Comunicato Stampa
Gruppo dei Verdi/ALE al Parlamento europeo
Strasburgo, lunedì 7 luglio 2008
Intervento di Monica Frassoni, Co-Presidente dei Verdi/ALE al Parlamento europeo
Interrogazione orale - Creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia.
"Presidente, il Ministro Maroni ha definito questo dibattito "grottesco". Sarà, ma la realtà è che oggi il Ministro Maroni sta smettendo le sue arie da cow-boy e cerca disperatamente di convincere i colleghi europei che è tutta colpa della stampa, che il suo unico obiettivo è fare il bene dei poveri rom rinchiusi in campi invivibili, che con la schedatura etnica si possa obbligare tutti i bimbi rom ad andare a scuola e che non vuole criminalizzare "tutti" i nomadi.
E già pare tornare indietro su molte cose, almeno a giudicare dalle note mandate in giro dalla diplomazia italiana e le dichiarazioni dei colleghi del centro destra: niente schedatura, uso selettivo dei dati, interventi combinati per scolarizzazione e integrazione. Vedremo se sarà vero. Ma resta che questo dibattito non è grottesco né inutile. L'attenzione suscitata insieme a tanti colleghi di diverse nazionalità, a tante ONG e a tante persone semplicemente preoccupate per la situazione dei diritti delle persone e delle minoranze in Italia e in Europa è una risposta importante a quella che è oggi percepita come una mancanza di "senso" della nostra avventura europea. L'Europa serve. Serve a arginare atteggiamenti da cow-boy e politiche crudeli e inefficaci. Serve a battersi contro razzismo e discriminazioni, usando le leggi e gli accordi esistenti, figli di una storia sanguinosa. Questo dibattito serve a ribadire che in Europa non c'è spazio per le schedature etniche; e serve a mettere pubblicamente e legittimamente in dubbio che sia necessario - in un in un Paese "avanzato" di 59 milioni di abitanti dove la mafia controlla 120 miliardi di euro di giro d'affari e intere fette del territorio, dove la spazzatura uccide una delle province più ricche di storia d'Europa - che si dichiari uno stato di emergenza tipo "terremoto" di 12 mesi per la presenza di 160000 "nomadi", di cui la metà sono cittadini italiani. Perché con la schedatura etnica minacciata e con la costante criminalizzazione dei rom, dei sinti non saremo più sicuri, anzi. Il lavoro di coloro che lavorano con le comunità rom e sinti per farli uscire da una situazione dove marginalità, povertà, violenza sulle donne e sui bambini sono un nodo inestricabile sarà ancora più difficile, in Italia, ma anche in Europa.
Ma è un fatto che molte delle famiglie che sono approdate nella penisola in provenienza dei Balcani, ma anche della Romania sono povere e discriminate anche a casa loro, come giustamente fa notare il rapporto che la Commissione europea ha presentato qualche giorno fa e che criminalizzarle e fare di tutti dei delinquenti in potenza non ci renderà più sicuri. Anzi. Noi vorremmo convincere quei cittadini italiani che - totalmente immemori del fatto che ben 4 milioni sui 26 milioni di migranti che hanno lasciato l'Italia erano illegali - se ne infischiano del fatto che la metà dei Rom e sinti sono italiani, che molti bimbi sono nati in Italia e fanno un'allegra amalgama tra "clandestino-rom-ladro" e pensano che l'unica cosa da fare è buttare fuori tutti.
Le risposte del Commissario Spidla oggi mi sono sembrate particolarmente prudenti ed evasive, forse a causa di fatti "nuovi" di cui però non siamo al corrente. I fatti però rimangono. La schedatura etnica è contro la legge europea. E speriamo che la Commissione ne prenda atto al più presto."
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
martedì 8 luglio 2008
Zingari. I Verdi interrogano l'Europa
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