Preferiamo però lasciarvi alla lettura del pezzo apparso sul Tirreno...
MV
da Il Tirreno del 27/07/08
I precari scrivono a Veltroni
Lettera ironica anche al direttore generale del Comune
PRATO. E’ una guerra combattuta sulla tastiera della macchina da scrivere, quella degli ex cococo del Comune di Prato che hanno perso il lavoro ma non la voglia di combattere. Puntano in alto. Il più in alto possibile. Il gruppo di ex precari “fatti fuori” dai concorsi che avrebbero invece dovuto stabilizzarli, hanno scritto altre due lettere: una in risposta al segretario generale Roberto Forzieri e l’altra, più poltica, al segretario nazionale del Partito democratico Walter Veltroni (mail già inviata), al segretario nazionale Cgil Gugliemo Epifani e a quello regionale (entrambe già recapitate). Ironica la prima missiva: «Egregio direttore generale - inizia - vorremmo sapere se tra le sue numerose mansioni rientra anche quella di portavoce del sindaco a cui la lettera era indirizzata».Giudizio tagliente sui contenuti: una difesa d’ufficio della linea tenuta dal Comune che «per l’assunzione del personale - si legge - ha scelto la strada dei concorsi pubblici aperti a tutti e non quella della stabilizzazione». «Non era un dovere - aggiungono- ma una via per continuare ad avvalersi di personale che per voi ha lavorato dai 6 ai 10 anni con miseri “stipendi” di 750 al mese che una volta sommati - continuano - non raggiungono il suo, egregio direttore generale». Eppure, puntualizzano i cococo, ai precari spesso sono state affidate mansioni di responsabilità e chiesti sacrifici come «lavorare in agosto senza stipendio per sostituire colleghi in ferie». E non sono daccordo nemmeno col giudizio di “scarsa preparazione” dato dal direttore generale per spiegare perchè solo due cococo su venti siano passati all’orale. Ancora: «Lei dice di non voler più assumere personale a tempo determinato. Eppure ci sembra che anche il suo sia un contratto a tempo determinato, seppur di nomina politica, ottenuto a chiamata diretta e senza prova selettiva. Per coerenza, gentile direttore - concludono - dovrebbe far cessare anche il suo lauto contratto da precario».
Di denuncia, invece, la seconda lettera. «Ci rivolgiamo a voi - scrivono - per mettervi a conoscenza di quanto ci è accaduto per “merito” della nostra amministrazione di sinistra». Raccontano di aver rifornito il Comune di decine di bandi di altre amministrazionei pubbliche «che prevedevano con semplice domanda o con selezioni riservate, la stabilizzazione dei dipendenti», raccontano che gli stessi bandi «tempestivamente dati ai nostri governanti locali, ai dirigenti di settore, ai sindacalisti della Funzione pubblica, sono invece stati giudicati illegittimi» e che «il nostro sindaco, dopo anni di lavoro sottopagato, ha deciso di premiarci stabilizzandoci tutti a casa». «Pur essendo in possesso dei requisiti richiesti dalla legge e nonostante tutte le nostre forme di protesta - continuano - anche attraverso una contrattazione sindacale sulla quale è meglio stendere un velo pietoso, l’amministrazione comunale di Prato, dietro consiglio dei suoi fidi dirigenti di settore, ha deciso di procedere con affollati concorsi pubblici. Il risultato è stato di mandarci tutti a casa e, come da copione, adesso ci sentiamo dire che i nostri elaborati valevano zero». E aggiungono: «Riteniamo che quantomeno sia stato violato il principio di ragionevolezza e che questo disegno politico sia assolutamente in contrasto con lo spirito della Finanziaria e i principi che dovrebbero essere colonna portante di un’amministrazione di sinistra. Siamo invecchiati in questo Comune e abbiamo figli e mutui da pagare ma questa è l’amministrazione che abbiamo voluto e votato. Ci adopereremo - concludono - per fare in modo che, a breve, a casa ci vada anche chi ci amministra».
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