TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 9 luglio 2008

Etruschi. Un' inaspettata speranza

E finito con il tramonto e una fresca brezza da ponente, l'emozionante messa in scena "open air" in prima nazionale di Laris Pulenas, dramma in due atti di Maila Ermini, interpretato dalla stessa autrice e da Gianfelice D'Accolti.
Molto più che un evento teatrale, molto meno di un soffio sul crinale del monte: quando il pubblico se ne è andato, riportando a casa le sedie pieghevoli che ognuno aveva portato fin lì, rimane un prato rasato, immacolato, ogni pietra al suo posto, nelle macìe che furono antichi sepolcri.
Niente cicche, le auto lontane ad attendere di tornare nel loro ambiente naturale dove il catrame uniforma e copre tutto, compresi gli Etruschi.
Impresa ciclopica, (tanto quanto a impatto zero sulla natura), per i due eclettici ma solidi attori che si sono alternati nel ruolo di vari personaggi, cambiandosi a scena aperta con la magìa innocente di una rappresentazione fanciullesca ma con una grande precisione di gesti e di tempi.
Non avevamo mai provato l'emozione di una così grande influenza evocativa della natura, attorno ad uno spettacolo.
La Natura non era solo attorno, lo spettacolo scaturiva da lì, da quelle pietre.
Era lì, forse da sempre.
Bello anche il testo e non scontato, fondato su un buon equilibrio fra ricostruzione storica e coinvolgimento sentimentale.
I personaggi, quasi protetti maternamente dall'autrice che concede ad ognuno di essere, di volta in volta e degnamente al centro della narrazione, hanno tutti diritto al loro dramma ed a un benevolo rispetto.
Si direbbe questa la differenza con una tragedia classica: l'impronta femminile dell'autrice, il desiderio di frapporsi fra gli uomini e gli Dei, per difenderli dalle crudeltà del Fato o dalle conseguenze dei loro errori.
Consigliamo a tutti di vederlo questo spettacolo, anche nella versione al chiuso, ma se avete tempo, una di queste sere, andate lassù, a Poggio Castiglioni e sedetevi sul Prato. Gli attori non ci sono più, nè è rimasto il sacerdote Laris e i suoi vaticini.
Ma forse in quel luogo rimarrà a lungo l'energia evocativa di questo unico, particolare fatto d'arte e di politica che è stato regalato a tutti noi e che, nostro malgrado, ci ha insinuato un inaspettato, forse lieve, sentimento di speranza.
Per Municipio Verde
la zia Alma

3 commenti:

pampa ha detto...

Ho letto ora l'articolo della zia Alma e ancor di più mi è dispiaciuto non esserci...Dal golfo di Follonica, da ruderi di porticcioli e forni per la fusione dei metalli, altrettanto minacciati dalla furia di ricchezza e di assecondare i ricchi come i resti dell'antica città sul Bisenzio, vi confesso che ho pensato a voi, ieri sera.
Ringrazio prima di tutto il teatro La Baracca e poi tutti coloro che hanno reso possibile l'evento di vera cultura di questa estate pratese.
Ciao a presto,
Pampa

Anonimo ha detto...

Io c'ero. Grazie al Teatro La Baracca e alla forza e al coraggio dell'autrice-attrice Maila e del suo collega Gianfelice. Bravi.
E' bello anche il commento della zia Alma, rende bene quello che abbiamo visto e provato. Supplisce alla mancanza di giornalisti del Tirreno o della Nazione delle redazioni di Prato che hanno perso un'occasione per scrivere su qualcosa di vero.

Lupo

Anonimo ha detto...

Vogliamo ancora Laris Pulenas! E' stato uno spettacolo bellissimo. Senza niente, né luci né microfoni né scenografia, solo una corda per terra! Questo è il teatro che vogliamo, che denuncia sul serio, non quello finto che ci offre l'ufficialità.

Marina Lai