilizia, rilasciata il 15 marzo 2005 (su parere della precedente commissione). Negativa la risposta dell’assessore all’Urbanistica Stefano Ciuoffo che ha fatto presente come gli atti amministrativi non possano, allo stato attale, sovrapporsi a quelli della magistratura.
L’assessore ha fatto presente che, nel caso l’inchiesta penale arrivasse ad accertare l’illegittimità del nulla osta della Soprintedenza (l’ultimo del 2004), «verrebbe meno anche il presupposto - ha spiegato - sul quale il Comune ha concesso l’autorizzazione». Una spiegazione che non è piaciuta al presidente di Legambiente Franco Di Martino (l’associazione assieme a Italia nostra ha presentato nel 2006 i due esposti redatti dal’avvocato Mariateresa Miraglia poi diventati la base dell’inchiesta). «L’assessore all’Urbanistica - è il commento - ha perso una buona occasione per rendere un servizio alla città non facendo nulla per bloccare un intervento oggettivamente sbagliato e brutto. Ci aspettavamo una più esplicita presa di posizione». Anche l’opposizione ha chiesto chiarimenti. E’ stato Giovanni Luchetti, coordinatore provinciale di Forza Italia, a chiedere in un’interrogazione urgente «se il Comune era a conoscenza che alle Cascine di Tavola era in atto una ristrutturazione anziché un intervento conservativo», quale sia stato l’iter che l’amministrazione ha adottato per autorizzare i lavori e quale il motivo che ha portato gli uffici a dare il via libera.
In realtà la storia del progetto di ripristino delle Cascine è lunga e tormentata.
Parte negli anni Ottata quanto Agrifina, proprietaria del “quadrilatero” medieceo e degli annessi (uno stabile datato 1929 poi venduti alla Fattoria Medicea), chiede di procedere. E’ nel 1990 che la Regione, nel Piano quadro, ne indivuda la destinazione d’uso ricettivo-alberghiera (mai modificata nei passaggi successivi) ed è proprio nello svolgersi degli anni Novanta - è del dicembre 1997 l’approvazione da parte del consiglio comunale del piano di recupero - che la pratica fa avanti e indietro dal Comune alla Soprintendenza per ben due volte (nel 1994 il bene viene posto sotto tutela dal ministero dei beni culturali). E’ la Soprintedenza (al vertice Lolli Ghetti) che mette (nel 1995) e ribadisce (nel 1997) paletti stretti: niente residenziale nella parte, quella più antica, del quadrilatero; ok agli interventi che però devono essere di restauro o conservativi; no alla parcellizzazione dell’immobile storico.
Cosa accade, dunque, nel lasso di tempo che intercorre tra il 1997 e il 2004 anno del terzo e ultimo parere della Soprintendenza che dà il nulla osta alla ristrutturazione? E’ proprio quello che sta cercando di accertare la magistratura che ha iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e danneggiamento di bene vincolato, la soprintedente responsabile del procedimento, Fiorella Facchinetti. Fatto sta che nella relazione 2004 non si fa cenno della destinazione d’uso degli immobli che compongono il complesso mediceo e che nel progetto - più o meno in concomitanza - spariscono le indicazioni per la realizzazione di circa 80 piccole unità immobiliari (cucina, camera ecc ecc) e compare invece l’indicazione “rta”: residenza turistico alberghiera.
Secondo Legambiente e Italia nostra, nella sostanza, nulla sarebbe cambiato se non le definizioni. Il risultato? Ottanta residence nella parte storica, un’altra trentina di abitazioni nell’immobile più recente.
C.O.

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