TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 9 gennaio 2008

Due giorni in Questura

Per motivi di lavoro, in questi giorni ho potuto toccare con mano il trattamento a dir poco vergognoso riservato agli immigrati che si rivolgono all'Ufficio immigrazione presso la Questura di Prato.



Possiamo iniziare, infatti, dalla lunghissima fila che, sin dalle prime ore della mattina, si forma davanti al cancello della Questura, in attesa che l'ufficio apra (alle 8,30), ovviamente questo a prescindere dalle condizioni atmosferiche: dato che, infatti, non è possibile far entrare tutti in una sola volta, è stato deciso di "scaglionare" gli ingressi, e gli "scaglioni" devono ovviamente sostare sul marciapiede antistante la struttura, che altrettanto ovviamente non è nemmeno dotato di una pensilina per potersi riparare in caso di pioggia come di sole cocente. Il primo giorno, questo ha voluto dire un'attesa, per la persona che accompagnavo, di più di due ore al freddo e all'umido... Il giorno dopo siamo stati più fortunati...




Non essendoci "numerini" o simili avanzati strumenti per il controllo degli accessi, e dato che gli "appuntamenti" rilasciati sembrano seguire una logica che a me personalmente sfugge, la coda si forma caoticamente, e non è difficile che in tale situazione si creino attriti (anche perché la prima cosa che imparano, in Italia, è che a fare i furbi e a saltare le file gira e rigira ci si guadagna sempre). E così, il primo giorno, dato il mio "travestimento" da immigrato slavo - cappellino e tratti somatici un po' più nordici della media - mi sono preso una non forte ma decisa gomitata sul torace da un poliziotto che "gentilmente" indicava a chi era arrivato dopo l'inizio della fila... ovviamente prima che potessi fargli notare, in un deciso toscano, che stavo accompagnando un'altra persona... Il giorno seguente, invece, meno in "incognito", ho assistito all'efficace chiamata di un altro agente che voleva sapere se "donn' incint' ce ne stanno?" (perché, giustamente, vengono fatte passare comunque prima).
E' bene far notare che l'attesa, tra uno scaglione e l'altro, è nell'ordine delle ore (da una a due), e questo a prescindere da quello che devi fare: dal chiedere una informazione a fare il fotoriconoscimento.
Al termine dell'attesa fuori, gli "scaglioni" vengono fatti "accomodare" in una stanzetta di una ventina di mq, dove ovviamente si riforma un caotico "bolo" di spintoni e lingue diverse, che letteralmente assale la postazione di visione delle pratiche, composta da un paio di persone dietro un banchetto di un metro di larghezza. Come stupirsi, quindi, se una ottantina di persone pigiate come sardine in una stanza di queste dimensioni non riescono a stare in fila? E come stupirsi, dall'altra parte, se gli impiegati che si trovano a dover gestire questo caos ogni tanto
sbottano?



E' però nè più nè meno questo lo "spettacolo" al quale ho assistito: un vero carnaio di gente stipata, logorata dalla lunga attesa, in una condizione anche igienicamente discutibile (siamo in piena emergenza influenzale, no?), con i nervi a fior di pelle, e giustamente indignata per essere trattata alla stregua del bestiame.



A prescindere, infatti, da alcuni comportamenti perlomeno discutibili di alcuni impiegati (tra i quali, i più leggeri sono sicuramente il fumare allo sportello e il ruminare una gomma a mo' di cammello...), il problema ha evidentemente carattere strutturale: non è possibile altrimenti spiegare, ad esempio, il perché una pratica, se manca una persona, debba essere riesaminata il giorno successivo - con conseguenti annessi e connessi - o il fatto che in un ufficio che vede giornalmente passare centinaia di immigrati non siano presenti mediatori linguistici - o meglio ancora, addetti in grado perlomeno di parlare tre lingue, invece che urlare in italiano.
A questo vero e proprio scandalo, civile ed umano, deve essere posto rimedio, e sono sicuro che sia la Questura che le autorità di governo cittadine possano mettere in atto adeguate misure!

Lanfranco Nosi
Municipio Verde

1 commento:

Anonimo ha detto...

--Il report di Nosi è molto eloquente: la situazione
descrtitta è un mix fra l'Antinferno Dantesco ed il
Manzoniano, assalto al "Forno delle Grucce"...
Il fatto è che per il potere, le istituzioni o per
dirla alla Pasolini "Il Palazzo", il popolo, non è nè
più nè meno che carne semovente, da parcheggiare a
lato di una strada o convogliata in multisala
cinematografiche o centri commerciali.
Nel frattempo, per i grandi affari della politica e le
grandi macchinazioni, ci si ingengna con solerzia.

Francesco Fedi