Quale è la caratteristica che salta subito all'occhio? Intanto, è vero che non si potranno ampliare del 20%, in fase di ristrutturazione, i condomini, ma è anche vero che se uno demolisce un condominio, può usufruire - si si, rispettando tutti i parametri previstis dalla legge... ma si sa, viviamo in Italia... - di un bonus del 35%.
Insomma, staremo un po' a vedere cosa succederà, ma il timore, forte, è di assistere all'ennesima colata di cemento autorizzata, e poco importa se sarà improntata al "risparmio" e all'efficenza energetica...
La Toscana ne aveva veramente bisogno?
MV
da il Tirreno del 01/05/09
Villette più grandi, la Toscana dà l’ok
Ampliamenti fino al 20%. E chi ricostruisce può aumentare di un terzo
La prima legge regionale contro il piano Berlusconi
ELISA DI LUPO
Cosa prevede. Ampliamenti fino al 20% di case esistenti ad eccezione di quasi tutti i condomini, una percentuale che diventa 35% in caso di “rottamazioni” dei vecchi edifici per costruirne nuovi, il tutto nei limiti di legge e nel rispetto dei migliori accorgimenti ecosostenibili. Queste le principali novità della proposta di legge toscana in materia di edilizia che nasce dall’intesa raggiunta con il governo a fine marzo scorso e che mette la Regione in prima fila in quanto a velocità di stesura del testo. Il giro d’affari che le nuove norme smuoveranno, secondo le stime, potrebbe arrivare a qualche miliardo di euro.
Mitiga il piano Berlusconi. La proposta di legge, presentata ieri dall’assessore regionale alla casa Riccardo Conti e da D’Angelis, è stata preparata in meno di un mese: la Regione ha cominciato a lavorarci il 31 marzo scorso, all’indomani dell’accordo Stato-Regioni-enti locali teso a mitigare la proposta iniziale del governo che, secondo la Regione, mirava a scardinare regole e limiti per far costruire ovunque in maniera selvaggia.
In vigore fino al 2010. Essendo una misura straordinaria, rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2010. «Il nostra non è un piano casa - ha sottolineato Conti - ma piuttosto una legge che aiuta chi una casa ce l’ha e vuole renderla migliore, nel rispetto della legge e dell’ambiente. Non vogliamo stravolgere città e territorio, ma anzi preservarli e migliorarli, e nel frattempo contribuire a rilanciare l’edilizia. E lo facciamo primi in Italia».
Quasi 700mila case. Le case che possono essere ampliate sono mono o bifamiliari, che in Toscana sono rispettivamente circa 378mila e 306mila, ma non i condomini (oltre un milione). Le case possono essere ampliate fino al 20% per un massimo di 70 metri quadrati a patto che, ha spiegato D’Angelis, «l’unità abitativa rimanga unica e vengano inseriti nella nuova struttura elementi di efficienza energetica, come per esempio pannelli solari o termici, cisterne per il recupero idrico, e vengano usati materiali biocompatibili. Inoltre le costruzioni devono rispettare rigorosamente le norme antisismiche».
Rottamazioni. Per le “rottamazioni” si può ingrandire il nuovo edificio che nasce dalla demolizione del precedente fino al 35%, ma valgono tutti gli stessi accorgimenti energetici e di sicurezza. In questo caso si può buttar giù anche un condominio, ma tutti gli inquilini devono essere d’accordo. Per iniziare gli interventi, ha ricordato D’Angelis, basta una Dia, ovvero la Dichiarazione di inizio attività.
I paletti della Regione. In più la proposta di legge fissa paletti precisi: sono esclusi da ogni possibilità di ampliamento immobili nei centri storici o di valore storico, culturale e architettonico. No anche ai “ritocchi” di case abusive o condonate, e a costruire in aree di inedificabilità assoluta, nei parchi e nella riserve, o nelle zone dove la pianificazione comunale lo vieta. Gli ampliamenti, inoltre, devono rispettare distanze e altezze fissate dai Comuni nei quali si trova la casa e, nel caso di demolizioni, non ci possono essere modifiche alle destinazioni d’uso e l’edificio deve essere collocato in un centro abitato: si vuole scongiurare, insomma, che annessi agricoli diventino improvvisamente villette.
Il sì del Pdl. La proposta, intanto, piace anche all’opposizione, ma con qualche appunto. «Le misure potevano essere più coraggiose e con meno restrizioni. Colpa di una parte della maggioranza politica che si è evidentemente opposta a un ulteriore spinta sul tema casa», hanno commentato i consiglieri del gruppo Pdl, Maurizio Dinelli, Andrea Agresti e Paolo Marcheschi.
Che hanno aggiunto: «Considerata la delicata congiuntura economica e la proposta del governo nazionale per un senso di responsabilità in commissione abbiamo votato a favore del provvedimento. Ci riserviamo di presentare emendamenti in aula al testo per dare maggiore impulso alla liberalizzazione del settore edilizio che vada incontro alle esigenze delle famiglie toscane e delle imprese».
Tanti vincoli: impossibile intervenire sulle superfici condonate
La demolizione diventa un business
MARIO LANCISI
FIRENZE. Gongola Riccardo Conti, l’assessore regionale all’urbanistica. «Siamo i primi in Italia ad avere presentato la legge sul piano casa», dice.
La proposta porta il numero 339. Titolo: «Misure urgenti e straordinarie volte la rilancio dell’economia e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente». Verrà approvata dal consiglio regionale martedì prossimo e a fine maggio i cittadini potranno già effettuare gli ampliamenti dei propri edifici. Ecco cosa la proposta legge (consultabile sul sito www.iltirreno.it) consente di fare e quello che invece vieta.
Tipologie di edifici. Le misure di ampliamento riguardano gli edifici che, al 31 marzo scorso, avevano le seguenti caratteristiche: tipologia mono o bifamiliare oppure «tipologia con superficie utile lorda non superiore a 350 metri». Le prime due tipologie sono chiare. La terza riguarda edifici anche a due piani che però non superino i 350 metri quadrati. Esempio: piccolo condominio di 4 abitazioni di 90 metri quadri circa.
Quanto si può ampliare. L’ampliamento è consentito fino al 20 per cento della superficie utile lorda (intendendo cioè anche scale, loggiati eccetera) di ciascuna unità immobiliare per un massimo complessivo dell’edificio di 70 metri quadrati di superficie utile lorda. Esempio: Mario Rossi possiede una villetta monofamiliare di 120 metri quadrati con un volume di 420 metri cubi. Rossi potrà ampliare fino a 84 metri cubi, pari al 20%.
Chi ha già ampliato. Se usufruendo delle leggi regionali un cittadino aveva già ampliato i propri edifici del 20% può raddoppiare? «Dipende dalla situazione al 31 marzo scorso. Se l’intervento di ampliamento è già stato realizzato, può ancora ampliare. Se l’intervento è invece in corso, no», risponde Riccardo Baracco della Regione Toscana.
La demolizione. Sono ammessi inoltre interventi straordinari di demolizione e ricostruzione di edifici abitativi con aumento fino al 35 per cento della superficie utile lorda esistente. Prendiamo il caso di Marco Bianchi proprietario di di un edificio con quindici appartamenti. Che però è fatiscente. Marco ha fatto due conti e ha scoperto che ricostruendo ex novo con l’ampliamento del 35% spende un bel gruzzolo di soldi ma ottiene di costruire almeno 20 appartamenti. Insomma un buon business.
Limiti urbanistici. Fin qui gli interventi che si possono realizzare: una paginetta in tutto. Poi la proposta di legge esamina gli elementi qualificanti relativi agli interventi. I progetti di ampliamento «devono essere coerenti gli strumenti urbanistici comunali e dovranno assicurare il miglioramento della qualità architettonica degli edifici in relazione al contesto urbanistico e paesaggistico», si legge nella proposta di legge.
Centri storici. Per quanto riguarda gli interventi esclusi dall’ampliamento la proposta di legge della Regione ne elenca sette. Non si possono ad esempio realizzare ampliamenti in edifici collocati all’interno di centri storici. Ma come si fa a capire se un’abitazione è dentro o no il centro storico? Facile. Basta andare in Comune e chiedere di consultare il piano urbanistico che delimita il centro storico. A Firenze ad esempio è centro storico tutte le abitazioni che sono ubicate entro i viali e a Lucca nel perimetro delimitato dalle mura (nella foto). In Toscana le aree urbanizzate rappresentano il 4-5 per cento dell’intero territorio mentre le aree vincolate dalla tutela paesaggistica raggiungono il 60-61%.
Casa all’isola d’Elba. Altro paletto riguarda proprio gli edifici collocati nei territorio dei parchi e delle riserve nazionali e regionali. O in aree soggette «a piano attuativo dalla pianificazione urbanistica comunale». Due esempi. Una casa all’Elba: può essere ampliata o no? «Dipende. Se si trova nel parco, no. Se fuori sì. Non tutta l’isola è dentro il parco», spiega l’assessore Conti. Così come non si può costruire a meno di 300 metri dalla battigia marina, nelle aree protette e così via.
Una casa a Castagneto. Altro esempio: Luigi Neri possiede una casa colonica in Chianti e Marco Verdi nel comune di Castagneto Carducci. Due zone di pregio ambientale. Potranno fare ampliamenti? Dipende dai piani urbanistici e paesaggisti dei rispettivi comuni. Se le aree non sono protette o sottoposte a vincolo paesaggistico gli ampliamenti sono possibili. In questo caso sia Neri che Verdi dovranno recarsi negli uffici urbanistici dei comuni in cui si trovano le loro seconde case di campagna. E sperare che i loro immobili non si trovino in aree vincolate.
La casa condonata. Altri paletti agli interventi di ampliamento? Ad esempio quelle che riguardano «le superficie precedentemente condonate». Spiega Conti: «Non si può intervenire solo su ciò che è stato condonato». Poi gli edifici da ampliare o da demolire devono essere accatastati. Esempio. Luigi Bini possiede un edificio agricolo che vorrebbe ampliare. Per fare l’intervento deve dimostrare che è stato denunciato al catasto.
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