E ora si scopre che sono 100 all´anno
di Umberto Mazzantini
E tre: nell´impianto nucleare di Tricastin (Nella foto), in Francia, ieri 23 luglio, verso le 9,30 si è prodotto un nuovo incidente con la contaminazione di un centinaio di lavoratori, secondo quanto ha detto all´Afp il direttore della centrale nucleare, Alain Peckre, «un tubo all´interno dell´edificio è stato aperto nel quadro di operazioni di manutenzione e ne è fuoriuscita della polvere radioattiva» per poi qualificare subito l´incidente «di fatto senza gravità. Dopo la disconnessione degli indicatori e conformemente alle procedure di sicurezza, i 97 addetti dell´Edf e delle imprese esterne presenti sul cantiere in corso nell´edificio sono stati invitati a lasciare il luogo» L´Autorité de sûreté nucléaire si è immediatamente precipitata a classsificare "provvisoriamente" l´incidente a livello zero. Uno zero che si traduce, secondo l´Edf, in 39 persone che presentano tracce radioattive inferiori alla soglia di analisi et 61 che presentano «delle deboli tracce di irraggiamento, inferiori quattro volte al limite regolamentare». L´Edf non può però non dire che in totale 100 persone sono state leggermente contaminate e che «le analisi continuano per determinare le cause di questo avvenimento che non ha conseguenze sulla salute delle personer, né sull´ambiente». Ora in Francia ci si chiede se davvero tre incidenti in una settimana siano una cosa così rara e se siano davvero incidenti di tipo 1 o 0. E se l´Autorité de sûreté nucléaire (Asn) dice che incidenti di questo tipo se ne contano in Francia almeno 100 all´anno, perché vengono fuori solo ora e con tanto clamore? E perché fino ad oggi tutto è passato sotto silenzio? Quel che si comincia a capire e che l´immagine "sicura" del nucleare francese è in realtà frutto di una politica che manca di trasparenza e di un´opacità dell´informazione di lunga data. Ai francesi ora non resta altro da fare che cercare di evitare la psicosi da parte di chi era stato convinto che tutto era a posto, mentre l´industria del nucleare sta cercando di evitare l´impatto mediatico attraverso la minimizzazione. Il capo di Areva, Anne Lauvergeon, è arrivata a deplorare la troppa attenzione intorno agli incidenti nucleari: «Se ogni volta che siamo trasparenti provochiamo paura, c´è un problema». Forse il problema è che il nucleare non è stato finora trasparente e che trasparenza non è sinonimo di innocenza, soprattutto se le informazioni sugli incidenti si è cercato prima di nasconderle e poi si sono date con un contagocce pieno di tranquillanti. Come ha detto l´Haut comité pour la transparence et l´information sur la sécurité nucléaire (Hctisn) in occasione del primo incidente a Tricastin, «non solo la procedura di dichiarazione alle autorità è stata fatta in tempi anormalmente lunghi, ma soprattutto la qualità dell´informazione data non è stata assolutamente in linea con l´avvenimento». Oggi si scopre che quelli che l´Asn definisce "incidenti di livello 1" sono stati ben 86 nel 2007 e stavolta sono venuti a galla solo perché qualche giornale se ne è inopinatamente interessato, tanto che un infastidito e profetico ministro per l´ecologia Jean-Louis Borloo, ha detto il 18 luglio ai giornalisti che «se montate di vedetta ogni volta che si produce un incidente di livello 1, dovrete farlo ogni 3 o 4 giorni!», insomma attenti alla troppa informazione ed alla psicosi.
Una cosa che, secondo Stéphane Noël, segretaria generale dell´Hctsisn, finora era stata assolutamente evitato, un incidente come quello di Romans-sur-Isère, il secondo della catena di fughe radioattive, «non sarebbe mai stato oggetto di un comunicato stampa in tempi normali. Ma questo avrebbe potuto essere interpretato come una mancanza di trasparenza, dopo essere passati per quello di Socatri». Una trasparenza a convenienza, quindi, quando invece dovrebbe essere la norma. Invece fino ad ora, come si sta tentando di fare anche in Italia, si è preferito cercato di attaccare un etichetta caricaturale agli avversari del nucleare "buono, giusto e sicuro", ne sa qualcosa Frédéric Marillier. Responsabile della campagna energia di Greenpeace France, che spiega che « Nel campo della comunicazione nucleare, la Francia è un peso morto». Della necessità di maggiore trasparenza politica se ne sente il bisogno solo dopo il disastro nucleare e la menzogna di Stato di Cernobyl, ma secondo il rappresentante di Greenpeace « La filiera nucleare resta fortemente opaca.
Questo si spiega storicamente: è un´industria strutturata all´interno dello Stato , nella quale la frontiere tra militare e civile è mal definita », è questo che rende spesso impossibile alle Ong accedere alle informazioni sugli incidenti nucleari. L´imprevisto che ha fatto saltare il dispositivo di segretezza e minimizzazione ed acceso i fari dei media sulle "sicure" centrale di oltralpe sono state le misure di salvaguardia prese dal prefetto della Drôme, Jean-Claude Bastion, che hanno per una volta fatto capire alla popolazione i possibili rischi. Marillier sottolinea che «E´ la prima volta che le autorità si prendono le loro responsabilità. Mi complimento col prefetto per aver agito di conseguenza di fronte all´ampiezza del problema».
La fuga di Tricastin ha almeno permesso di svelare lo stato preoccupante della falda freatica situata sotto il sito, in alcune parti, la soglia di potabilità dell´acqua, fissata dall´Organizzazione mondiale della sanità a 15 microgrammi di uranio per litro, è stata oltrepassata. Ma secondo Greenpeace l´inquinamento viene ancora da più lontano: «Questi incidenti sono rivelatori di una situazione che non è quella che vogliono farci credere». E dopo gli incidenti anche il ministro Borloo sembra più ragionevole: ha chiesto all´Hctisn di verificare la situazione radio-ecologica di tutti i siti nucleari e di analizzare tutte le falde freatiche vicine alle centrali atomiche, perché o le centrali perché «anche se non si tratta di un incidente nucleare, ma di un non funzionamento a livello di manutenzione della centrale, durante lavori nel settore nuclearE, non può esistere alcuna negligenza. E la trasparenza deve essere esemplare».
tratto da Green Report
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