TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 17 luglio 2008

Cascine di Tavola. Un po' di storia.

Riportiamo un po' di storia, ormai non più tanto recente, delle Cascine di Tavola e delle denunce fatte da Lega Ambiente e Italia Nostra e le risposte dell'amministrazione.
MV

Cascine di Tavola: archivio
Bloccato lo smembramento
25/luglio/2004
"Ora diventino luogo di cultura. Un progetto prevedeva di frazionarle in 60 villette. Italia Nostra chiede l'apertura delle Cascine di Tavola ai cittadini. Le Cascine di Lorenzo il Magnifico sono salve. Anche se bisognerà aspettare fino al 10 settembre per avere la certezza che questo storico complesso cinquecentesco non venga snaturato da progetti irresponsabili. In quella data si riunirà la conferenza dei servizi composta dal Comune di Prato e dalla Soprintendenza ai Beni architettonici, a cui saranno invitate le associazioni ambientaliste. L'assessore all'urbanistica, Stefano Ciuffo, ha assicurato che "fino ad allora non sarà rilasciato alcun atto autorizzativo". Italia Nostra, protagonista insieme a Legambiente della mobilitazione che ha impedito la costruzione di 60 villette a schiera là dove il Magnifico aveva costruito le sue cascine, esprime piena soddisfazione: "Siamo contenti del risultato ottenuto dai nostri appelli in difesa di un bene di tale importanza- dice Gaia Pallottino, Segretario Generale di Italia Nostra - adesso ci batteremo perché sia approvato un progetto di recupero delle Cascine che mantenga una forte valenza culturale, puntando all'apertura del luogo ai cittadini". Italia Nostra, considerato il valore architettonico e storico dell'edificio, chiede che le Cascine vengano utilizzate come luogo di incontro con il passato, ad esempio come museo della civiltà contadina, e s'impegna a collaborare in tal senso nelle prossime consultazioni.
Comunicato Italia Nostra - 25 luglio 2004

Ambientalisti contro lo scempio
6/luglio/2004
"Sessanta appartamenti sorgeranno nelle Cascine di Tavola, un edificio che risale al 1477 e che Lorenzo de' Medici fece costruire come modello di un'azienda agricola innovativa. Il Magnifico vi avrebbe sperimentato impianti di coltivazione, allevato animali esotici, fra cui giraffe e daini, e allestito una rete di canali che tagliano a scacchiera la tenuta. Sessanta appartamenti, uno a fianco all'altro, cento metri quadri su tre piani, un soggiorno e una cucina, le camere da letto e in alto la mansarda. Una residenza nel parco alla cui estremità svetta la Villa di Poggio a Caiano, la dimora progettata da Giuliano da Sangallo - ora Museo nazionale -, che Lorenzo immaginò sovrastasse la valle del fiume Ombrane, locus amoenus per i suoi divertimenti, per la caccia e per contemplare. Per più di cinque secoli questo assetto paesaggistico ha resistito. Ora l'Agrifina, la società che una ventina di anni fa ha acquistato la tenuta (due-centocinquanta ettari), dopo aver ceduto altri appezzamenti, ha preparato un progetto di "recupero", ma prevede di svuotare le Cascine, di costruire gli appartamenti e di attrezzare campi da tennis, parcheggi, negozi, un ristorante e i cosiddetti "centri benessere", palestre, saune e fitness. Niente più paesaggio agrario, ma residenze di lusso. La vicenda è alle battute finali. La Soprintendenza di Firenze ha dato parere favorevole al progetto, dopo aver imposto un vincolo nel 1998. E nei giorni scorsi è giunto il sì della Commissione edilizia del Comune di Prato. E' un sì condizionato. La proprietà deve ridurre il numero degli appartamenti e chi li compra si impegna a non apportare modifiche. Il progetto, quindi, deve essere aggiustato. Ma queste prescrizioni non convincono le associazioni di tutela, Legambiente, Wwf e Italia Nostra, che polemizzano duramente con l'amministrazione comunale (centrosinistra), ma anche con la Soprintendenza: "Avvieremo un'azione legale e diffonderemo un appello", promette Franco Di Martino di Legambiente. L'edificio compare quasi all'improvviso, al termine di un lungo viale fiancheggiato dai pini. A sinistra della strada sterrata c'è un campo da golf, seguito da una grande estensione che l'Agrifina ha ceduto al Comune di Prato - diventerà un parco pubblico - e da un maneggio. A destra brilla il verde di una coltivazione di mais. La fattoria è circondata da una rete con cartelli che ingiungono di non attraversarla, minacciando chi lo facesse con la silhouette di un cane. Al centro della facciata campeggia un arco, sormontato da uno stemma, al di là del quale si scorge il cortile. Lorenzo de' Medici volle che la Cascina, sorta ancor prima della villa in cui avrebbe risieduto, coniugasse la funzionalità della costruzione rurale con la visione principesca della vita in campagna di cui erano tessute la sua cultura e il suo stile politico. Entrambe le attitudini Lorenzo le ereditava dal nonno Cosimo: le sperimentazioni nell'allevamento degli animali e nelle colture come uno dei fondamenti sui quali erigere il proprio potere. L'architettura era la disciplina che avrebbe realizzato i suoi intenti. Sullo sfondo le tesi di Vitruvio, ma molto più prossimi erano per lui i trattati rinascimentali e le teorie di Francesco di Giorgio. La Cascina segnò un punto di passaggio nell'architettura rurale toscana. Al centro del cortile sorgeva una piscina, nella quale si dice venissero allevati i gamberi. Intorno si stendeva l'edificio, composto da due corpi, uno a forma di "U", l'altro su una linea retta. Un quadrilatero, insomma. Su tre lati sorgevano le stalle per le mucche, sull'altro i laboratori per il formaggio, le "caciaie", quindici magazzini e le abitazioni per il fattore e per alcune famiglie di contadini. L'attività agricola è durata per secoli. Ai primi del Novecento lo Stato, che era entrato in possesso della Cascina dopo l'Unità, ereditandola dal Granducato toscano, la concesse all'Opera nazionale combattenti. E a confermare l'uso zootecnico dell'edificio, ad esso venne annessa nel 1927 un'altra stalla. La vicenda riapre la polemica sull'uso o il riuso dell'antico. I quesiti incalzano: è giusto che per salvare dal degrado un edificio pregiato, che certo andrebbe recuperato, lo si trasformi radicalmente invece di restaurarlo bene e basta, svuotandolo e assegnandogli tutt'altro destino rispetto a quello sempre coltivato? Esistono sufficienti competenze tecniche e culturali, oppure chi detta legge è la proprietà e il suo fisiologico desiderio di valorizzazione irnmobiliare? FlorianaFacchinetti è l'architetto della Soprintendenza che ha seguito e poi approvato il progetto: "Molte parti dell'edificio stanno crollando", spiega, "o si fa qualcosa o deperisce tutto. Quel progetto è in linea con un piano di recupero approvato dal Comune tanti anni fa e non ho accertato alcuna incompatibilità tra gli appartamenti e un corretto restauro delle Cascine. Ho chiesto e ottenuto una serie di modifiche e un rispetto assoluto di materiali e tecniche costruttive". Ma le rassicurazioni della Soprintendenza non convincono Maria Rita Cecchini, architetto e militante di Legambiente: il progetto delle Cascine, dice, prevede "di abbassare le quote dei solai, di scavare il piano terra, di trasformare finestre in porte-finestre" (ogni appartamento, infatti, deve avere il suo ingresso autonomo/in omaggio al tipo dell'abitazione monofamiliare). E ancora: "Prospetti secondari vengono trasformati in prospetti principali, si conservano particolari del tutto estranei, come le persiane, e alcune logge vengono tamponate". Inoltre, la sistemazione esterna "non tiene in alcun conto il disegno che il territorio circostante ha assunto nei secoli, ma si limita a suddividere l'area fra parcheggi e aree variamente pavimentate". In conclusione, secondo Cecchini, "questo progetto non è sostanziato da uno sforzo intellettuale", bensì animato da un solo intento: "Come adatto meglio questa struttura alla miglior appetibilità degli appartamenti?".
Francesco Erbani - La Repubblica 8-7-04

Esposto di Italia Nostra
6/luglio/2004
"Un esposto di Italia Nostra alla Procura. E ' partito ieri per denunciare la frammentazione e ristrutturazione delle Cascine dì Tavola, complesso rurale con edifici agrari fatti costruire da Lorenzo il Magnifico nel 1477 (prima ancora della vicina Villa medicea di Poggio a Caiano) aldilà del fiume Ombrone. L'area risulta vincolata dal '94 e in parte appartiene al Comune di Prato che ha acquistato 31 ettari per realizzarvi un parco pubblico. I restanti 20 ettari sono invece di proprietà della società Agrifina che, secondo un progetto di recupero di una quindicina di anni fa - riveduto, corretto e infine approvato dall'amministrazione e dalla soprintendenza nel '98 e quindi 2004- dovrebbe realizzare nell'antico corpo laurenziano delle Cascine una settantina di appartamenti, oltre ad un albergo-residence in un edificio del 1920. «E' un attentato ad un complesso storico e architettonico unico, si stravolge un luogo laurenziano per eccellenza che comprende anche !a vicina Villa di Poggio a Caiano» accusa Italia Nostra. Un progetto correggibile, invece, secondo il parere del neoassesore all'urbanistica di Prato Stefano Ciuoffo: «La Commissione edilizia ha previsto già uri piano di ristrutturazione, a cui si sono aggiunte prescrizioni da discutere con la proprietà Agrifìna, per ridurre il numero di abitazioni e mantenere l'unitarietà degli spazi esterni». L'incontro tra le parti in causa è previsto nei prossimi giorni. "
Repubblica, 6 luglio 2004

Legambiente
5/luglio/2004
"Appartamenti di lusso con giardino, parcheggi e viottoli tutt’intorno. A dirla così sembrerebbe tutto a posto. Invece il complesso in oggetto fa parte di un’estesa tenuta agricola di Lorenzo Dè Medici: ‘Le Cascine di Tavola’. Una costruzione laurenziana della seconda metà del ‘400, “minacciata da un nuovo progetto di speculazione edilizia”, sostiene Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente. “Il piano è sciatto - continua Ferrante - e non tiene conto in alcun modo delle particolarità storiche e architettoniche, stravolgendone completamente l’importanza culturale. Inoltre nelle tavole grafiche non c’è alcun accenno ai materiali utilizzati, del loro impiego, del loro stato di conservazione, non si vedono le finiture, le pavimentazioni, i particolari costruttivi. Insomma è tutto volto a sfruttare al meglio lo spazio per la commerciabilità degli appartamenti: ancora una volta passa l’idea miope che la quantità sia meglio della qualità”. Legambiente dunque ritiene il progetto illegittimo, soprattutto in base al Dl n.490/99 che stabilisce con l’art. 21 come i ‘beni culturali’ non possano essere adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico ed artistico. “Un disegno, questo - conclude il direttore di Legambiente - che va assolutamente fermato e rifatto affinché non si perda una parte importante del nostro patrimonio culturale. Ecco un esempio: una volta venduti gli appartamenti come si controlleranno i desideri di 70 proprietari diversi per le trasformazioni future? Perché, poi, non è stato possibile esaminare il parere della Sovrintendenza?”. In realtà il problema fondamentale è quello della destinazione d’uso residenziale, ‘incompatibile’ con la cascina, e quindi inaccettabile. Insomma l’associazione ambientalista si prepara ad annuciare battaglia
Legambiente: “Un progetto sciatto, stravolge l'architettura” 5 luglio 2004.

Allarme di Italia Nostra
27/giugno/2004
"Allarme di Italia Nostra: ruspe in agguato contro le Cascine di Lorenzo il Magnifico Ruspe in agguato alle Cascine di Poggio a Caiano (Cascine di Tavola), fatte costruire da Lorenzo il Magnifico come fattoria a complemento della famosissima Villa disegnata dal Sangallo. Italia Nostra denuncia all’opinione pubblica la gravissima situazione che dimostra totale disprezzo per un “pezzo” di così alto valore del patrimonio storico e culturale. Si prevede infatti che la commissione edilizia del comune di Prato voti in questi giorni l’approvazione al piano di “recupero” che trasformerà la Cascine – di proprietà dell’immobiliare Agrifina - in una sessantina di appartamenti , stravolgendo completamente il complesso mediceo. “Stiamo studiando la situazione dal punto di vista legale- ha dichiarato la segretaria generale Gaia Pallottino- cercheremo in ogni modo di contrastare questo progetto”. La costruzione ha pianta quadrangolare e si svolge attorno una vasta corte interna. E' circondata da un profondo fossato pieno d'acqua e da alti muri, che ai quattro vertici, in pianta, prendono la forma di altrettanti bastioni e in alzato formano quattro torrette angolari. Sui tre lati della costruzione trovano posto le stalle, sul lato dov'è il portale d'accesso si trovano le stanze per fabbricare burro e cacio e gli appartamenti del cascinaio, degli stallieri e dei lavoranti. Al centro del cortile, un grande vivaio d'acqua limpida ospitava i pesci e serviva ad abbeverare il bestiame. Il consiglio comunale aveva votato il piano di recupero nel 1988, ma la soprintendenza territoriale lo aveva bloccato fino al ’97, quando poi – non si riesce a immaginare perché all’improvviso dovrebbe essere cambiato l’interesse della collettività verso un bene di così palese interesse storico e artistico– ha dato il via libera. Pochissime voci si sono levate finora per protestare contro questo scempio (tra le poche, quella del presidente di Legambiente Prato, Franco Di Martino).
Italia Nostra Comunicazione Nanni Riccobono 3296195061 Lorenzo Misuraca 0684406323/ 3389691517

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