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da Il Tirreno del 13/07/08
«Sull’immigrazione è tutto sbagliato»
Intellettuali e operatori del settore: «Si rasenta il razzismo»
Ventuno firme nella lettera aperta a città e classe dirigente: «Più coraggio e più dialogo»
Ad avviare la campagna “buona immigrazione”, è un gruppo di intellettuali e operatori del settore - tra gli altri Simone Faggi del Comune di Prato, il sociologo Andrea Valzania, Simone Mangani, avvocato e Fabio Bracci, dell’area studi di Asel - che da anni lavora sull’immigrazione (nelle istituzioni, nella ricerca, nell’associazionismo, nel terzo settore e nel volontariato), determinato a costituirsi in associazione per allargare il dibattito alla città. «La discussione sull’immigrazione sta assumendo una direzione preoccupante - scrivono - aggravata dalle ultime esternazioni del ministro Maroni sulle ipotesi di schedatura della popolazione minorile Rom che richiama precedenti infausti e di stampo razzista». «Purtroppo questo approccio sembra caratterizzare anche le nostre realtà toscane - continuano - dove le classi dirigenti locali, e non certo solo quella politica, inseguono, in maniera allarmante, facili letture securitarie. Il risultato è chiaro: si parla di migranti e migrazioni quasi esclusivamente in termini di sicurezza e di ordine pubblico con il rischio di diffondere ancora di più diffidenza, insicurezza e paura dell’altro che non è parte del patrimonio culturale della nostra città».
Eppure i numeri - spiegano - parlano chiaro: secondo l’Istat i reati più gravi sono in diminuzione, il tasso di delittuosità degli stranieri è più elevato rispetto a quello degli italiani solo nei reati predatori (furti, borseggi) e in riferimento alla componente irregolare.
«Se la discussione fosse meno condizionata da interpretazioni strumentali e allarmismi ingiustificati - aggiungono - sarebbe possibile convenire sul fatto che gran parte dei migranti lavora, che la tenuta di interi comparti produttivi dipende dalla loro presenza e che rappresentano una risorsa sociale e culturale per la nostra società locale». L’esempio cinese è lampante. Secondo il gruppo la così numeroso presenza cinese in città «non può essere letta come un’anomalìa - sottolineano - giacché si radica in una tradizione di autoimprenditorialità, non sempre virtuosa, che si è evoluta con caratteristiche ben note: l’autosfruttamento del lavoro, l’esasperata sfida sul fattore-prezzo. Aspetti competitivi, questi, non certo sconosciuti prima dell’arrivo della comunità cinese».
Secondo i firmatari «in un contesto tradizionalmente aperto al confronto come quello pratese, è invece possibile discutere dell’evoluzione della comunità locale senza individuare facili capri espiatori». Un invito rivolto anche alla classe dirigente: «Che deve avere più coraggio nell’opporsi alle semplificazioni demagogiche. Senza questo coraggio - concludono - il rischio è quello di rincorrere, anche a livello cittadino e con esiti imprevedibili, le tesi imposte dal nuovo governo».
I firmatari
Fabio Bracci (Area Studi Sociali Asel), Simone Faggi (Comune di Prato), Simone Mangani (avvocato), Andrea Valzania (Università di Firenze), Alessandra Baldi (Agesci Prato), Michele Beudò (Università di Firenze), Michela Bongiovanni (Operatrice sociale), Francesca Bottai (Co&So, Consorzio per la Cooperazione e la Solidarietà), Riccardo Cammelli (Cgil Prato), Giuseppe Cardamone (Salute Mentale Usl 9 Grosseto), Andrea Dabizzi (Osce, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea), Roberto Ermanni (Arci Regionale), Valerio Fiaschi (Comune di Montemurlo), Stefano Giovannelli (Associazione Don Milani), Silvia Masciadri (Cooperativa Pane & Rose), Miriam Mazzei (Associazione Cose dell’Altro Mondo), Simone Paoli (Università di Padova), Michele Parpajola (Provincia di Prato), Paolo Sambo (Asel Prato), Ilaria Santi (Insegnante), Alessio Scandurra (Associazione Altro Diritto)
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